Evento imperdibile al Museo regionale di Messina


Gloria Nibali – Un’occasione imperdibile nella città di Messina, dal 1 giugno al 10 luglio si può ammirare il Ritratto d’uomo (Trivulzio) di Antonello da Messina, in mostra al Museo Regionale. L’opera è custodita presso il Museo Civico d’arte antica e Palazzo Madama nella città di Torino insieme ad altri capolavori di proprietà della famiglia lombarda Trivulzio. E’ la prima volta che l’opera viene esposta a Messina, è considerato uno dei migliori ritratti di Antonello.

Nella ritrattistica Antonello raggiunse la sua massima espressione, fu l’arte che lo rese celebre tra le ricche famiglie e fu quella che gli diede più soddisfazioni sia in termini personali che economici.

Questo ritratto è considerato uno dei migliori, è datato al 1476, il periodo più roseo dal punto di vista della produzione artistica di Antonello e si pensa sia stato dipinto a Messina subito dopo il rientro da Venezia. Antonello in questo ritratto coniuga perfettamente la rappresentazione analitica e dettagliata di derivazione fiamminga all’equilibrio geometrico della cultura rinascimentale italiana. L’espressione acuta e beffarda del protagonista conferisce fascino e mistero alla tavola, così come accade nella Vergine Annunciata di Palermo e nel Ritratto d’uomo di Cefalù. L’espressività antonelliana è allo stesso livello di quella fiamminga se non superiore considerando che egli non face mai un viaggio nelle Fiandre e studiò i fiamminghi, in particolare Van Eyck, solo attraverso i loro quadri.

La fierezza dell’uomo ritratto, se vogliamo la sua indifferenza, sono accentuate dal dettaglio del sopracciglio rialzato, non attraverso una particolare mimica facciale, bensì con qualche tocco di pennello che alza l’arcata sopraccigliare lasciando l’espressione dell’uomo impassibile e gelida. Il sorriso appena accennato dona al volto dell’uomo un’aria di superiorità, di arroganza e di ironia, sembra soddisfatto di sé e sembra che voglia prendersi gioco di chi lo osserva, come se fosse in una posizione di sfida.

Vittorio Sgarbi, in una sua lettura critica dell’opera nel 2005 lo definisce come un “traumatizzante ritratto di mafioso” perché sostiene che si tratta di un uomo cattivo ed infimo che ha in mente solo di fare del male.

La leggera rotazione del mezzo busto conferiscono all’opera una tridimensionalità che la fa sembrare una scultura, lo sfondo scuro e l’abito porpora risaltano il volto, mentre resta al buio il copricapo, lo notiamo solo perché una parte di esso scende su una spalla. Dall’abbigliamento si tratta di un uomo sicuramente veneziano ma la sua identità è sconosciuta e le ipotesi in tal senso sono molteplici.

La tavola fu protagonista, insieme ad altri capolavori, di una vicenda intrigata di passaggi di proprietà, infatti appartenne prima alla famiglia fiorentina dei Rinuccini, nella metà dell’800 passò alla collezione Trivulzio a Milano. Nel 1935 la città di Torino avanzò una proposta di acquisto della collezione. Affinché la città di Milano non perdesse questa proprietà intervenne anche Benito Mussolini, fu così che la collezione rimase nel capoluogo lombardo ma il Ritratto d’uomo andò a Torino come indennizzo per la mancata conclusione dell’acquisizione.

Merita di essere vista dal vivo anche perché è una tavola di piccole dimensioni ed è anche molto sottile, realizzata su un’unica asse di legno di pioppo, e la bravura dell’artista sta proprio nell’aver concentrato così tanti dettagli in uno spazio così ridotto, cosa che era già accaduta qualche anno prima nel San Girolamo nello Studiolo.

Nel Museo di Antonello si possono ammirare anche il Polittico di San Gregorio e la tavola dipinta sia sul verso che sul recto rispettivamente con Cristo pietà e la Madonna col bambino benedicente ed un francescano in adorazione.

G.N.

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