Tirrito: “Scarcerazioni eccellenti in nome del Covid, Casamonica ultimo anello di una follia politica”. Con questo criterio adottato, dovrebbero fare un’amnistia di massa (che sarebbe più giustificabile)


“La continua scarcerazione di pericolosi criminali e la re-immissione nel tessuto sociale che faticosamente li ha espulsi è una delle peggiori aberrazioni che la politica di governo avesse mai potuto concepire”. Lo afferma Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (Comitato dei Collaboratori di Giustizia).

“Sono stati rimessi in condizioni di comandare – dalle loro comode e blindate case – mafiosi, camorristi e, in ultimo, i ben noti Casamonica, che hanno fatto del metodo mafioso, delle intimidazioni, del malaffare e del disprezzo delle regole dello Stato il loro modus vivendi.

Con la scusa del coronavirus – sottolinea Tirrito – centinaia di detenuti sono stati scarcerati, senza analizzare lo spessore criminale dei singoli beneficiari

Grazie a Bonafede e i suoi compagni di viaggio, decine di anni di lotta alle mafie sono stati spazzati via in poche settimane, con un regalo ingiustificabile fatto a boss di calibro e delinquenti patentati. Un fatto che dimostra la colpevole superficialità politica del Guardasigilli, ne evidenzia i limiti e ne accentua l’inadeguatezza in quel ruolo. Un disastro figlio di una politica inetta e dannosa – prosegue -, purtroppo subìta dalla gente onesta che ormai si sente abbandonata a se stessa”.

Ricordiamo anche la discutibile scelta di comando al Dap (Dipartimento di amministrazione penitenziaria), che ha mostrato tutti i suoi limiti nella gestione delle rivolte carcerarie post Covid. Insomma una Caporetto, il guaio è che sul campo di battaglia restano i corpi di coloro che negli anni hanno lottato contro le mafie fino a farsi uccidere, la credibilità del sistema di Giustizia italiano e la fiducia di imprenditori e cittadini.

In questi giorni il coro di proteste è sempre più rumoroso; sussurri da parte di chi sostiene questo governo ma non condivide queste scelte, e grida da chi invece – pur latitante nelle battaglie contro tutte le forme criminali insistenti anche in territori non associati al fenomeno mafioso tout court – si scopre oggi paladino della giustizia per calcolo politico e convenienza elettorale, riconoscendo come mafia solo quella storica e non quella di prossimità, quella più vicina ai territori, specialmente nelle province.

Anche questi atteggiamenti di omertà politica da un lato e di strumentalizzazione dall’altro – conclude Maricetta Tirrito – non aiutano certo le vittime di mafia, gli imprenditori che combattono il racket. Combattere le mafie è una questione grave, c’è bisogno di serietà, da parte di tutti”.

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