Apocalisse


Antonio Dovico – La rassegna stampa di stamattina riporta un editoriale di Al Rashid, direttore della rete TV “Al Arabìa”, il quale dichiara con forte spirito autocritico che il cento per cento degli atti di terrorismo degli ultimi anni sono opera di islamici.

Come popolo – quello islamico – è povero, quindi si potrebbe dire che la disperazione è il movente principale del terrore. Ma non è così. Bin Laden e gli sceicchi che pianificano la strategia del terrore, grondano petrolio, e allora bisogna cercare un’altra motivazione. Cercare, però, non è la parola adatta quando quel che si vorrebbe trovare è già a portata di mano. Infatti, chi non ha sentito l’epiteto di infedeli attribuito ai popoli occidentali? E la guerra contro l’occidente, non è definita “santa”?

Si sacrifica la propria stessa vita pur di uccidere uno, o mille infedeli. La ricompensa che si aspetta non è spendibile sulla terra, ma nel Paradiso. Sì, i musulmani credono ancora nel godimento di quel luogo celeste, chiamato Paradiso, nel quale una volta credevano fermamente ii cristiani.

Gli infedeli del terzo millennio, si sono emancipati troppo per credere ancora nelle favole dei nostri padri. Il paradiso è qui, quando si posseggono ville, automobili, motoscafi. Quando si possono passare le vacanze nei paradisi sessuali, con orge di tutti i tipi, e di carne femminile esposta all’occhio più lascivo.

Credono in questo paradiso in cui tutto è lecito, dove l’uomo si è sostituito a Dio oppressore , che pretendeva di limitare, con i suoi divieti, la nostra libertà . Gli insegnamenti biblici che dovevano informare la vita dei credenti sono stati giudicati obsoleti, quando non credibili. I severi divieti delle Chiese Cristiane, in primis quella cattolica – la più tenace nel conservarli, non senza meraviglia, considerata la rilassatezza dei costumi da parte della stragrande maggioranza di membri del clero – sono stati stracciati dalla quasi totalità dei fedeli. Le regole di comportamento nell’applicazione delle scoperte scientifiche inerenti ai meccanismi di riproduzione della vita umana sono stabilite da uomini beffardi che non si fanno scrupolo di niente. Le leggi degli uomini vanno contro natura anche riguardo al matrimonio tra omosessuali che, orribile a dirsi, viene legittimato non soltanto da autorità civili, ma pure col beneplacito di alcuni estroversi sedicenti cristiani.

Si sopprimono embrioni e feti , bambini e adulti, per spiantarne gli organi.

Si celebrano riti satanici con sacrifici umani. Mossi da vieto sadismo, ci fanno vedere in televisione le cose orribili di cui è capace l’uomo. Comprensibilmente, Dio non ne può più. Si è stancato di sentire Piero Angela illustrare ammirato la complessità e l’inimitabilità delle cose create, per poi attribuire al caso l’esistenza di tutto. Si è stancato di Margherita Hack, pure, la quale si meraviglia che ci siano dei fanciulloni che credono che quell’ordine cosmico di cui ne decanta le meraviglie, sia stato stabilito da Dio. Si è stancato di Veronesi, che ha fatto il diavolo a quattro per spaventare la ministra Moratti, quella mentecatta temeraria che voleva mettere in soffitta l’insegnamento del darwinismo.

Dopo essersi pentito una prima volta di aver fatto l’uomo, Dio si è ripentito di nuovo ai nostri giorni.

Al tempo di Noè, ha aperto le cateratte del cielo lasciando affogare chi non era dentro l’arca.

