Il 70^ ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA


Una ricorrenza quasi dimenticata —

 

Luigi Celebre – Il 70^ anniversario della festa della Repubblica non ha avuto il risalto che meritava.

Poche le iniziative,rari gli articoli commemorativi apparsi sui giornali-

A me pare che ciò ha costituito una manchevole negligenza frutto forse di un abbassamento della tensione morale che dovrebbe essere sempre viva nella vita politica per evitare che la politica scada ad una “guerra fra bande.”

La ricorrenza meritava più ricordi con dibattiti coinvolgente l’opinione pubblica al fine di fare un bilancio del realizzato,del percorso spesso faticoso compiuto e di ciò che è necessario fare sia a breve che a lunga scadenza.

Poiché noi italiani,come ci definì un grande storico inglese, abbiamo una grande storia ed una corta memoria,l’anniversario era l’occasione per un sincero bilancio, anche impietoso,sugli errori commessi e senza enfasi per le cose positive realizzate.

Una commemorazione ed un bilancio ,oggi più che mai necessaria, perché una parte politica intende cambiare le regole del gioco e modificare la costituzione della repubblica.

Modifiche votate senza il concorso e l’apporto del contributo delle minoranze.

Occorreva fare l’inventario per verificare quanti degli ideali ,dei sogni e delle aspettative di settanta anni or sono sono stati realizzati e quanti ancora sono rimasti pii desideri e mete lontane da raggiungere.

Nel corso dei dibattiti occorreva verificare se il divario tra popolo e “casta” era aumentato o diminuito e cercare di individuare quali provvedimenti hanno ostacolato il sogno di una maggiore partecipazione popolare culminante con la democrazia diretta e quali, con la pseudo esigenza della governabilità,hanno accresciuto i poteri dei vertici producendo il culto della personalità.

E’ innegabile che l’Italia ,in questi settanta anni,ha registrato un grande progresso economico e civile e che la differenza tra il 1946 ed oggi è notevolissima.

Però i nostri ideali di mazziniani non erano orientati solo verso il progresso materiale,ma soprattutto verso il progresso morale ancora molto lontano da raggiungere.

L’alta percentuale di disoccupazione,accresciutasi in questi ultimi anni,mentre mortifica i diretti interessati e spesso ne condiziona la volontà politica danneggiando la crescita civile del paese,amareggia soprattutto noi mazziniani che abbiamo presente il monito del maestro : “Non è civile quel paese dove un solo uomo cerchi lavoro e non lo trovi:”

 

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