Il gelo polare e l’esercito degli invisibili. Brrrrr, che freddo che fa!


Salvino Cavallaro – Riposto il presepe, l’albero, le luci multicolori e i festoni che ci hanno fatto compagnia per tutte le feste di Natale, l’Italia comincia il nuovo anno affrontando i gravi problemi di un freddo polare cui non è abituata. E fa specie vedere le spiagge della Sicilia innevate, mentre anche la Puglia, la Calabria, l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata e tutto il Sud d’Italia è alle prese con un’ondata di gelo che ha fatto scendere le temperature sotto lo zero. Aeroporti, ferrovie e autostrade sono rimaste bloccate per lunghe ore e l’Anas ha consigliato di mettersi in viaggio verso il Sud, soltanto in casi di effettiva necessità. Il nostro pensiero va ai terremotati di Umbria e Marche, che si trovano a dovere affrontare questa terribile ondata di freddo gelido, sprovvisti come sono di una casa propria. 8 sono i morti in tutta l’Italia. 8 vittime del freddo glaciale, e tra questi ci sono clochard, barboni, persone invisibili a chi spesso si gira dall’altra parte per non vedere. Per frenare questa strage di morti per il freddo, si è mosso anche Papa Francesco che ha deciso di lasciare aperti i dormitori per 24 ore. Per gli altri ha donato dei sacchi a pelo resistenti fino a – 20 gradi e messo a disposizione anche le auto dell’Elemosineria. Già, gli invisibili o i clochard. Quante volte abbiamo sentito parlare di loro, oppure li abbiamo visti sdraiati sui cartoni agli angoli delle strade senza mai soffermarci un attimo. Più d’una volta abbiamo pensato che è un mondo che non ci appartiene perché siamo sempre di fretta, perché non abbiamo tempo, o puramente perché con fare superficiale ci siamo girati dall’altra parte, per non vedere l’aspetto di un degrado sociale che invece deve farci riflettere. Sono i nuovi poveri, sono un piccolo popolo che cammina nelle nostre città senza fare rumore. Dietro loro c’è sempre una storia, ci sono mille situazioni di vita che talora sono simili alle nostre, ma noi non ci pensiamo abbastanza. Disoccupati, padri separati, persone scoraggiate da un destino sadico che li porta a dormire per strada, nelle stazioni, sotto i ponti. Sono uomini e donne i cui sguardi tristi celano il dramma di un’esistenza che a un certo punto della loro vita diventa dramma, a causa di tanti motivi di natura sociale e umana. Loro sono umanità, così come lo siamo noi. Sognano, soffrono, ridono, piangono e talora non si amano perché sono tristi e rassegnati. Sono storie che camminano assieme a noi, ma non ce ne curiamo. Non abbastanza. E quando succedono fatti climatici come quelli che stanno accadendo in questi giorni in Italia e nel mondo, ecco che risvegliamo la nostra coscienza che è sopita da sempre. Sì, perché se i barboni, i clochard, gli invisibili, si adagiano ai margini della società, c’è sempre un motivo, c’è sempre una causa. Sono fragilità che non possono essere ignorate. Loro sono ultimi non per scelta, ma per una serie di motivazioni di vita personale. E non è il loro puzzo di sporcizia, di alcol o di vomito che ci deve allontanare, ma è il senso dell’umano che ci deve almeno fare riflettere senza girarci dall’altra parte.

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