Il plauso dell’assessore Trimboli ai ragazzi del Laboratorio di Olivarella per il video



Sulle note de “Una vita in vacanza” i Ragazzi Speciali del Lab…Oratorio Giovanni Paolo II di Olivarella hanno presentato al Castello un video dal titolo “La vita è una danza”, che vuole essere momento di riflessione per chi tratta la disabilità come una malattia. E mentre le mamme guardano intenerite i loro figli che cantano e ballano, c’è chi, invece, li prende in giro per ciò che sono e per quello che fanno. Ma loro, con la travolgente voglia di vivere, riescono a intenerire persino i cuori di chi inizialmente li derideva. Tutti alla fine confluiscono in un grande collettivo abbraccio a testimonianza del fatto che in ogni cuore alberga il seme della sensibilità che spesso aspetta solo di essere annaffiato…

Una iniziativa eccezionale e meritevole del plauso della nostra Amministrazione – afferma l’assessore al turismo Piera Trimboli che, senza indugio ha messo a disposizione il Mastio della cittadella fortificata. I ragazzi assieme ai loro responsabili ci hanno ringraziato per la disponibilità, ma siamo noi amministratori a ringraziare loro per quanto fatto. E il successo che in queste ore il video sta ottenendo (quasi 200.000 visualizzazioni) è la dimostrazione della straordinarietà di questo video realizzato da un gruppo, quello dell’Oratorio che merita il plauso di tutti”.

La canzone “La vita è una danza” scritta da Saverio Mancuso sulle note della sanremese “Una vita in vacanza” del gruppo bolognese “Lo stato sociale” vuole accendere i riflettori sul tema della disabilità spesso interpretata non come una condizione bensì come una patologia, ed è stata incisa presso lo studio di registrazione MusicLAb di Fabio Centorrino con l’assistenza della cantante Marilisa Bertè. Il Castello è stato lo scenario in cui i ragazzi si sono esibiti nelle originali coreografie dei maestri Salvo Barresi e Luisa Picciolo, le riprese video di Melo Maio e quelle aeree di Peppe Maio di Fly Vision hanno trovato la loro sintesi nel montaggio curato da Federico Maio de “La Maison de l’art”.

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