IGNORA DIO, SE VUOI ASSOMIGLIARE AL SOMARO


Antonio Dovico – Una rivista di parole crociate prometteva 10.000 euro a chi avesse risolto un quiz della massima difficoltà. Un vecchio appassionato molto esperto riempì tutte le caselle correttamente, ma restò bloccato sull’ultima domanda. “Da chi discendiamo gli uomini?”. Nessuna perplessità. Pronto a scrivere: dalla scimmia. Prima di scrivere conta le caselle: 12. La prima lettera è “D” e l’ultima “A”. Si frega le mani, contento. Uno sguardo agli incroci e… non funzionano! Dove ho sbagliato? Tutto da rifare! Invece niente da rifare. Uno sguardo attento agli incroci, ed è chiara la risposta: “Adamo ed Eva”.

Che trucco è questo: chi sono questi due? Mai sentiti. Da dove saltano fuori? Il grande esperto rimase quanto mai confuso, e rinunciò a completare il quiz, ritenendolo sbagliato.

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Ho deciso di anteporre questo mio apologo allo scritto che vado a comporre, dopo che, dal medico, nell’attesa del mio turno, avevo letto su una rivista scientifica stampata il 9 settembre del 2007, un articolo intitolato: “Cosa c’era prima del BIG BANG”. L’autore è Roberto Trotta dell’Università di Oxford & St Anne’s college- Royal Astronomical Society.

L’argomento Big Bang mi ha sempre attirato, perché sono per natura curioso, sempre anelante a risalire “al prima” per compulsare adeguatamente i fatti che si presentano all’osservazione degli occhi e della mente. Sin da ragazzino ho fatto mio quel verso di Dante che recita: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.

Con tutto il rispetto, i bruti possono essere paragonati agli animali che pascolano senza alzare mai gli occhi al cielo. Chi vuol conseguire la conoscenza PIENA deve osservare assolutamente il Cielo.

Gli astronomi, gli astrofisici, gli scienziati in genere, hanno strumenti sofisticati e potenti per osservare le stelle e studiare la materia, e comunicano a noi tapini i risultati delle loro stupefacenti scoperte. Gran parte delle novità scientifiche hanno tutti i crismi della credibilità, e non danno adito a confutazioni. Purtroppo, insieme alle cose inconfutabili, alcuni studiosi, in mancanza di certezze, spacciano opinioni personali ridicole che farebbero ridere la più sciocca delle galline. Perché avviene questo? In primis per voglia di protagonismo a buon mercato, e poi perché, raggiunta la fama – non importa quanto meritata – confidano nella credulità della gente disposta a ingoiare a cuor leggero qualunque panzana esca dalla bocca di personaggi illustri.

Ricordo il titolo che mi ha stuzzicato: “Cosa c’era prima del BIG BANG”.

Anteposto ad esso si legge:

è LA DOMANDA PRIMA E ULTIMA. CHE COSA C’ERA “Là “FUORI”? E OGGI C’È ANCORA UN “FUORI” ?

PER QUALCUNO C’è ADDIRITTURA UN LABORATORIO DOVE NASCONO UNIVERSI. COMPRESO IL NOSTRO.

All’interno dell’articolo leggiamo: “Negli ultimi anni sono state proposte molte teorie per risolvere l’enigma. Si va dalle costruzioni matematico-fisiche più impervie all’estremizzazione della fisica quantistica, che com’è noto prevede e descrive i fenomeni apparentemente più improbabili […], le ipotesi più audaci, secondo cui la nascita del cosmo potrebbe essere il risultato di un esperimento

compiuto da scienziati di un altro universo [che trovata spostare altrove il problema! Si semplifica o si complica? Nota del sottoscritto]. E questa ipotesi non esclude che anche noi potremmo fare altrettanto”.

C’è infine chi sottolinea che la teoria della grande esplosione primordiale non spiega, di fatto, niente. “Nonostante sia chiamata la teoria del Bing Bang, questa non ci dice assolutamente nulla sul Big Bang stesso”, afferma Alan Guth, famoso fisico teorico del MIT.

“Non ci dice che cosa è esploso, né perché è esploso, né che cosa ha causato l’esplosione. E non descrive nemmeno le condizioni immediatamente dopo l’esplosione”.

Già: sarebbe come regalare una scatola vuota avvolta con carta sfavillante, la quale, aperta, contiene … NIENTE!

Alan Guth tuttavia non regala una scatola completamente vuota. Infatti continua il suo discorso dicendo: “Il problema è che se riavvolgessimo un ipotetico filmato della storia del cosmo, vedremmo che l’universo primordiale era molto più piccolo (ma quanto, mister Alan? Chiede il sottoscritto), molto più denso di quello odierno”.

Questo mi basta, anche se non mi soddisfa. Mi basta perché avalla una mia intuizione manifestata nel 2001, in un saggio di 2108 parole, il cui titolo è: “Il seme dell’Universo”.

Il beffardo sorriso che Margherita Hack sfodera verso i credenti che attribuiscono l’esistenza dell’universo a Dio creatore, mi ha spinto a sfogliare libri ed enciclopedie alla ricerca di una teoria che si conciliasse non tanto con la fede, quanto con una logica sana e “vergine”, cioè non contaminata da correnti religiose, ideologiche o scientifiche, capaci solo di portare confusione dovunque si intrufolano.

