QUATTRO DICEMBRE 2016


Antonio Dovico – E’ la data fissata per il referendum sulla modifica della Costituzione della Repubblica italiana. Sì ; di quella Carta che aveva sancito la pace e la concordia nel popolo italiano, rimasto straziato da un ventennio sfortunato, nel quale s’era visto di tutto, compresa la guerra tradizionale, estesa poi al fratricidio della Resistenza. I Padri costituenti che l’hanno edificata rappresentavano tutte le classi sociali con le loro necessità, con scrupolosa attenzione. Nemici politici capitali, come Togliatti del PCI e De Gasperi della DC, deposero il rancore politico per dar vita ad un assieme di regole scritte, “meditate ed unificanti”, accettate di buon grado anche dal resto di altri comprimari .

Parteciparono all’opera giuristi di grande dottrina, economisti non fantasiosi, ma realisti e – cosa solo apparentemente secondaria -, anche linguisti di valore, per rendere chiaro a tutti il significato degli articoli che la costituivano. Insomma, tutti erano sorretti dalla volontà di ridare lustro all’Italia sulle orme di Roma, quella Roma che aveva concepito e partorito il Diritto, ancora valido ai nostri tempi. Lo sguardo della razza italica proiettato in avanti, insomma. Qualche straniero era ammirato della bellezza della nostra Costituzione, tanto quanto poteva esserlo della Cappella Sistina, in quanto opera mirabile. E gli italiani cosa pensavano? Forse non erano interessati a pensare, fin quando il giullare Roberto Benigni, non smise i costumi tipici del mestiere, per indossare gli abiti dei dotti. Fu una prodigiosa metamorfosi. Cantò la Costituzione come Vittorio Gassman o il compianto Vittorio Sermonti cantarono la Divina Commedia. Puntate serali davanti al teleschermo appassionanti e commoventi, tali da mettere in libera uscita qualche lacrimuccia.

Per presentare sullo schermo “La Costituzione più bella del mondo”, Benigni prese dalla RAI un cachet di 1,8 milioni, con uno share del 43,94 per cento, con oltre 12,6 milioni di telespettatori. Una rappresentazione che mi rese grato a Benigni per avere fatto conoscere ed apprezzare al popolo italiano un testo “quasi sacro”, dal quale ricevere lume, quando si sente bisogno di capire e valutare la correttezza di azioni e comportamenti di chi ci governa.

Eppure sotto l’illuminato governo Renzi, fu il medesimo Roberto Benigni a sentenziare pubblicamente sulla decapitazione della Creatura che ci aveva fatto amare. Possibile? Si ! Quando si sentono tintinnare gli stramaledetti 30 denari.

Andreotti fu il politico di lungo corso, e nel contempo più discusso, che l’Italia abbia avuto nel dopoguerra. Per i numerosi sospetti ai quali diede adito durante i 7- dico sette-governi che presiedette, e quando non da primo ministro, una poltrona da ministro l’ha sempre occupata, eppure non pensò mai di modificare la Costituzione. E lo chiamavano BELZEBU’! (diavolo). Tanto per sottolineare una macroscopica differenza elettorale tra il Renzi fiorentino e l’Andreotti romano.

Andreotti fu il politico più votato in Italia in tutte le elezioni politiche, tranne nel 1948 e nel 1953 (secondo in preferenze al solo Alcide De Gasperi e nel 1963 e 1968 (secondo ad Aldo Moro). Nonostante la grande popolarità, non pensò mai di bloccare la democrazia, sostituendosi ad essa come Uomo unico al comando.

Può sembrare incredibile, ma il “Quattro dicembre 2016”, l’uomo unico al comando potrebbe diventare realtà. Auguri a tutti quelli che lo desiderano ! Antonio Dovico

 

Due anni fa, per La più bella del mondo , lo show con il quale Benigni illustrò la nascita della Costituzione, il cachet fu di 1,8 milioni di euro. E lo share del 43,94 per cento, con oltre 12,6 milioni di telespettatori. Stavolta è stato lo stesso artista a chiedere di raddoppiare le serate per motivi editoriali. Due ore non erano sufficienti. E la Rai ha approvato la richiesta, ovviamente sperando di bissare il successo. Bisogna riconoscere che raccontare i Dieci comandamenti, contestualizzarli con riferimenti storici e biblici e renderli televisivamente attraenti, non è la cosa più facile del mondo. L’importanza dell’impegno e la complessità dei contenuti richiede studio, preparazione, prove ripetute. E, per una volta, bisogna riconoscere anche che un’impresa come questa corrisponde al compito del servizio pubblico. Infine, di solito, prima di giudicare se uno show vale un prezzo bisogna vederlo. Bisogna aspettare di vedere gli ascolti e gli introiti pubblicitari che porta. Per dire: due anni fa, le serate dell’ Inferno dantesco registrate da Piazza Santa Croce a Firenze, trasmesse su Raidue ebbero ascolti assai modesti. Stavolta il completamento del terzo libro della Commedia andrà in onda su Raiuno e avrà forse un sèguito maggiore. Probabile anche che le Tavole della Legge consegnate dal Padreterno a Mosè sul Monte Sinai avranno un appeal superiore a quello della Carta fondativa della Repubblica Italiana. Lo sapremo tra poco più di un mese.

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SCHEGGE DI VANGELO

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. (Mt 24,37-44)

!… La Chiesa stessa, se non si fa più spirituale, non riuscirà ad adempiere la sua missione e a collegare veramente i figli del Vangelo!’’
Giuseppe Dossetti

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