Il giornalismo d’oggi


Salvino Cavallaro – Innamorarsi del proprio mestiere non è cosa semplice. Forse è un lusso che pochi possono permettersi. In questi anni in cui l’informazione è così veloce, mutevole e scarna di approfondimento, anche gli Indro Montanelli del futuro avrebbero serie difficoltà. I social che impazzano sul web hanno praticamente soppiantato la figura del cronista, dell’inviato speciale, sia esso in terra straniera o in Italia. La professione del giornalista, così come tante altre professioni del Bel Paese, risente in maniera particolare di una crisi economica che si riflette per ovvie ragioni sulla professionalità che significa ricerca della verità, della notizia sicura, attendibile. Notizia appurata da chi scrive, prima di essere pubblicata. Significa rispetto dell’etica e della deontologia professionale che non può essere sminuita, messa da parte come qualcosa di irrilevante a favore di un fare frettoloso che non ci appartiene, non sentiamo nostro. Ma la fretta di arrivare primi, la voglia di dare un’informazione copiata da altre fonti non è giornalismo, non può esserlo. Un lavoro sottopagato dalle redazioni, che per ovvie ragioni preferiscono talora pezzi magari raffazzonati, che costano poco e incrementano la non professione che non sta certamente dalla parte del lettore. E così si sfocia nella disinformazione, piuttosto che nella qualità di un prodotto che deve essere curato. E poi la ricerca della verità che è diventata atto rivoluzionario in un mondo in cui l’inganno è universale. Lo diceva George Orwell, giornalista, saggista, scrittore e attivista britannico, vissuto nel secolo scorso.  Un concetto che, nonostante gli anni trascorsi, ripropone la verità come significato difficile da scrivere, da dire, da informare, mentre l’inganno viene accettato come logica naturale. E’ la corsa a chi la spara più grossa in modo credibile e con fini ben precisi. Abbiamo sempre pensato che il giornalismo sia un fatto concreto di coerenza, verità che non può sottomettersi a cose che si possono dire e ad altre che devono essere taciute. Giornalismo è coscienza, è essere sempre sul pezzo, è trovarsi sul luogo da raccontare, vedere e scrivere ciò che vedono i nostri occhi. Internet ha praticamente annullato ogni fatica e la notizia viene data in maniera diversa dalle più disparate fonti d’informazione. Palloncini carichi d’acqua, pronti a scoppiare al minimo alito di vento. Amare il proprio mestiere è avere in corpo il sacro fuoco di ciò che si crede. Adattarsi non è mai bello, anche se può servire per sbarcare il lunario. E’ l’eterna tentazione di questi lunghi, interminabili anni di crisi economica che invoglia a fare in fretta, a prendere la prima opportunità per acquisire poco e perdere tanto. Forse tutto. Tutto ciò che è il senso delle cose che si fanno perché ci crediamo.

Salvino Cavallaro     

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