La Polizia di Stato di Ancona coordinata dal Servizio Centrale Operativo ha eseguito il provvedimento restrittivo della Custodia Cautelare in carcere a carico di un 35enne anconetano, responsabile di lesioni gravissime dolose ai danni della sua partner.
I due si erano conosciuti a fine anno ad una cena ed avevano cominciato a frequentarsi assiduamente dal mese di febbraio, fino a quando la giovane, lo scorso mese, a seguito di una serie di specifici malesseri fisici e insospettita da alcune dicerie sullo stato di salute del suo partner che giravano nell´ultimo periodo della loro storia, si sottoponeva a specifici accertamenti clinici presso l´Ospedale Regionale di Torrette (AN).
Gli esiti clinici effettuati presso il Reparto Malattie Infettive dell´Ospedale di Torrette di Ancona, purtroppo, non lasciavano scampo in quanto la giovane vittima riceveva dal primario del reparto il tragico responso di essere stata irreparabilmente contagiata nel recente periodo trascorso dal virus dell´HIV.
Appena intuita la malafede di colui che asseriva essere l´uomo della sua vita, la donna si rivolgeva alla Polizia di Stato per perseguire nei termini di legge il responsabile della malattia e, quindi, del reato di lesioni gravissime dolose.
L´attività investigativa della Squadra Mobile di Ancona coordinata per la delicatezza dell´indagine dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, Sezione Reati di Genere, guidati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, permetteva di dare certezza che l´indagato era già affetto dalla sindrome da almeno 11 anni, accertando, inoltre, la sua imperdonabile malafede in quanto consapevole del suo stato di salute, quindi responsabile a titolo di dolo di non aver adottato le necessarie precauzioni per evitare il contagio alla/alle vittima, non rendendola edotta del suo stato di salute (sono in corso indagini per identificare altri probabili partners potenzialmente contagiati).
Successivamente sono state eseguite le perquisizioni domiciliari alla ricerca di ulteriori elementi di prova utili al proseguimento delle indagini.
Sono stati sottoposti a sequestro computer, tablet, telefonini e supporti informatici, visto che l´uomo utilizzava soprattutto “chat” per avere nuove frequentazioni.
A sorprendere gli investigatori durante le fasi dell´arresto, è stata soprattutto il cinismo con cui l´uomo, nonostante i risultati delle analisi, rifiutava di considerarsi malato affermando di ritenersi un negazionista dell´esistenza di tale malattia.
Non riconoscendo di essere affetto da HIV ha continuato negli anni ad avere rapporti sessuali, anche non protetti , senza avvisare le partner occasionali.
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