Giuseppe Stella – Un comico, che si è lentamente insinuato nella vita politica del Paese con una concezione tutta sua del modo di “sgovernare”, purtroppo ha già provocato al Paese abbastanza guasti sinora e dall’inizio, ed è necessario fermarlo. In partenza scrivendo uno statuto del Movimento che sin da subito ha chiamato “non statuto” (costruendosi il mito di una originalità dubbia e farlocca) tra il serio e il faceto. La “carta costituzionale” del M5S, sua creatura (ad immagine e somiglianza), è stata poi infarcita di concetti utopistici, iperfantasiosi senza senso e inapplicabili, che scaturivano da una mente certamente non in grado di carburare concretamente per connettersi con la realtà del mondo, che è tutta un’altra cosa. Ad esempio la sparata dell’1 vale uno è quanto dire (uno non vale uno perchè non tutti siamo uguali come si voleva far credere invece nell’ex Urss nel secolo della grande menzogna); poi, il fatto, scritto e detto mille volte, che non avrebbe mai realizzato alleanze con nessuno (per non contaminarsi), come se in una democrazia questo fosse possibile, è stata la cazzata più dirompente di tutte le altre: infatti, appena ha potuto si è alleato prima con la Lega, pur di governare, e ora col Pd (per il richiamo della foresta) e naturalmente per continuare a governare. Grillo, lo sanno tutti, era un ex comunista del vecchio Pci e addirittura si era autocandidato, prima di fondare il partito dei grillini (circa 10 anni fa), per la segreteria del Pd, venendone respinto con la motivazione: “non ha i requisiti”. Poi, Fassino (ex sindaco di Torino) gli suggerì di fondare un partito (non glielo avesse mai detto!), cosa che ha fatto prendendolo in parola e, data la sua popolarità di comico acquisita in tantissimi anni, gli è andata più che bene (a lui, non certo agli italiani che ora se lo devono sopportare chissà fino a quando). Ha cominciato con un “vaffa…”, ciò che fa parte della sua cultura scurrile, sboccata e oscena, trasgressista e triviale, violenta nell’espressione come le altre battute. Di fatto le sue oratorie sono tutte minacce, insulti e imposizioni non condivisibili. Alcune sue idee sono persino totalitarie e fasciste (comunismo e fascismo pari son) e nei cittadini comuni a volte attaccano perchè spesso parla da comico, mascherando così i suoi veri intenti e intendimenti. E’ un imbonitore di piazza. Ed è così che ha ottenuto il successo che ha avuto, facendo diventare il suo Movimento primo partito nazionale.
Sul diritto di voto Beppe Grillo in un passaggio del suo discorso a Trapani già nel giugno 2017, dove è intervenuto per sostenere il candidato Marcello Maltese, aveva lanciato una provocazione sulla sua utilità: “Cosa succederebbe se sparissero le elezioni? Non hanno più senso se più della metà delle persone se ne fotte…, non è più il veicolo della democrazia (il voto) di questo Paese. Tanto vale farlo a sorte. A sorteggio. Pensate che non siano in grado? Se questo sistema si usa per le giurie e uno di una giuria può darti un ergastolo, lo stesso sistema non si può usare per amministrare (ma amministrare non è una minchiata) una cazzo di città?”.
Nessuno però ha spiegato a Grillo, o non lo ha capito volutamente, che votare qualcuno è delegarlo a governare il Paese senza “vincolo di mandato” e che i partiti, come la società civile, sono la forza della democrazia che non si possono barattare con un sorteggio. Piuttosto è necessario che sia ben presente la meritocrazia e non le chiacchiere oratorie che lasciano il tempo che trovano. Uno può saper parlare ma essere carente nei fatti.
Ed Ecco l’ultima sparata di Grillo: “Togliamo il voto agli anziani?”
Il garante del Movimento 5 Stelle provoca e sul proprio blog propone di togliere il voto agli anziani.
Rprendiamo da un sito web di Vittorio Feltri la seguente nota:
Ecco servita l’ultima (folle) idea di Beppe Grillo. Che al comico genovese non mancasse la fantasia è cosa nota e forse, allora, che si spingesse fino a voler ridisegnare il diritto al suffragio universale, ce lo si poteva anche aspettare.
Il fondatore del Movimento 5 Stelle lancia la provocazione sul proprio blog citando una frase di Douglas J. Stewart: “Ci sono semplicemente troppi elettori anziani e il loro numero sta crescendo. Il voto non dovrebbe essere un privilegio perpetuo, ma una partecipazione al continuo destino della comunità politica, sia nei suoi benefici che nei suoi rischi”.L’attuale garante della compagine pentastellata spiega che non si tratterebbe di discriminazione, bensì del fatto di togliere spazio a chi, raggiunta una certa età, sarebbe meno preoccupato del futuro sociale, politico ed economico del proprio Paese. A differenza, ovviamente, delle più giovani generazioni. In questo solco, non a caso, qualcuno ha addirittura proposto di abbassare l’età per votare ai 16 anni.
