La Polizia di Stato di Genova, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha portato a conclusione l “Operazione Labirinto 2” con l´adozione di 13 provvedimenti tra misure cautelari e di “arresto ritardato” per altrettanti spacciatori operanti nel centro storico.
L´attività investigativa ha preso avvio dal maggio scorso condotta dai poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato Centro. Si tratta del secondo blitz, dopo quello compiuto nel mese di dicembre dello scorso anno, contro il radicamento dello spaccio al dettaglio.
La raccolta di materiale investigativo, documentato e riscontrato dalle immagini delle telecamere posizionate strategicamente nei “punti rossi” dell´area, ha permesso di fotografare caratteristiche e dimensioni del fenomeno: vicoli e piazze del centro storico “controllati” da un sistema a rete costituito da molteplici uomini ciascuno con un proprio ruolo tra “corriere”, “vedetta”, “depositario” e “pusher”.
Una catena di montaggio dello spaccio che, dopo aver apportato alcune modifiche operative a seguito degli arresti dello scorso anno, sfruttava gli anfratti dei vicoli del centro. Centinaia di cessioni di crack, hashish e marijuana, da parte di cittadini centroafricani in maggioranza richiedenti asilo, anche a soggetti minorenni o vicino a luoghi di aggregazione giovanile.
L´esito della complessa attività investigativa, grazie all´istituto giuridico del ritardato arresto, ha consentito di mettere a sistema tasselli investigativi che, letti in combinato, aumentano esponenzialmente la gravità e la pregnanza del quadro probatorio.
Affinando la tecnica investigativa, gli agenti dediti al contrasto al crimine diffuso della Squadra Mobile hanno anche individuato alcuni appartamenti, divenuti luoghi di stoccaggio delle dosi, sequestrando oltre 170 dosi di crack.
Numerosi sono gli acquirenti identificati e segnalati alla Prefettura per l´avvio dell´iter amministrativo.
Nel contempo sono stati eseguiti provvedimenti restrittivi scaturiti da aggravamento di misure cautelari violate da taluno degli imputati del precedente processo che avevano violato il divieto di accesso al Centro storico.
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