La Polizia di Stato ha eseguito un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Palermo, nei confronti di un somalo 23enne, individuato presso l´hotspot di Lampedusa.


L´uomo è sospettato di far parte di un´associazione per delinquere, armata, di carattere trasnazionale, dedita a commettere reati contro la persona – ed in particolare – tratta di persone, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Di seguito vengono riportati alcune parti delle dichiarazioni rese dai migranti, che hanno determinato i pubblici ministeri Calogero Ferrara, Gaspare Spedale e Giorgia Spiri della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, ad emettere il  provvedimento di fermo a carico del somalo.

“Spesso mi costringevano a contattare telefonicamente i miei parenti e durante le comunicazioni mi colpivano ripetutamente con dei tubi di gomma”

“Mohamed il somalo… lui faceva parte dei torturatori, ovvero di quelli che ti torturavano per costringere i tuoi congiunti a pagare. Ma le torture da lui inflitte non si limitavano ai momenti delle telefonate, ma si protraevano casualmente anche solo per intimorire i reclusi”
“iniziarono subito a torturarci per costringerci a contattare i nostri familiari affinchè inviassero il riscatto. Alla mia famiglia furono estorti 5.000 dollari”

“Mi è stato raccontato che poco tempo prima del mio arrivo tre migranti erano riusciti a fuggire. Due di questi sono stati riacciuffati e uccisi davanti gli altri reclusi… a bastonate”.

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