Salvino Cavallaro – Sembra ieri che festeggiavamo il Natale, ci scambiavamo gli auguri di rito, e già siamo a Pasqua. Se non fosse banale la frase, direi: “Come passa in fretta il tempo”. Già, il tempo che fugge via velocemente, che cambia tante cose e che quasi sempre ti lascia il rammarico di non aver saputo cogliere l’attimo fuggente. “Carpe diem”, è l’eterno problema mai risolto dell’umanità. Tutti conosciamo il suo significato teorico, ma nessuno di noi è in grado di metterlo in pratica. E chissà, se riuscissimo davvero a cogliere il momento o i vari attimi della nostra vita, probabilmente non saremmo neppure uomini ammantati come siamo di tante innumerevoli fragilità. Un po’ come dire che nessuno è perfetto e, come tale, il non cogliere l’attimo resterà per sempre la caratteristica mai risolta della nostra vita terrena. Oggi, come dicevo, siamo a Pasqua, la Pasqua di Resurrezione. E’ la festa più importante del Cristianesimo, il cuore palpitante della nostra Fede in Dio. Sembra ieri che adoravamo il Bambinello appena nato, che già oggi abbiamo vissuto i tradimenti, le cattiverie, i soprusi, la Passione, la Morte e poi la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Un appuntamento annuale che ci fa riflettere come nonostante siano passati secoli da quel fatidico giorno, la storia dell’umanità si ripete sempre con la stessa metodologia, con la stessa perfidia, con gli stessi soprusi, con gli stessi tradimenti, con la stessa cattiveria. Ma c’è un altro aspetto importante della Pasqua che invece ci rallegra, ed è la speranza. La luce dopo il buio o, se volete, la quiete dopo la tempesta. Resurrezione è questo, è speranza in un futuro migliore. Dalle parole di disperazione e di fragilità di Gesù Cristo fatto uomo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” si passa alla Resurrezione, e cioè alla fine della sofferenza. E’ il segno emblematico del nostro percorso di vita, la croce che ciascuno di noi deve portare e le cadute che faremo nella speranza di poterci rialzare, qualche volta da soli e qualche altra volta aiutati dai nostri affetti più cari. E’ la storia della vita; si nasce, si cresce, si soffre, qualche volta si sorride, si piange e poi il tempo passa e cambiano le cose, così come cambiamo noi che non siamo più quelli d’una volta. E’ la legge dalla quale nessuno può sottrarsi, è un passaggio obbligato. Ma oggi non pensiamoci, viviamo serenamente e con gioia la Santa Pasqua. A chi è credente e a chi non lo è, rivolgo i miei più sentiti e sinceri auguri di serenità assieme agli auspici di una vita migliore. E poi, speriamo che Pasqua sia il segno di rinascita, di un profumo di vita che sprigioni l’ottimismo e ci faccia stare tutti meglio. In fondo, chi è ammalato, chi è disperato, chi non ha il lavoro e chi ha difficoltà di vivere un quotidiano talora fatto di stenti, forse non porta “QUELLA CROCE ?”