BASTA AUSTERITA’ ?


Antonio Dovico – Se bastassero le parole per annientarla, inviterei a gridarlo forte, tutti insieme, per farla scomparire dalla faccia della terra, questa Austerità rompiscatole. Ma non è una persona, bensì una medicina amara che non piace a nessuno. Però è l’unica cura che può guarire il male, e perciò ineludibile, se si vuole sperare di continuare a vivere. Non è per sua volontà che si stabilisce in un luogo, perché l’Austerità non è persona: è solo parola convenzionale che indica necessità inderogabile di rigore economico. Si impone impietosamente su individui  e nazioni, dopo una insana condotta costellata di sprechi e sfarzi, che hanno svuotato le casse di risorse di ogni genere, riempiendole di converso con cambiali da pagare senza indugio, alla stabilita scadenza. Nei casi emergenti,  nel nostro tempo  sono state scelte scellerate di generazioni precedenti, prive del doveroso scrupolo verso quelle future, a creare il danno. Con una metafora, diciamo che hanno generato un nodo intricato, di quelli che vengono al pettine immancabilmente, presto o tardi,  ma senza scampo. Un altro nodo grosso,  che arriva al pettine, è lo scientifico annullamento della capacità di ragionare in proprio, da parte dei consumatori. Aderiscono inconsciamente e lietamente a progetti studiati per suscitare nella gente fame di cose inutili e bisogni inventati, onde trarre vantaggiosi profitti dei quali non si è mai sazi.  
 
 Dove è finita la prudenza  antica, colla quale si amministrava l’economia della famiglia, e poi dell’ente pubblico, prima che l’euforia del cosiddetto boom economico ci rendesse insensibili verso l’avvenire? Quanti sanno ragionare di matematica, da quando la calcolatrice si è sostituita alla tavola pitagorica, mandando in pensione il cervello? E non solo non serve più per far di conto –  il cervello – ma neppure per fare filosofia. Perché affaticarci a cogitare, quando i “varvasapi” della TV ci danno gratis il loro pensiero, bello e masticato?
 
Quelli che il pensiero ce lo mastichiamo in proprio, grazie alla diretta esperienza acquisita all’Università della vita, sappiamo che quando gli introiti sono inferiori alle uscite, e non bastano per tutte le necessità, si creano debiti. I debiti figliano interessi, i quali figlieranno a loro volta, gonfiandosi sempre più, fino allo scoppio. Ragione impone che si stringa la cintura per non far crescere il debito. Allora, si può gridare irresponsabilmente:“BASTA AUSTERITA’, da parte di scorretti antagonisti politici, siano essi  della Grecia o della Papuasia, illudendo  la gente di poter continuare nello scialo all’infinito? La risposta è alla portata di chi interroga se stesso chiudendo le orecchie al canto delle sirene tentatrici. Il saggio Ulisse si tappò le orecchie per non sentirle, e rivide la sua amata Itaca.

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