Nuova strage di migranti nel canale di Sicilia


Salvino Cavallaro – Ma quanti migranti devono ancora morire, prima che l’Unione Europea faccia qualcosa per evitare tali stragi? E’ la domanda che si pongono tutti, non da oggi. Nei giorni in cui vacilla l’Unione dell’Europa, anche a causa della Brexit dell’Inghilterra, si alza assordante il monito su quali sono i veri valori che questa Europa non sa comprendere, o chissà, magari non vuole neppure capire. E quando ci si meraviglia di una sorta di disgregazione dell’unione degli stati europei, spesso non si fa mente locale sulla causa primaria di tale disfacimento. Il problema dei migranti è il punto cruciale di tutta questa situazione,  ancor più della grave crisi delle banche europee, ancor più del Pil che non progredisce a causa degli enormi problemi economici che investono l’Italia, la Francia, la Spagna e la Germania targata Angela Merkel, che tende ormai a fungere da ago di una bilancia che pende sempre dalla parte di chi conviene. Niente aiuti economici a chi non si allinea alle regole dettate dall’Europa dei più forti. Ma i migranti muoiono sempre, i migranti fuggono dall’inferno delle guerre, cercano la vita e trovano la morte pagando gli spudorati scafisti. Un mondo civile non può permettere questo scempio dell’umanità girandosi dall’altra parte. Tutti quei morti sono sulla coscienza dei volti che scorrono sempre attraverso i nostri teleschermi. Volti rappresentativi di un Potere Europeo che si scioglie come neve al sole. Volti che sanno benissimo che non si può più fare a meno dell’Europa Unita e quindi bisogna crearne i presupposti nella consapevolezza che prima di ogni cosa c’è la persona ed i suoi bisogni. Il resto viene dopo, è la conseguenza di tutto. Salvare alcune vite umane in mare, è il minimo che si possa fare. Ma è aiutare a non andare incontro alla morte, che è necessario acquisire come l’aria che respiriamo. Bisogna urgentemente studiare il problema intervenendo sulla crisi delle terre in cui vige la guerra, la fame, la persecuzione religiosa, culturale e politica. Questo è il compito di un’Europa assente che poi si ritrova a dover gestire in maniera impreparata e raffazzonata, la sistemazione di popolazioni che non sanno neppure dove andare, perché respinti come fossero pacchi postali. Uomini, donne, bambini, vecchi che annegano in mare o, se sono più fortunati, si avventurano attraverso un’Europa spesso ostile all’accoglienza. Eppur si muore per il sogno di una vita irraggiungibile, che s’infrange tra le onde di un mare impetuoso. Un mare che divora tutto, anche il legittimo desiderio umano di vivere serenamente, che questa nostra Europa non sa neppure tutelare. Noi tutti abbiamo bisogno di un’Europa unita! Che però non è questa.

             

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