Dopo i fatti di Piazza San Carlo a Torino


Salvino Cavallaro – Ritornare a parlare del fenomeno calcio, inteso come fatto sociale, sarebbe come ripetersi su considerazioni già largamente sviscerate in lungo e in largo. Ma i fatti avvenuti in Piazza San Carlo a Torino conducono a pensare a responsabilità che gravano sulle Istituzioni. Ci sono domande che a posteriori di quello che è successo la sera del 3 giugno in quello che da sempre è considerato il salotto di Torino, hanno la priorità su ogni cosa. 1527 persone che hanno fatto ricorso alle cure mediche in ospedale, oltre 300 visitate nelle strutture sanitarie del circondario torinese e tre persone (tra cui un bambino) che sono ricoverate in prognosi riservata, si domandano ancora di chi è stata la colpa e perché non è stata tutelata la loro incolumità fisica in fase di organizzazione preventiva. Domande legittime che inoltriamo alle Istituzioni e a tutti gli organi preposti alla sicurezza. Che si viva in un clima di paura a causa di attentati dinamitardi è un fatto accertato, ma che questo clima di terrore debba in qualche modo inibire il normale corso della vita di tutti i giorni, deve far riflettere su una maggiore attenzione nel prevenire certi fatti come quelli successi in Piazza San Carlo. E, visto che tantissimi feriti hanno accusato traumi da taglio provocati da cocci di bottiglie rotte sparse per terra, la domanda che sorge spontanea è questa: ”E’ stata emanata l’ordinanza del divieto assoluto della vendita di bevande in vetro?” E ammesso che questa ordinanza fosse stata emessa, chi si è preoccupato di farla rispettare? La sindaca di Torino Chiara Appendino appena ritornata da Cardiff, dove ha assistito alla finale di Champions League Juventus – Real Madrid, ha partecipato al vertice d’urgenza che si è svolto presso la Prefettura di Torino, tra il prefetto Renato Saccone, il questore Angelo Sanna e appunto la sindaca Appendino. Incontrando i giornalisti, la sindaca si è limitata a dire: “pensiamo alle persone ferite”. Certo, nell’immediatezza è giusto che si dia la priorità a chi ha bisogno di cure, ma resta il fatto che bisogna dare con urgenza risposta a domande che si ammantano di legittimità sociale. Intanto la Questura di Torino continua le sue indagini per scoprire chi è stato a scatenare il caos, quella maledetta sera in Piazza San Carlo. Si ipotizza un ragazzo a torso nudo con lo zaino che, secondo alcuni, sarebbe stato lui a scatenare quel finimondo. Ma di fatto, questa ipotesi al momento non trova alcuna conferma. E mentre tutte le telecamere della piazza torinese sono passate a setaccio dagli investigatori della Digos, il fascicolo aperto della procura di Torino parla soltanto di ignoti e non di ipotesi di reato,come confermato dal procuratore capo Armando Spataro, il quale dichiara: “Al momento stiamo cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti”. Dunque, non ci resta di aspettare che le indagini diano una risposta definitiva su chi è stato l’autore di tale insensata causa di una notte di panico e tanto terrore. A parer nostro, resta comunque il rimpianto di non aver organizzato questo evento all’interno di uno Juventus Stadium, che avrebbe potuto dare agli organi di sicurezza un maggior controllo. Si dirà che da sempre quel salotto della Torino bene chiamato Piazza San Carlo, con i suoi bellissimi edifici storici, con i capitelli ai balconi, i soffitti alti e arieggianti, i pavimenti di marmo e i portici che fanno da straordinaria cornice alla storia della prima capitale d’Italia, sia stato teatro d’incontro e aggregazione sociale per eventi culturale e sportivi. Tuttavia, riteniamo che il difficile e angosciante momento che il mondo sta vivendo in questi anni di paura legata a fobie derivanti da continui attentati terroristici, debba consigliare le Istituzione ad una maggiore e capillare attenzione nel gestire al meglio i vari eventi che raccolgono una particolare concentrazione di massa.

 

Articoli simili