Cabrini, “Sono gli avversari a doversi preoccupare della Juve”


Antonio Cabrini —

Salvino Cavallaro – Antonio Cabrini, il bell’Antonio ex terzino della Juventus e della Nazionale che tanti cuori femminili ha infranto. Era bello e oggi è pure interessante, maturo e con qualche ruga in più. Di poche parole come sempre, mai dette con toni alti e sopra le righe, Cabrini ha fatto perdere la testa a tante teenager di allora, che oggi sono diventate donne mature e ammirano ancora quel bell’Antonio diventato un interessante sessantenne con qualche capello grigio e consapevole degli anni che sono passati veloci e inesorabili. Ma i ricordi? quelli no, non si possono cancellare! Gli scudetti, le Coppe e i vari trofei conquistati in tanti anni di luminosa carriera, mai nessuno li potrà portare via. E’ tutto scritto nella sua storia personale fatta di momenti pubblici e privati. Braccia al cielo in segno di gaudio e qualche capo chino che traccia la delusione di cose che non sono andate per il verso giusto. E’ la vita che non risparmia mai nessuno e che ti fa crescere tra un sorriso e uno sguardo triste. Ma di Antonio Cabrini sono stati più i sorrisi che l’hanno fatta da padrona, come dopo aver segnato un gol, come quando ha abbracciato i suoi compagni di squadra, come quando ha corso verso quella curva bianconera che l’ha amato per quello che era, e adesso per quello che è. Fascino di un campione d’altri tempi che ha fatto sognare i tifosi della Juventus e ha regalato grandi emozioni. Con lui abbiamo toccato molti temi legati al Campionato, alla Juventus che dovrà sostenere la doppia sfida di Campionato e Coppa Italia con l’Atalanta, ma anche al suo essere stato C.T. della Nazionale Femminile e alla voglia di ritornare ad allenare una squadra di calcio maschile.

Antonio, all’Allianz Stadium ci sarà la doppia sfida tra Juve e Atalanta a distanza di pochi giorni. Pensi che questi incontri ravvicinati tra Campionato e Coppa Italia, possano nascondere delle insidie per la Juventus?

Penso che con la rosa che ha la Juventus, le insidie possano averle gli altri. Non è facile avere a certi livelli una rosa così ampia dal punto di vista qualitativo. Sono dunque convinto che a doversi preoccupare sono semmai gli avversari della Juve.”

Cosa pensi dell’Atalanta di Giampiero Gasperini?

L’Atalanta è ormai una realtà del campionato italiano, una squadra che già dall’anno scorso si è stabilita nei quartieri alti della classifica e questo presuppone un grande lavoro della società e dell’allenatore, capaci di valorizzare i giovani che hanno saputo dare grandi risultati.”

Che idea ti sei fatto dei tanti infortuni accusati dai giocatori della Juve. Ritieni che siano imputabili alla preparazione atletica o alle tante partite giocate?

Credo che non ci sia nulla da imputare a nessuno. Il fatto che si giochino ormai tante partite non è una novità, in fondo dalle altre parti si gioca come da noi e non ci sono tutte queste problematiche. E’ inutile che ci attacchiamo al pensiero che i giocatori debbano fare soltanto una partita alla settimana, perché è giusto che ne giochino almeno tre. Per cui, tornando alla tua domanda, ritengo casuali gli infortuni che i giocatori della Juventus stanno avendo in questo periodo. Fa parte del calcio.”

Napoli e Juventus. Quali sono le caratteristiche tecniche che differenziano queste due squadre?

Sono due squadre completamente diverse. La Juventus ha una mentalità da prima della classe, mentre il Napoli sta andando bene perché rispetto alla scorsa stagione ha capito di essere cresciuto come atteggiamento tattico e mentale, nell’opporsi alle piccole squadre con la stessa attenzione di quando si affronta una grande. Ed è proprio in quelle partite che si vincono i campionati.”

In questa situazione di classifica che vede il Napoli in vantaggio di un solo punto dalla Juve, pensi che nella partita di ritorno all’Allianz Stadium di Torino si decida l’assegnazione dello scudetto?

Fermo restando l’attuale situazione di classifica, ritengo che quella partita tanto attesa da tutti sia importante ma non determinante. Se dovesse vincere la Juve balzerebbe a due punti davanti al Napoli, se dovessero pareggiare non cambierebbe nulla e se dovesse vincere il Napoli andrebbe a + 4 dalla Juve. Ecco, forse in questo caso si verificherebbe la situazione peggiore per la Juventus che dovrebbe rincorrere i partenopei, nonostante le molte partite che ci sarebbero ancora da giocare”.

E adesso andiamo un po’ a ritroso nel tempo. Cosa ti è rimasto degli anni che hai vissuto nella Juventus?

Sono stati 13 anni fantastici e incancellabili. Alla Juve ho imparato a vincere perché è una prerogativa della società, capace di formare il giocatore sotto questo importante aspetto. Se giochi con questa maglia, vincere diventa quasi un fatto normale”.

Senti Antonio, perché dopo cinque anni hai lasciato la Nazionale Femminile di calcio che hai allenato con successo?

Ritengo di avere dato moltissimo a tutto il movimento, però ho avvertito l’esigenza di smettere perché non c’erano le prospettive per andare avanti. Non c’era più un’indicazione precisa per migliorarsi e crescere. Sai, quando ci si mette in mezzo della gente incapace di giudicare, è difficile condividere un ambiente in cui non ci si riconosce più. Per questo motivo ho lasciato il mio incarico”.

E’ vero che il calcio femminile ha avuto un miglioramento a livello culturale?

Penso che il calcio femminile in Italia abbia avuto un miglioramento a livello tecnico e tattico, ma bisogna ancora crescere molto a livello di pensiero. Le giocatrici vorrebbero diventare professioniste, ma secondo me non ci sono ancora i presupposti”.

Questa mancanza di maturità nel calcio femminile, di cui tu parli, la ritieni anche a livello internazionale?

Non voglio fare un discorso ad ampio spettro sul calcio femminile europeo, anche perché lo conosco poco. Dico solo che in Italia si ha bisogno ancora di crescere per una migliore qualità”.

Se qualcuno dovesse chiamarti in questo momento per proporti di allenare una squadra maschile di buon livello, accetteresti?

Prima di essere C.T. della Nazionale Femminile ho allenato ad Arezzo, Crotone, Pisa, Novara. Allenare una squadra di calcio è la mia passione e se dovesse verificarsi una chiamata da parte di qualche società capace di propormi un progetto serio con delle basi affidabili, accetterei sicuramente”.

Salvino Cavallaro

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