Circa gli anziani, senza comunque specificare quale sia l’età limite, Grillo scrive: “I loro voti dovrebbero essere eliminati del tutto, per garantire che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale. Gli elettori sono, in larga misura, guidati dal proprio interesse personale, e l’affluenza relativamente bassa degli elettori più giovani può essere in parte causata dal sentirsi alienati da un sistema politico gestito da persone che non considerano della loro stessa natura”.
Infine, il comico, che di anni ne ha 71, chiosa così: “Se un 15enne non può prendere una decisione per il proprio futuro, perché può farlo chi questo futuro non lo vedrà?”.
Un commento su Internet
Grillo cita numeri, filosofi, statistiche: «i dati dimostrano senza ombra di dubbio che le decisioni prese dalle generazioni più anziane influenzano gli interessi delle generazioni più giovani e non ancora nate». Non nasconde il pericolo che possa trattarsi di una proposta discriminatoria ma il suo ragionamento alla fine è assolutorio: «tutti, alla fine, diventiamo anziani. Quindi non c’è ingiustizia» taglia corto. Ma il sasso lanciato nell’acqua per nulla placida della politica lo affonda. «Non ho letto le dichiarazioni di Grillo, ma adesso facciamo dei sondaggi vediamo qual è l’orientamento di voto e poi decidiamo…» ironizza il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il M5s, fatta eccezione per sparuti casi come quello della dissidente Elena Fattori («Non ho mai votato pensando a me stessa ma ai nipoti dei miei nipoti» afferma), non raccoglie la provocazione.
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Che ci sia un problema nella democrazia del voto questo è un dato di fatto: Hitler andò al potere perchè votato dai tedeschi liberamente e democraticamente, che non solo sbagliarono ma perseverarono, non ribellandosi mai alla dittatura nazista. La gente, finita la guerra, affermò alla stampa mondiale di non sapere cosa faceva di male Hitler, nonostante l’atroce conflitto in cui trascinò il mondo.
Che in Italia lo scorso marzo del 2018 molti italiani (il 32%) diedero il voto a Grillo, sbagliando di grosso, è assodato. Ma in democrazia quel voto sarà cancellato la prossima volta, o appena possibile, per l’incapacità dei grillini a governare e…anche politica. Che con la Brexit, voluta da un referendum in inghilterra i cittadini abbiano sbagliato ad uscire dall’Ue, anche questo è una realtà. I britannici non solo non sanno più come uscire da una simile situazione ma moltissimi vorrebbero rifare il referendum per restare in Europa.
Che ci siano percentuali bulgare di cittadini che non si recano a votare e che spesso arrivano ad oltre il 50% è un altro dato di fatto perchè contestano l’operato della politica che spesso e volentieri si rivela fallimentare e contro gli interessi dei cittadini. Ma da qui a voler togliere il voto agli anziani (che sarebbero oltre 15 milioni) ce ne corre. E quel Douglas J Stewart da cui Grillo ha attinto quei convincimenti certamente non deve essere persona molto accorta perchè anche gli interessi dei 15enni non coincidono con quelli dei 40enni o dei 50enni, 60enni e via dicendo (una teoria filosofica che non solo non convince ma è estremamente pericolosa. Certi studiosi vanno presi con le pinze).
Piuttosto il vero problema in Italia, e forse non solo da noi, è rappresentato dal fatto che non esiste alcuna scuola politico-amministrativa che insegni a chi vuol dedicarsi a questo “mestiere” ciò che dovrà fare da grande. Insomma, in politica si va allo sbaraglio senza che nessuno abbia idee, fantasia e capacità di gestione e sviluppo. Molti intraprendono questa strada per istinto o perchè non son capaci di fare altro, o per convinzioni personali ideologiche di contrasto ad altre. Ad esempio nell’attuale Governo ci sono incapaci conclamati che occupano poltrone di ministro e non sono all’altezza del compito. Fanno esperienza sul campo e rovinano l’Italia facendo aumentare sempre più il debito pubblico. L’ultima manovra economica? Per la crescita non c’è nulla perchè non ci sono più soldi, tutti assorbiti da reddito di cittadinanza e quota cento che dovrebbero essere eliminati al più presto. Ma Di Maio da questo orecchio non vuol sentire, lui che al governo ci sta per fare maggioranza e opposizione insieme, e con tantissima protervia.