Al tempo dell’impero dell’Anticristo, dentro il quale ci troviamo in pieno – guai a chi non sa riconoscerlo – ha lasciato che si aprissero le porte dell’inferno, il cui fuoco brucia foreste, scuole, grattacieli, povere case, automobili, uomini e animali. Il diluvio non è arrivato a sorpresa: era stato preannunciato e Noè, che ci aveva creduto, era deriso dagli increduli. Il fuoco che ci sta divorando, non arriva neppure esso a sorpresa ma, “come nei giorni che precedettero il diluvio la gente mangiava, beveva, si sposava e si maritava, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non vollero credere finché si abbatté il diluvio e spazzò via tutti, proprio così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo.” Matteo24: 37,39

Oggi tutti riconoscono che il mondo è malato, che tutte le certezze sono in procinto di svanire, che il male sovrasta il bene di millanta. Uomini illustri di tutte le risme: scienziati; sociologi; filosofi; giornalisti, ecclesiastici, e via elencando, si riuniscono in tavole rotonde. Si discetta , si dibatte, si analizzano le cause che hanno portato l’uomo all’imbarbarimento . Si sproloquia intercalando il fatidico … “e finisco” quando invece si sta riprendendo fiato.

Si sintetizza il nulla con l’altrettanto fatidico “niente”… “a mio avviso”…!

Niente di niente, si può affermare, dopo tanto blaterare. Ciascuno, nel suo campo, ha sciorinato la propria dottrina, proponendola come un toccasana. L’ecclesiastico di turno, acquattato, muto, mimetizzato in mezzo a tanti sapienti, sembra spaurito, privo di coraggio. Come può parlare in nome di una fede a cui egli stesso non crede? Come proporre comportamenti assurdi per l’uomo del terzo millennio. Quale derisione se ricordasse Geremia 5:8 : “Sono come stalloni ben pasciuti e focosi, ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo”, additando la lascivia umana tra le cause prime che ci stanno avvicinando alla nostra distruzione.

Nei tempi passati – e ancora adesso presso i popoli primitivi – quando la calamità naturale o quella portata dagli uomini imperversava implacabile distruggendo uomini e cose, sacerdoti di dèi pagani, o stregoni ministri degli spiriti, proponevano riti espiatori per fermare il flagello.

Il poeta Omero nell’Iliade racconta della carneficina fatta da Apollo nel campo acheo, perché sdegnato dal rifiuto di Agamennone di rilasciare dietro lauto compenso Criseide, figlia del suo sacerdote Crise. Dopo che le “mortifere punte” dell’arciero Apollo avevano seminato per nove giorni morte e sgomento nelle schiere greche, nel decimo Achille convocò il Parlamento, consigliato da Giunone. Tanta sciagura non poteva che essere causata dagli dèi, perciò si interrogasse qualche sacerdote, o interprete di sogni o indovino, onde conoscere la cagione dell’ira e poterla placare. Il Parlamento comprese che il valore dei prodi, la bontà delle armi e la strategia, erano vani: il castigo scendeva dall’Olimpo. Insieme agli eroi achei, in parlamento, sedeva l’indovino Calcante, che era restio a parlare, perché conoscendo la causa del flagello, e cioè il rifiuto fatto a Crise dal comandante supremo Agamennone, sapeva che sarebbe incorso nella sua ira.

Il valoroso Achille, intuendo il timore di Calcante, lo incitò a parlare sicuro perché egli stesso lo avrebbe protetto anche contro il potente Atrìde. Così nacque l’odio tra i due illustri achei.

Se nei tempi antichi, i popoli ricorrevano ai loro Dèi per conoscere le cause delle sciagure che li colpivano, viceversa per gli ebrei non c’era bisogno di interrogare nessuno, perché il loro vero Dio, Jahvè, per mezzo dei suoi veraci profeti, promulgava le profezie che predicevano anzitempo le cose che sarebbero accadute. Sia le belle che quelle brutte, erano diretta conseguenza dei comportamenti individuali e collettivi degli uomini.

Invariabilmente, i profeti biblici sono sempre stati ritenuti nemici, dai potenti. Per fare qualche nome: Elia, Eliseo, Isaia, Geremia.

Il profeta, in tutti i tempi, anche negli attuali, è considerato un rompiscatole, un menagramo, più che un benemerito che vuole stornare sciagure dalla testa degli uomini.

Antonio Dovico

5 settembre ’04

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