Questo calciomercato fuori controllo


Salvino Cavallaro – Con l’arrivo dei cinesi, il mercato del pallone nazionale e internazionale non è più sotto controllo. E se a questo aggiungiamo la categoria dei procuratori che fanno il bello e il cattivo tempo nel rapporto tra giocatore e società, ecco come si spiega questa giungla di milioni di euro che volano come fossero fogli impalpabili di carta in balia di un’impetuosa tempesta. Crediamo davvero che ormai si sia giunti a un punto di non ritorno, in cui le tante parole spese per moderare i costi abnormi di un pallone che si estromette da ciò che è eticamente immorale, non sono servite a nulla. E’ la storia infinita che si propone tutti gli anni in estate quando le società, i procuratori e i calciatori, prima fanno la guerra e poi si abbracciano nella convinzione di avere fatto l’affare del secolo. Tutto ciò in barba a ciò che significa agire con la logica del cervello e non con quella della pancia. Troppi sono gli interessi che fanno pensare a un sistema improntato sempre più sul significato di “vita mia – morte tua”, che si è incarnato ancor di più con l’arrivo dei cinesi interessati a un pallone che considerano in assoluto l’unica vera fonte d’investimento sicuro. E allora pensiamo ai Cairo, ai Della Valle e a qualsiasi altro imprenditore che mantenga le redini di una società di calcio, come faccia a competere con tale assurdo sistema inibitorio di ogni leale confronto. E’ la legge della giungla, in cui il più grosso mangia sempre il più piccolo. Ma chi bada a controllare e far rispettare i conti societari, quando questi risultano in rosso? Dovrebbero essere le istituzioni, i vari governi del pallone dislocati in tutta Europa a unirsi per cercare di far rispettare le regole e, se è il caso, anche di aggiornarne i punti cruciali. In Italia, la FIGC ha tenuto sottocontrollo alcune società che hanno sforato i limiti di una gestione economica i cui bilanci sono chiaramente in rosso. Una supervisione che è servita da monito a ravvedersi, per non aumentare in bilancio le proprie passività. Ma poi, di fatto, di anno in anno riscontriamo sempre una lievitazione di abnorme spesa di denaro generato da società cinesi capaci di rimpinguare le proprie casse con denaro fresco, pronto per essere investito sul mercato. Vincere è l’unica cosa che conta, mentre combattere agguerritamente la concorrenza è l’altra cosa che non lascia spazio a nulla. Così, in tutto questo sistema inacidito e intriso d’ingiustificabili pazzie economiche, i procuratori sguazzano assieme ai loro assistiti che si arricchiscono e cambiano maglia una decina di volte in carriera, deludendo il popolo dei tifosi che si sentono traditi dal calciatore stesso. E’ un gioco al massacro, dove l’anno prima abbiamo registrato dichiarazioni di fede per la squadra in cui si gioca e l’anno dopo si va via tra delusioni e sentimenti di forte tradimento. E’ l’enfasi dell’eccesso di denaro, dell’arricchimento sproporzionato e associato a una maggiore professionalità che non tiene conto di nulla, neanche di un mondo incapace di rientrare nei limiti di un mercato del pallone che, se pur inflazionato dall’imprenditoria cinese, vorremmo fosse più vicino a una logica che non faccia sconti.

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