Chiara Appendino, sindaca fatta in casa


La Sindaca di Torino Chiara Appendino —

Salvino Cavallaro – Nata a Moncalieri il 12 giugno 1984, la sindaca di Torino si è laureata in Economia Internazionale e Management all’Università Bocconi di Milano e successivamente si è specializzata in pianificazione e controllo di gestione aziendale. Un profilo niente male, quello della sindaca della città sabauda che nell’ultimo anno di università ha pure avuto la possibilità di effettuare uno stage in Juventus S.p.A. dove ha preparato una tesi dal titolo “La valutazione del parco calciatori”. Dopo aver lavorato due anni per la società bianconera, ha intrapreso una nuova avventura presso l’azienda di famiglia dove ha assunto il ruolo di responsabile del controllo della gestione. Nel 2010 si è avvicinata all’attività politica con il Movimento Cinque Stelle occupandosi del bilancio della città. Nel 2011 è stata eletta consigliera comunale e poi anche vicepresidente della commissione bilancio, prima di essere eletta sindaca della città di Torino il 19 giugno 2016. “Se chiudo gli occhi” dice la sindaca Appendino “immagino la Torino di domani e vedo una città e tutti i torinesi felici di vivere”. Dopo un anno della sua amministrazione comunale, i fatti di Piazza San Carlo pesano su di lei come un macigno, come qualcosa da farsi perdonare per liberarsi da un peso enorme. La città è stata ferita, offuscando quell’immagine di classe e raffinatezza che ha acquisito in tanti anni di precedenti amministrazioni. Per questo la sindaca di Torino ha chiesto scusa, pubblicando una lettera ai torinesi su “La Stampa”. Una lettera in cui si evince una stato d’animo che sa di sensi di colpa su alcuni punti di una situazione venutasi a creare per non avere emesso un’ordinanza con divieto assoluto di vendere bevande in vetro. E, mentre ancora proseguono le indagini per capire chi ha provocato quel finimondo, anche il Prefetto di Torino Saccone e il Questore Sanna si sentono responsabili e chiedono scusa ai feriti e alla città torinese. Evidentemente, quanto è successo quella sera del 3 giugno ha scosso le Istituzioni che, tuttavia, hanno dato un segnale di onestà intellettuale di apprezzabile iniziativa. Ma quei 1527 feriti più tre in coma farmacologico (di cui due ne sono usciti in questi giorni) pesano maledettamente non solo sull’anima di un’amministrazione comunale che forse paga lo scotto di una esperienza ancora da formare. Non intendiamo colpevolizzare nessuno, tuttavia, resta evidente la mancanza di un’attenzione capillare su come gestire al meglio certe manifestazioni di massa che richiedono rispetto delle regole per quanto riguarda la sicurezza. Dopo gli attacchi di Londra, Manchester e i fatti di Piazza San Carlo a Torino, il ministro degli Interni Marco Minniti ha varato le nuove regole in tema di sicurezza per concerti e manifestazioni. Conta persone agli ingressi, divisioni in settore negli stadi e nelle piazze, controlli ampliati alle aree di parcheggio e anche netta divisione tra le aree di accesso e quelle di uscita. La circolare è stata firmata dal capo della polizia Franco Gabrielli al quale si dovranno attenere tutti gli organizzatori, altrimenti scatterà il divieto. Meglio tardi che mai, diciamo noi, soprattutto in considerazione di un momento in cui il mondo è alle prese con i continui attacchi terroristici. E mentre tutta Italia deve fare tesoro di certe stragi sfiorate come quelle di Piazza San Carlo, anche la sindaca Chiara Appendino dopo la pubblicazione della sua lettera che abbiamo apprezzato per la sua carica di sensibilità, avrà sicuramente modo di crescere in un ruolo istituzionale che a parte questi gravi episodi avvenuti la sera del 3 giugno scorso, sta conducendo con passione e molta dedizione. E’ la voglia di chi vuole migliorare la conduzione di quella che è la sua città, amministrandola in modo più consono ai tempi e alle esigenze moderne, rispettando però certe caratteristiche storiche e culturali che restano indelebili nel tempo. E da oggi la città Sabauda, prima capitale d’Italia, riparte con orgoglio per riacquisire l’immagine di città modello europeo. Quella che è sempre stata.

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