Semplicemente grazie


In questi giorni più volte mi sono soffermato sul significato di una parola che ricorre spesso comunemente nel nostro linguaggio: “Grazie”. E’ stata una delle prime parole che abbiamo imparato dai nostri genitori, i quali ci hanno insegnato che si tratta di una forma educativa e di rispetto verso l’altrui persona che ti ha dato qualcosa di suo, oppure ha fatto gesti di sensibilità per il bene comune. E così, con l’andare del tempo, questa parola di soltanto sei lettere che racchiude la magia di una moltitudine di significati e sfumature capaci di unire le persone creando un clima di serenità, è diventata una parola senza età perché una volta imparata è entrata nel nostro cuore e ci è rimasta per sempre. Dire Grazie è come avere un asso nella manica che ci permette di entrare in completa sintonia con l’altra persona. Detto questo, mi sembra che l’abuso forse scontato di questa parola porti spesso all’equivoco di dire grazie con superficiale ripetitività, senza davvero entrare nell’intimo dei sentimenti più profondi e senza mettere in atto le componenti essenziali dell’anima. Così mi sono posto questo dubbio proprio nel momento in cui mi accingo a dire GRAZIE ai medici, agli infermieri, ai volontari, al personale che lavora strenuamente per l’igiene e la pulizia nelle strutture ospedaliere, alle forze dell’Ordine e chiunque in questi giorni di epidemia da Covid 19 sta rischiando la propria vita. Vita già persa da molti di loro che sono stati contagiati senza neppure avere la possibilità di difendersi con strumenti atti ad affrontare una strenue battaglia senza respiro. Poche mascherine, pochi guanti disponibili, poco di tutto ciò che la dotazione sanitaria dovrebbe garantire per difendere gli ammalati. Sono angeli, sono persone, sono professionisti che non hanno saputo dire no al forte richiamo della coscienza di una professione che in questo particolare frangente è tornata a essere missione, non un semplice lavoro come definito in tutti questi anni in cui in Italia il medico chirurgo di base è stato confuso con lo scrivano che ha compilato la ricetta con i farmaci da assegnare al proprio assistito. E allora ho pensato come avrei potuto dire una parola di gratitudine a questi eroi che non fosse soltanto un semplice GRAZIE, ma avesse un significato quintuplicato alla sua reale accezione. Così ho cercato un termine di gratitudine ancora più forte e sentito che potesse partire dal cuore e arrivare là dove si combatte giorno e notte. L’ho cercato tanto ma non l’ho trovato. Tuttavia, ho pensato che si possa dire ugualmente “GRAZIE” non soltanto rendendo evidente il suo significato originario, ma è possibile arrivare al cuore attraverso l’empatia, l’emozione e la forza di dire: “Sono con voi, non sentitevi soli”. Come? Nell’unico modo che mi è dato fare in questi giorni tremendi di terrore: STARE A CASA per non aumentare i contagi. Ecco, credo che il mio grazie sincero vada a questi eroi del nostro tempo, con l’augurio che questo alto senso dell’altruismo venga recepito come esempio da imitare. Sì, ognuno di noi può fare qualcosa per gli altri. Sempre!

Salvino Cavallaro

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