Grazie al Fai, rinasce il Colle dell’Infinito di Leopardi


Sempre caro mi fu quest’ermo colle…..”. Sono passati duecento anni dal giorno in cui Giacomo Leopardi scrisse l’Infinito, eppure ancora oggi ci ritorna in mente come ai giorni di scuola, come qualcosa che si chiama cultura che non ingiallisce mai, non passa di moda e, semmai, addolcisce di romanticismo chi oggi si lascia attrarre dalla deriva dei sentimenti. E’ un pensiero che abbiamo avuto quando abbiamo appreso con soddisfazione che i lavori del restauro dell’antico orto – giardino dell’ex Convento di Santo Stefano (XV secolo) cui l’idillio è ambientato, sono finalmente giunti a compimento. Chi ama da sempre Giacomo Leopardi, chi ne è affascinato dalla sua visione romantica di poeta – filosofo intellettualmente pessimista, non può non apprezzare il progetto di valorizzazione sostenuto dal Fai (Fondo per l’ambiente Italiano) che si è reso promotore di restaurare quell’angolo di siepe, ma soprattutto quel muro di mattoni che oscurava la vista dell’orizzonte di Leopardi. L’inaugurazione del nuovo orto – giardino è stato avviato il 26 settembre dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, dal Fai, dal Comune di Recanati e dal Centro nazionale di studi leopardiani, i quali hanno dato vita ad una interessantissima manifestazione culturale assieme al sindaco di Recanati Antonio Bravi, il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli e la contessa e discendente Olimpia Leopardi, la quale ha aperto al Presidente della Repubblica la porta di casa Leopardi. L’orto sul Colle intitolato alla lirica di Giacomo Leopardi, sarà aperto al pubblico domenica 29 settembre. Il Presidente Mattarella dopo avere ringraziato il Fai ha detto: “La nostra cultura, come quella espressa da Leopardi, non tollera confini e l’omaggio al poeta è accompagnato da riconoscenza e affetto per quanto ha lasciato a ognuno di noi”. Ma poi continua ancora a parlare il Presidente Mattarella: “Ero all’inizio della mia vita politica quando lessi qualche passaggio dello Zibaldone di Leopardi. Lì, il poeta scrive che lo scopo della società è il bene comune e la società contiene un principio di unità, anche se in Leopardi ciò è accompagnato da uno scetticismo che nessuna forma politica possa far raggiungere la felicità ai cittadini. Ma Leopardi fa intendere che la società deve essere una comunità di vita”. Insomma, un po’ come dire che Giacomo Leopardi già duecento anni fa aveva precorso i tempi del mondo politico, in uno scetticismo sul raggiungimento della felicità da parte dei cittadini, che la politica non può dare per tanti motivi; uno fra tutti è l’ego dell’interesse personale che non permette di realizzare le promesse politiche per un miglioramento collettivo della società. Ma Giacomo Leopardi era tanto altro, e non è un caso che oggi accanto a Palazzo Leopardi di Recanati dove il poeta si esercitava a scrivere pensieri e opere immortali, si aggiunge ora il museo dell’Orto sul Colle dell’Infinito che restituisce a tutti noi la possibilità di entrare nel pensiero dell’autore più amato d’Italia.

Salvino Cavallaro

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