Alimentazione, ricerca e chirurgia per sconfiggere il tumore al colon


Le patologie tumorali legate al colon-retto sono le più diffuse nel mondo occidentale. Oggi, grazie al  miglioramento costante di diagnosi e cure è possibile migliorare le probabilità di sopravvivenza —

Catania, 24 Giugno 2016 – Prevenzione alimentare, raccordo tra medico di famiglia e struttura ospedaliera, miglioramento costante della farmacologia e della chirurgia. Sono questi i tratti fondamentali con cui viene affrontato oggi il tumore al colon-retto, che rappresenta la seconda forma neoplastica più diffusa al mondo. Questi e altri argomenti sono stati dibattuti al convegno “Highlights nel carcinoma del colon-retto”, organizzato da Humanitas Centro Catanese di Oncologia, presieduto dal dott. Sebastiano Mongiovì, chirurgo oncologo, e dal dott. Maurizio Chiarenza, Responsabile degenza di oncologia medica. Big speaker di rilevo internazionale è stato il Prof. Franco Berrino, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Durante il convegno il dott. Mongiovì ha eseguito in diretta , in collegamento con le sale operatorie di Humanitas ,due epatectomie per metastasi da tumore colorettale utilizzando la tecnica di clampaggio selettivo soprailare.

L’IMPORTANZA DELL’ALIMENTAZIONE

La prevenzione alimentare rappresenta un contributo fondamentale per qualsiasi tipo di patologia e negli ultimi anni sta ricoprendo una sempre maggior importanza a livello sociale. In particolare nella prevenzione del tumore al colon-retto, è consigliata un’alimentazione con pochi grassi e poca carne e ricca invece di fibre, vegetali e frutta; nello specifico, sono importantissimi i cereali integrali che, associati ai legumi, limitano l’apporto di grassi saturi e trasferiscono sazietà. La presenza di fibre facilita il transito intestinale, riduce l’assorbimento di grassi, colesterolo e sostanze cancerogene. Occorre però precisare che sono sconsigliate le diete fai da te; bisogna sempre rivolgersi al proprio medico di famiglia o a uno specialista.

FARMACOLOGIA E TERAPIE INTELLIGENTI

Oggi le terapie farmacologiche sempre più mirate, una diagnostica biomolecolare sofisticata e le tecniche chirurgiche più avanzate permettono di ottenere un trattamento multidisciplinare integrato in grado di aumentare la sopravvivenza e offrire ai pazienti qualità di vita migliori. Sono oggi disponibili nuovi farmaci a bersaglio molecolare che, associati alla chemioterapia standard, hanno potenziato ed arricchito in maniera sostanziale le possibilità di cura. In molti casi infatti le metastasi epatiche inizialmente non operabili, possono diventare tali con un trattamento efficace: quanto più alto è il tasso di risposta a quel trattamento, tanto più sarà elevato il tasso di operabilità delle metastasi. Le terapie cosiddette ‘intelligenti’, che utilizzano cioè farmaci biologici, stanno ricoprendo un ruolo sempre più importante e permettono di consegnare al chirurgo pazienti inizialmente non operabili: “L’obiettivo principale – spiega il dott. Chiarenza – è riuscire a colpire la neoplasia in modo sempre più specifico, senza aumentare in modo significativo gli effetti collaterali legati ai trattamenti chemioterapici di base. Lo scopo fondamentale è quindi ottenere sempre maggiori risposte migliorando la qualità di vita dei pazienti”. Il percorso più efficace è dato dall’integrazione tra il trattamento chemioterapico ed i farmaci biologici, che stanno conoscendo sviluppi continui: “Negli ultimi due anni – espone il dott. Chiarenza – sono stati pubblicati i risultati di alcuni studi multicentrici su nuovi farmaci che sembrano dare vantaggi maggiori in termini di risposta e sopravvivenza, aiutando così l’equipe medica multidisciplinare nell’aumentare la quota di operabilità dei pazienti metastatici: è proprio questo l’obiettivo principale. In tempi non troppo lunghi è anche pensabile un superamento della chemioterapia, grazie ad un cambiamento di approccio terapeutico”.

LE NUOVE FRONTIERE DELLA CHIRURGIA

Anche i progressi in ambito chirurgico stanno ricoprendo un ruolo fondamentale nella lotta contro il tumore. In particolare, nel caso di metastasi epatiche da tumore del colon-retto “è oggi possibile – spiega il dott. Mongiovì- intervenire chirurgicamente con resezioni sempre più limitate, mantenendo ovviamente tutti i criteri resettivi necessari, per poter avere la possibilità di rioperare in un secondo momento quei pazienti che dovessero avere una ricaduta, ipotesi che si verifica in circa il 30% dei casi”. La chirurgia cosiddetta segmentaria risulta dunque di grande aiuto perché permette di risparmiare maggiori porzioni di organo: “Il fegato è diviso in 8 parti – spiega il dott. Mongiovì – e se le lesioni riguardano solo un segmento, possiamo intervenire solo sulla parte interessata, escludendo così epatectomie maggiori che potrebbero avere effetti indesiderati sul paziente. La particolarità tecnica risiede nel clampaggio selettivo, che permette di interrompere l’afflusso sanguigno solo al segmento sottoposto a resezione, mentre il resto del fegato rimane perfuso per tutta la durata dell’intervento”

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