CONVEGNO ITALO-FRANCESE. “Le strategie di contrasto alla criminalità organizzata: un approccio franco-italiano”


Dopo l’incontro  all’Ambasciata di Francia a Roma a Palazzo Farnese, si è conclusa oggi al Polo Anagnina, quartier generale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, la due giorni italo-francese che ha coinvolto magistrati, ufficiali e dirigenti delle forze di polizia dei due Paesi che si sono confrontati sulle strategie di contrasto alla criminalità organizzata, anche sotto il profilo della cooperazione giudiziaria.

Tanti i temi e gli approfondimenti in agenda ed unanime la convinzione che la minaccia criminale non sia oggi meno pericolosa e aggressiva del passato: sono cambiate soltanto le modalità nel procurarsi profitti illeciti.

Oggi il crimine organizzato e le mafie sono imprenditoria, appalti, speculazione e la minaccia è globale, con infiltrazioni pericolosissime in tutto il mondo. E da più parti è stato sottolineato che la strategia di contrasto sia quella già indicata dalla mente illuminata del giudice Falcone: più che le persone occorre tracciare i flussi finanziari e potenziare le misure di prevenzione e i sequestri patrimoniali.

Presenti i Servizi centrali investigativi delle forze di polizia, lo SCO, il ROS e lo SCICO, sono stati affrontati temi di grande attualità come quello delle mafie etniche e dei cult nigeriani, delle proiezioni della ’ndrangheta in Francia, della dimensione transnazionale della penetrazione economica da parte della criminalità organizzata, delle problematiche per l’attività di polizia connesse all’ingresso della tecnologia 5G, all’utilizzo degli undercover e dei pedinatori nelle indagini.

Più in generale, è stato evidenziato come la cooperazione di polizia tra Italia e Francia si è sempre basata su di una collaborazione forte, espressa non solo nelle statistiche degli scambi informativi sulle piattaforme internazionali di polizia, ma da un fattivo rapporto di fiducia reciproca.

Scambio informativo e cooperazione di polizia che non hanno mai avuto soluzioni di continuità, dando vita a brillanti operazioni, anche nei momenti in cui il dialogo politico tra i due Paesi ha richiesto chiarimenti sempre nell’ottica della mutua comprensione.

L’auspicio espresso, sia dall’Ambasciatore francese in Italia, Christian Masset che dal Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Vittorio Rizzi, è stato quello di proseguire e rafforzare la strada intrapresa, lavorando insieme per contrastare quella criminalità organizzata che è una minaccia comune che non conosce confini.

In questa prospettiva l’Italia può offrire l’expertice di una complessa  architettura normativa – di diritto penale, di disciplina processuale e di misure di prevenzione – frutto della progressiva stratificazione di provvedimenti normativi nati all’indomani di stragi sanguinose, che hanno loro norma cardine del reato di associazione mafiosa, introdotto dalla famosa legge Rognoni–La Torre 646/82, ignota ad altri ordinamenti che non hanno vissuto stagioni così drammatiche. L’esperienza italiana potrebbe così rappresentare un punto di partenza per riempire vuoti normativi che rappresentano terreno fertile a vantaggio delle organizzazioni criminali per inserirsi ed espandersi in nuovi mercati e territori.

Dal lato francese, i gravi attacchi terroristici dal 2015 e l’immane tributo di sangue pagato hanno determinato una grande espansione della legislazione francese antiterrorismo, con norme ad hoc sia nel codice penale che in quello di procedura penale, e una formazione operativa mirata che sono già stato oggetto di approfondimento da parte dell’Italia. Così come ai colleghi d’oltralpe è stato chiesto di trasferire il proprio knowhow di polizia giudiziaria in attività, come quelle di pedinamento, dove hanno raggiunto livelli di avanguardia.

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