C’è bisogno di un mondo diverso


  – Un mondo diverso.

                                                                                      SALVINOCAVALLARORUBRICANUOVA Rubrica “Incontri”

                                                                                                      A cura di Salvino Cavallaro

Schegge di fantasia e riflessioni. Si tratta di una piccola raccolta di pensieri romantici, di momenti di vita e di emozioni che ho il piacere di condividere con voi, cari amici e amiche lettrici della mia rubrica Incontri. Momenti che partono dal cuore, che toccano le corde dei sentimenti più profondi e si traducono in parole nella maniera più semplice. E’ un’alternarsi di pensieri che spesso giustificano il nostro modo di essere, capace com’è di farci vedere il mondo con occhi che scavano dentro tutto ciò che ci circonda, ma anche dentro noi stessi. E’ bello potere fotografare momenti fuggenti, cose e figure a noi care che magari non rivedremo mai più perché passano, così come passa la nostra vita e le generazioni cui siamo legati. Ciò che resta di noi è il ricordo di quello che siamo stati nel bene e nel male del nostro modus operandi. Così, cari lettori, ho pensato di scrivere volta per volta alcuni pensieri, riflessioni e considerazioni che, specie in questo lungo periodo di lockdown causato dal covid 19, mi hanno dato interminabili momenti che si intersecano tra ricordi e fatti di vita che mi hanno accompagnato fino ad oggi. Né più né meno di quello che forse pensate anche voi. Ciascuno di noi si rivede con la propria storia di vita, con i propri percorsi fatti di salite e discese, con i sogni e le legittime speranze. E’ un modo come un altro per raccontarsi e confrontarsi, sapendo che nessuno di noi è uguale all’altro pur nella consapevolezza che spesso siamo coinvolti dalla benefica empatia e da quell’idem sentire che ci conforta. Ecco a voi la mia prima considerazione.

C’è bisogno di un mondo diverso

Ci alziamo al mattino e cerchiamo la spensieratezza, ma dov’è? La cerchiamo, la vogliamo e talora la pretendiamo per sconfiggere quel maledetto pessimismo che pervade il profondo della nostra anima. La paura del contagio da coronavirus, le guerre, le violenze, i soprusi, la disoccupazione, l’aumento della povertà che in questi giorni sta dilagando in Italia e nel mondo aumentano il nostro malessere quotidiano. Ma c’è un antidoto per risollevarsi da queste sabbie mobili che giorno dopo giorno stanno affossando la nostra esistenza? E neppure il pensiero che la vita è una sola e come tale dobbiamo viverla e difenderla con tutte le nostre forze, ci dà il coraggio di rialzarci come se nulla fosse accaduto e che tutto è stato un brutto sogno. E’ il malessere dei nostri giorni, il nero del nostro umore, l’angoscia del nostro cuore. E allora guardandoci allo specchio vorremmo reagire a questo stato di cose che rende la nostra vita oggettivamente difficile e complicata. Ci piacerebbe sognare stando svegli, camminare per strada e vedere persone pronte a soccorrerti, a darti una mano con amore e senza l’ausilio dell’interesse personale. C’è bisogno di un mondo diverso, dove il virtuale non prevalga sempre e comunque sulla realtà contemporanea. I sentimenti, gli affetti, le emozioni devono essere concreti, devono nascere e sprigionarsi sempre attraverso le relazioni dei popoli. Abbiamo bisogno di guardarci negli occhi, parlare faccia a faccia senza l’ausilio del computer che resta pur sempre uno straordinario mezzo di comunicazione e concreta scoperta tecnologica, se vista sotto il profilo didattico. Ma il cuore è un’altra cosa, non si può confondere con la fredda tecnologia. C’è bisogno d’amore, d’affetto, di tenerezza e di tutti quei sentimenti che da sempre sono state le terapie adatte a curare il lato peggiore dell’essere umano. Seminare odio e disprezzo significa far prolificare e sprigionare nell’uomo ciò che di negativo è sempre latente in lui, per questo dobbiamo in qualche modo essere esempio di bontà. Utopia? Forse! Ma temiamo davvero che l’impostazione della nostra vita di oggi, così com’è cambiata in due mesi di clausura domiciliare da covid 19, ci stia insegnando che nulla sarà come prima, che tutto cambierà. Anche noi stessi!

Salvino Cavallaro

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