Ebbene, le mie ricerche sui libri mi hanno convinto a fare la scelta che si è rivelata giusta a distanza di 11 anni, precisamente il 4 luglio 2012, giorno in cui è stato scoperto il bosone ipotizzato da Higgs, rimasto latitante per circa 40 anni. Nel mio scritto io, ignorante, mi ero riferito al bosone come ad una particella sub microscopica dalla quale avrebbe avuto origine l’Universo.

Quando Alan Guth pone le tre taglienti domande di cui abbiamo letto, stronca le gambe a qualcuno, e fa bene, ma comunque neppure lui ci esce bene. “Non ci dice che cosa è esploso, …” – afferma tra l’altro Guth – ma da scienziato lui sa che per rendere accettabile al massimo la teoria del Big Bang manca una sola cosa: il menzionato bosone di Higgs, ossia quella che Higgs medesimo, ateo, aveva chiamata “maledetta particella”, mentre qualcun altro l’aveva battezzata chiamandola “Particella di Dio”.

Perché Alan Guth, conoscendo bene che l’Universo ha avuto un inizio, e da allora è in costante espansione, fa finta di ignorare l’importanza risolutiva del bosone, quel qualcosa di cui lamenta la mancanza? Perchè non si svincola dalla tela del ragno che imprigiona la stragrande maggioranza di scienziati illustri, quanto pavidi, rimanendo ossequioso della perentoria dittatura del pensiero dominante di turno, che pretende di estirpare Dio dal cuore e dalla mente degli uomini? Da quale fonte umana, da quale, tra le mille discordanti filosofie e teorie politico-sociali-finanziarie, possono i superbi e spietati “Signori della terra” attingere saggezza e giustizia per evitare che s’instauri l’angosciosa condizione che rende infelici materialmente e spiritualmente, miliardi di persone?

Hanno cancellato Dio quando avrebbero dovuto inventarLo se non fosse esistito.

Deponete la vostra superbia, “nanetti della terra”, e vi libererete dall’avidità di onori, di potere e di denaro, che oltre a schiacciare i poveri, rende inquieta e tormentata anche la vostra miserabile esistenza. Coraggio, meditate e ammettete che il vostro castigo non può tardare. Lo testimonia la natura furente sempre più implacabile, e tutti i disastri insormontabili sociali e non solo, che avete saputo produrre. E sarà niente se subirete il castigo dagli uomini, dai deboli che avete calpestato. Tremate al pensiero che potreste subirlo nell’aldilà. Non fate più i somari. Pentitevi e gridate: “DIO c’è, e non mancherà di fare giustizia.” Antonio Dovico – 28 maggio 2013

Morte di Margherita Hack

Alle 4.30 di stamattina Margherita Hack ha lasciato la fuggevole vita terrena, per entrare nell’eternità assoluta. Margherita, da atea convinta, non ha mai creduto nell’eternità insegnata dai preti, e non abbiamo notizia se lei, nell’ultimo barlume di coscienza, abbia mantenuto ferma la sua convinzione. Se è come sempre lei ha pensato, che: “dio ‘un c’è”, e che tutto s’è fatto da sé, a iniziare dall’universo, allora, non deve temere le pene dell’inferno, e neppure una gaudiosa quanto noiosa eternità nel Paradiso Celeste. Se non esiste nessun tipo di eternità, è innegabile che morendo si entra comunque in una eternità: quella del NULLA ETERNO.

Desolante, per una scienziata abituata alla ribalta della cronaca. Sulla terra resterà la fama di Margherita Hack, è vero, quella fama che gli uomini inseguono per soddisfare il proprio ego smisurato, mai sazio di lodi. Ma anche se la fama fosse eterna, quale giovamento porta, in questo o nell’altro mondo, a chi l’ha ottenuta? Quanto può durare, comunque, la fama di una scienziata che crede “orfane di padre” e di madre le sue amate stelle? Qual è la verità riguardo all’origine dell’universo, quella dalla consistenza vaporosa a cui ha creduto la Hack, o le cento altre similari, a cui credono tanti suoi pur illustri colleghi?

Margherita non può più ascoltare, ma da cristiano voglio augurarle che se stanotte non è andata incontro al NULLA ETERNO, sia invece approdata alla porta di Pietro, di cui oggi ricorre la festa. Grande è la misericordia del “Dio” maiuscolo al quale secondo la scienziata possono credere soltanto i “bambini” (alle orecchie del lettore la parola risuoni col tipico accento fiorentino, così come l’ho sentita io).

Un monito a tutti quelli che la pensano come lei, e sono tanti: Attenzione, mentre siamo in tempo. Non c’è un “Dopo” per riparare. Le carte dell’eternità si giocano ora e qui sulla terra. La Verità non è quella che ciascuno di noi si fabbrica a proprio uso e consumo. La VERITA’ è oggettiva e trascende i pensieri umani. Non si adatta alle attese o ai desideri dei soggetti. Resta tale, ad onta della grandezza (ridicola) del misero pensiero dei presunti grandi della terra.

Antonio Dovico

29 giugno 2013

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