DATE A CESARE QUELLO CHE E’ DI CESARE


MAESTRO, E’ LECITO CHE NOI PAGHIAMO IL TRIBUTO A CESARE? DATE A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE, RISPOSE GESU’

Antonio Dovico – Non sono interessato ad una esegesi di sapore spirituale, sulla risposta che dà  Gesù agli inquisitori che volevano coglierlo in fallo. Una volta tanto, voglio utilizzarla collocandola su base politica, in particolare  quella italiana. In questa attività dell’uomo dominano la disinformazione, il filibusterismo, l’inganno neppure troppo sottile, dei protagonisti. La risposta che Gesù dà ai suoi maliziosi interlocutori, è apparentemente evasiva, ma è innegabile che contiene pure una giustificazione per chi impone i tributi. I Romani li riscuotevano pesantemente – forse -, ma è innegabile che arricchivano i popoli dei territori che conquistavano, in quanto vi lasciavano opere della massima utilità. Aprivano strade, costruivano ponti, acquedotti. Lo facevano perchè erano utili per loro, è vero, ma servivano tantissimo ai popoli occupati. Servono tuttora – anche se a distanza di secoli – pure come forte attrazione turistica; a patto che si sappiano sfruttare. Nonostante l’autorevole avallo della riscossione delle tasse, che viene da parte del più grande rivoluzionario di tutti i tempi, perché tale fu il falegname Gesù di Nazareth, riscuotere il tributo ha assunto un aspetto negativo. Il ministro Padua Schioppa aveva affermato incautamente che “pagare le tasse è bello”,  ed ecco che  Berlusconi, quando è il suo momento, fa una sortita delle sue: fa dire al suo ministro delle finanze Tremonti:
                                                                 “NON METTIAMO LE MANI IN TASCA AGLI ITALIANI”
  
Ma quanta galanteria! La trovata piace a Renzi,  e quando arriva il suo turno, l’adotta immantinente.

Oh che bello quando lo Stato non ci mette le mani in tasca! Però una domanda si affaccia alla mente, e reclama risposta. Se il governo non mette le mani in tasca ai cittadini, dove li prende i denari per pagare stipendi, pensioni, assistenza medica e tutto quanto è necessario per far funzionare la macchina statale? Li prende a prestito, e accende il debito. Più il debito cresce e più crescono gli interessi da pagare. Niente mani in tasca, uguale tasse dirette pagate secondo la ricchezza dei contribuenti, ma tasse indirette su consumi e necessità ineludibili. Effetti pratici sui contribuenti: il ricco pagherà il pane 50 centesimi di più al chilo, e subirà l’effetto come di una puntura di spillo. Per il povero invece avrà l’effetto di un salasso che riduce l’anemico in fin di vita.

 Caro Di Maio, mi hai sorpreso sentendoti pronunciare la formula magica che fu di Berlusconi e di Renzi. Gesù ti autorizza: metti le mani in tasca ai cittadini, se la trovi piena, attingi in abbondanza. Dove non ne trovi metti qualche spicciolo. Questa è la ricetta giusta per prolungare l’esistenza della nazione Italia. Gli sciacalli che detengono titoli di credito, si … fregano le mani!

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