STUDIARE LA STORIA RECENTE AIUTA A CONOSCERE QUELLA PRESENTE – 12 DICEMBRE 1969: STRAGE DI PIAZZA FONTANA A MILANO (BANCA NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA) E INIZIO DELLA “STRATEGIA DELLA TENSIONE” IN ITALIA


—Freda.

 

 

  • Ag. Agim.

— Giuseppe Stella – A Milano, nella Banca nazionale dell’agricoltura di piazza Fontana, il 12 dicembre del 1969 una bomba di notevole potenza lì collocata esplose violentemente uccidendo 17 persone e provocando 90 feriti circa. Ciò avvenne di venerdì intorno alle 16,30 e il grave attentato ebbe effetti veramente devastanti.

Poco prima, un’altra bomba fu trovata nella Banca commerciale di piazza della Scala, sempre a Milano.

Anche a Roma, tra le 16.55 e le 17.30, ci furono altre tre esplosioni: due sull’altare della Patria di piazza Venezia e un’altra dentro la Banca nazionale del lavoro di via San Basilio. Qui ci furono solo danni e feriti.fontana Strage.

Iniziava quel giorno la cosiddetta “strategia della tensione” che durerà a lungo. Quegli attentati segnarono una rilevanza politico-eversiva più alta: si utilizzavano le stragi e quelle forme di violenza per favorire sbocchi di tipo autoritario. O al contrario per la stabilizzazione della politica esistente.

Per la sua gravità e la rilevanza politica, l’attentato di piazza Fontana divenne, per la Commissione stragi, il momento più alto di un progetto eversivo più ampio – come emerge dalle sentenze – al fine di creare paura nel Paese e perseguire dunque sbocchi di tipo autoritario o, al contrario, per una stabilizzazione neo centrista, ovviamente sfavorevole alle intenzioni del Pci, che voleva la rivoluzione armata per favorire i Sovietici ai quali erano legati da cospicui finanziamenti che giungevano a Botteghe oscure in cambio di azioni spionistiche capillari contro il nostro Paese e l’Alleanza Atlantica.ventura Ventura.

Per la strage, furono accertate anche collusioni di tipo istituzionale, come da relazione della stessa Commissione.

Dapprima i sospetti ricaddero su alcuni gruppi anarchici, poi però furono indirizzati su elementi di “Ordine nuovo”, organizzazione di destra estrema, che agì però con l’appoggio di agenti molto noti dei servizi segreti, non solo italiani, che negli anni a seguire, con la nascita delle Br (proletari armati) in itinere, faranno percepire più spesso la loro presenza in varie occasioni. Ma già in Italia il Pci agiva, e anche notoriamente, come formazione politica dichiaratamente rivoluzionaria di estrema sinistra al soldo di Mosca sin dalla fine (e anche prima) della seconda guerra mondiale. E lo fece per moltissimi anni a venire.

Queste azioni terroristiche dunque si inquadravano nel novero e nell’ambito delle provocazioni ricorrenti di un’insurrezione, attesa e probabile, armata organizzata dal Pci contro il nostro Paese, col finanziamento di Mosca e nel suo interesse, come ho scritto e ribadito in altri servizi già pubblicati su questo giornale; la Russia era infatti un Paese non certamente nostro alleato, faceva parte del blocco comunista del “Patto di Varsavia” e noi invece dell’ “Alleanza Atlantica”, come dagli accordi di Jalta di fine guerra. L’Italia dunque era sotto ricatto del Pci e dei suoi apparati collegati e organizzati con la complicità dei servizi segreti del Kgb. Dunque un partito fuorilegge e che non agiva affatto nella debita legalità.

Riprendendo il discorso sulla strage, il processo agli accusati si trasferì da Milano a Catanzaro e a gennaio del 1987 la Corte di Cassazione assolse definitivamente per insufficienza di prove gli imputati di quella maledetta operazione stragista.

Si rifece poi un altro processo ma sempre con esito negativo.

Nel 1995 alcuni pentiti diedero il via a un terzo processo ma anche in questo caso nel 2005 ci fu l’assoluzione.

In verità, c’è da dire che le dette sentenze di primo e di secondo grado e anche quella della Corte di Cassazione accertarono che in effetti la strage di piazza Fontana era riferibile a “Ordine Nuovo” del Veneto. Gli imputati coinvolti furono Franco Freda e Giovanni Ventura già assolti prima e dunque non più processabili.


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