Il Berretto a sonagli, contrasto tra realtà e apparenza


Salvino Cavallaro – Il Berretto a sonagli è una commedia in due atti scritta da Luigi Pirandello. E’ il berretto che porta in testa il buffone e lo ostenta davanti a tutti come il copricapo della vergogna. La commedia prende le tematiche delle due novelle – La Verità – e – Certi Obblighi – scritte da Pirandello nel 1912. Ma è nell’agosto del 1916 che il grande drammaturgo scrisse “A birritta cu i ciancianeddi” tutta in lingua siciliana per l’attore Angelo Musco. Ma Tra l’attore siciliano e Pirandello ci furono presto alcuni conflitti dovuti alle diverse aspettative; l’autore, infatti, desiderava mettere in rilievo i paradossi del personaggio e la sua esistenza, mentre Angelo Musco, attore brillante per sua estrazione professionale, ne sottolineava soltanto l’aspetto comico. Differenze di vedute tra il Professore (così il comico siciliano chiamava Pirandello) e Angelo Musco, che crearono una sorta di diatriba tra chi scriveva e chi recitava. Così la commedia fu presentata in una versione accorciata in siciliano, che si mantenne breve ancora nella trasposizione in italiano. Infatti, in tutte queste vicissitudini, Pirandello dovette riscrivere integralmente il suo testo in quanto aveva perduto il manoscritto originale. Nell’estate del 1918 Luigi Pirandello terminò di scrivere la versione italiana che fu rappresentata nel 1923 al Teatro Morgana di Roma con risultati non proprio soddisfacenti, visto che gli aspetti comici della versione in siciliano erano andati persi. La commedia di Pirandello è sostanzialmente il paradosso dell’esistenza umana, dove si mettono in evidenza i temi della maschera, della pazzia e dell’anticonvenzionalità. Si narra di un marito che, nonostante sia a conoscenza dell’adulterio della moglie lo accetta con rassegnazione, ponendo come unica condizione la salvaguardia dell’onorabilità. E’ indispensabile salvare le apparenze, perché la società forte della sua ipocrisia costringe gli individui a mostrarsi rispettabili. Ciampa, scrivano in una cittadina dell’interno della Sicilia, è inserito in una società piccolo – borghese che è condizionata da “galantuomini”, ma non esclusa da un rapporto attivo (anche se subalterno) con la classe superiore. Nel caso di Ciampa, la morale sessuale acquisisce il decoro convenzionale e ipocrita del perbenismo borghese, il cui codice teorizza il sistema socio – morale delle tre corde: la seria, la civile e la pazza. Gianfranco Jannuzzo con Emanuela Muni, Franco Mirabella, Carmen Di Marzio, Alessandra Ferrara, Esmeralda Carcullo,Gaetano Aronica, Anna Malvica e la regia di Francesco Bellomo, si presentano a Torino – Teatro Gioiello dal 14 al 19 Novembre – con l’opera di Luigi Pirandello. E’ quel “Berretto a sonagli” che pur essendo stato scritto un secolo fa, si inserisce in una letteratura classica che è sempre attuale, per i riferimenti tematici di quelle ipocrite apparenze che la società piccolo – borghese impone all’essere umano. Il palcoscenico come metafora di vita. Il teatro e i suoi attori, come rappresentanti di ciò che siamo e talora non vorremmo essere.

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