SIRACUSA, “OPERAZIONE ARABA FENICE”


La Polizia di Stato di Siracusa, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania, ha eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P del Tribunale di Catania, a carico di altrettanti soggetti ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, furti in abitazioni ed aziende agricole.
Le indagini, che hanno preso avvio dal maggio 2015, sono state condotte dalla Squadra Mobile di Siracusa, con l´ausilio dei poliziotti dell´analogo ufficio investigativo di Catania, hanno consentito di accertare l´operatività nei territori della zona sud della provincia aretusea, di un gruppo delinquenziale, denominato clan “GIULIANO”, capeggiato dal boss Salvatore Giuliano che, grazie alla forza di intimidazione esercitata dai suoi appartenenti, aveva monopolizzato e condizionato l´intero mercato ortofrutticolo della zona.
L´indagine si è incentrata sulla figura del boss, sugli uomini di sua stretta fiducia, (tutti gravemente indiziati del reato di associazione di tipo mafioso per la loro appartenenza al clan) e sulla progressiva ascesa del gruppo a vero e proprio sodalizio mafioso in grado di acquisire il monopolio nella produzione e nello smistamento dei prodotti ortofrutticoli coltivati nelle numerose serre presenti in quei territori.
Grazie ai legami vantati nell´ambito della criminalità organizzata catanese con il clan “Cappello” e al patto di non belligeranza siglato con la consorteria rivale dei “Trigila”, Giuliano si era quindi assicurato lo spazio operativo per dominare incontrastato nei territori di Pachino.
A tal proposito, l´attività d´indagine svolta dal Commissariato P.S. di Pachino e confluita nel procedimento penale in argomento, ha anche documentato, nel gennaio 2016, a Pachino, un episodio di danneggiamento a mezzo incendio, aggravato dall´utilizzo del metodo mafioso, che ha avuto ad oggetto un mezzo utilizzato per la raccolta dei rifiuti di proprietà dell´azienda che aveva l´appalto di tale servizio nel comune di Pachino.
La principale fonte di guadagno del gruppo derivava dal condizionamento del ricco e fiorente mercato ortofrutticolo che da sempre costituisce in quei territori la più rilevante attività economica.
Per ottenere questo risultato, il sodalizio mafioso, aveva dato vita ad un´attività imprenditoriale che si occupava del commercio all´ingrosso di prodotti ortofrutticoli.
Tale attività commerciale non operava secondo le regole del libero mercato, bensì ricorrendo a forme di pressione intimidatoria, sugli operatori del settore costringendo i produttori a versare il loro raccolto nei magazzini della suddetta attività in modo da ottenere il pagamento di una somma di denaro come corrispettivo dell´attività di mediazione per la successiva vendita della merce agli operatori della grande distribuzione.
Allo stesso modo, anche i commercianti che intendevano acquistare i prodotti coltivati nelle serre di Pachino, per immetterli successivamente nel mercato finale, dovevano trattare con Giuliano ed il suo gruppo senza potersi interfacciare direttamente coi coltivatori.
Grazie a questo collaudato meccanismo, gli indagati pretendevano il pagamento di una somma di denaro, la c.d. “provvigione”, calcolata in percentuale del raccolto prodotto e ceduto agli operatori della piccola e grande distribuzione, che costituiva il corrispettivo per la presunta attività di mediazione contrattuale svolta tra produttori e commercianti.
Ma le attività illecite del sodalizio non si limitavano al condizionamento illecito del mercato ortofrutticolo. La capacità di penetrazione del clan era tale da colpire anche le altre principali attività economiche della zona.
Anche il settore dei parcheggi a pagamento, situati a ridosso delle zone balneari ricadeva sotto l´influenza del clan.
E´ stata, inoltre, contestata l´estorsione perpetrata ai danni del titolare di un lido balneare stagionale, costretto a versare al clan una somma di denaro in cambio di un presunto servizio di “guardianìa” svolto in suo favore.
Secondo quanto emerso nel corso dell´attività, inoltre, alcuni degli arrestati si occupavano della commissione di furti di macchinari agricoli, che venivano asportati alle aziende agricole insistenti nei territori di Noto, Rosolini e Palazzolo Acreide.
Inoltre, è stata riconosciuta l´esistenza di un´associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti che faceva giungere a Pachino ingenti quantitativi di cocaina per immetterli sul mercato.

 

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