MILAZZO, I PRECARI CONTRATTISTI DICHIARANO GUERRA AL COMUNE ATTRAVERSO I SINDACATI PER LA TUTELA DEL LORO POSTO DI LAVORO A RISCHIO DOPO 30 ANNI DI SERVIZIO


SI PAVENTANO PROBABILI CONTENZIOSI GIUDIZIARI SE ENTRO BREVISSIMO TERMINE NON SI RAGGIUNGERA’ UN ACCORDO A PRESCINDERE DAI BILANCI PER I QUALI C’E’ PURE UN COMMISSARIO REGIONALE AD ACTA DA MESI AL COMUNE CHE FINORA NON HA RISOLTO NULLA.

 

La telenovela del Comune nei riguardi dei precari non ha mai termine, sono quattro anni e passa che questa Amministrazione “gestisce” la città ma di fatto i bilanci sono fermi al 2016 quando ci fu la maratona di fine anno per il rinnovo della proroga al 31 dicembre 2019 dei contrattisti. Da allora nessun altro bilancio è stato fatto e la responsabilità di tutto questo non può che ricadere principalmente su sindaco ed assessori che non sono stati in grado di definire i problemi contabili che pesano come una spada di Damocle, o come un macigno, sul futuro dei contrattisti stessi e dell’intera comunità. Ma, oltre alle eventuali resposabilità amministrative e giudiziarie ci sono esponsabilità politiche anche a carico dei consiglieri ai quali la Corte dei conti ha per altro comminato sanzioni, come per il Sindaco e la Giunta (più pesanti), pecuniarie per il mancato controllo della contabilità. Non basta dire infatti che il Comune è in dissesto, doppio, per coprire responsabilità altre di una gestione tutta fallimentare di un Comune come Milazzo destinato a chiudere con contenziosi legali che causeranno altri danni erariali.

Il Sindaco, che è la prima figura apicale politico-amministrativa, si deve rendere conto che sul problema precari non può dormire sonni tranquilli anche se sia alla Regione che al Governo fanno orecchie da mercanti e si boccia la norma (un emendamento) che doveva servire a sanare tutta la questione dei bilanci sì bilanci nò e impugnano, tra l’altro, la Resais perchè dichiarata incostituzionale: La motivazione? In Regione si entra per concorso. Quando? Non certamente dopo 30 anni di servizio e di sfruttamento legalizzato di quei precari storici per i quali occorrerebbe subito un decreto-sanatoria di Governo e Regione. E Di Maio che è il ministro del Lavoro cosa ci sta a fare a Roma, non dovrebbe essere lui a risovere i problemi dei contrattisti precari di Milazzo. E il suo decreto dignità a cosa è servito? E ora che è stato clamorosamente sconfitto alle elezioni ci dovremo rivolgere a Salvini per togliere le castagne dal fuoco al sindaco di Milazzo? Tutte domande finora senza risposte in attesa che o qualcuno provveda, o sicuramente scoppierà il caos al Comune che dovrà chiudere persino i battenti, lasciando a casa gente che coi bilanci non ha nulla a che vedere.

Tornando alla situazione dei contrattisti ora è compito dei sindacati prendere la palla in mano e dettare condizioni precise sia a livello comunale, ove nessuno si pronuncia più da mesi, sia a livello regionale e governativo attraverso deputati, senatori e consiglieri regionali, assessori e Presidente della Regione in primis. Questo Governo nazionale, si sa, fose ha le ore contate perchè i grillini non sono in grado di governare e sono stati puniti sonoramente dagli elettori, dunque non hanno interesse a tutelare il lavoro ma a continuare a fare “politica” per recuperare i 6 milioni di voti persi. Ma c’è ancora Salvini, il più votato, e Conte è il premier: si muovano loro, ma devono essere sindacati, comune e consiglio a smuovere le acque facendo notevole tensione (compreso il Prefetto) altrimenti la città dovrà pagare un prezzo molto alto se le cose dovessero mettersi al peggio con responsabilità personali di tanti e questioni di ordine pubblico (in Sicilia per altro manca il lavoro o c’è in prevalenza quello nero). Se viene a mancare il pane la gente reagisce non certamente bene. In mano a chi siamo andati a finire? La responsabilità primaria è comunque del Comune perchè non è stato in grado di assicurare i bilanci (a causa del default?), e veramente non c’erano altre strade da percorrere? A queste domande deve rispondere anche il Consiglio che è parte in causa come l’Amministrazione, che sin qui non ha amministrato un bel nulla se siamo già al secondo default.

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