Da troppo tempo l’Italia della rotaia è spaccata in due


Salvino Cavallaro – Se dal Nord vuoi andare al Sud in treno, ecco che l’Italia non è più una cosa sola. Da Milano arrivi con la Freccia Rossa fino a Salerno o a Bari, e poi son dolori. La tragedia ferroviaria avvenuta in Puglia in questi giorni, ripropone l’antico problema di una rete ferroviaria italiana ormai vetusta. Lungo il Sud dello stivale ci sono tratti di linea che risalgono ancora al tempo del fascismo. Quella tra Bari – Andria –Corato – Trani è stata voluta e inaugurata, pensate un po’, da Aldo Moro. Un’unica linea ferrata che ancora oggi è organizzata con vecchi sistemi di gestione che non danno alcuna sicurezza. Il capostazione, la paletta verde, il fischietto in bocca e un fonogramma per avvisare che il treno è partito e che arriverà alla prossima stazione alle ore….! Pazzesco, incredibile che ancora oggi, nell’era della tecnologia avanzata, la popolazione sia costretta a viaggiare con tutte le insicurezze di quando si pensava che tutto ciò che abbiamo acquisito nel nostro tempo, sarebbe stata una pura fantascienza. Eppure, l’accartocciamento di lamiere provocato dallo scontro frontale di due treni che andavano alla velocità media di 100 km. orari, hanno causato 27 vittime. Morti che chiedono giustizia ad uno Stato Italiano troppo spesso flemmatico nelle sue decisioni, se pensiamo che la doppia linea di quel tratto in cui si è consumata la tragedia, avrebbe dovuto essere definita già nel 2015 con l’aiuto dei fondi derivanti dalla Comunità Europea. I fondi sono arrivati, ma i lavori non sono stati fatti. E così siamo qui a piangere i morti. 23 salme recuperate e quattro dispersi nell’inferno di lamiere roventi. Per quei morti la Procura di Trani ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. Per tutta la notte i vigili del fuoco, l’arma dei carabinieri, la Polizia e tanti volontari si sono adoperati alacremente, per tagliare e spostare le lamiere dei due convogli alla ricerca di eventuali superstiti. Una lotta contro il tempo, mentre frulla in testa l’idea che tutto ciò avrebbe potuto essere evitato. L’errore umano ci sta, ma se quel lungo tratto ferrato avesse avuto la doppia linea, non sarebbe successo nulla. Ciò che è provocato dall’uomo non può essere fatalità. Intanto la locomotiva è stata rimossa e sono stati trovati altri resti umani. Morti innocenti e vittime di un’Italia spaccata in due. Un’Italia chiacchierona e piena di problemi, capace di litigare continuamente tra beghe di politici e presunti garanti di cose fatte per bene che si disperdono nella fatua demagogia. E adesso piangiamo i morti di una linea ferrata da cartolina ingiallita dal tempo, in cui il bianco e nero sono i testimoni di metodologie di trasporti su rotaia che non si sono accorti del tempo trascorso. Lì, tra le campagne assolate di Corato, Andria e Trani, in una terra di Puglia che mostra tutto l’orgoglio della sua antica tradizione ricavata dagli alberi di ulivo, nello sterrato polveroso che si estende lungo l’unica linea dei treni che passano e trasportano storie di vita, si è consumata una tragedia che sa di rabbia per quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

Salvino Cavallaro 

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