Questo lungo e interminabile lockdown e questa Settimana Santa di passione, morte e poi resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo che s’identifica nella Pasqua Cristiana, stanno tracciando in me esperienze contrapposte di significativa impronta umana, che difficilmente saranno rimosse. Un periodo forzato di esclusione dal mondo che vedo solo in maniera virtuale, senza l’essenza dell’unione e del reciproco abbraccio vero. Tutto ciò mi angoscia e mi rattrista profondamente, anche se sono consapevole dell’importanza assoluta di dovere restare a casa ancora per un altro mese e chissà per quanto tempo ancora. Ma ho tanta voglia di vita che non è quella che il coronavirus mi ha imposto, ma è quella vera che oggi mi manca. Manca la libertà, la relazione, mancano gli abbracci, la forza delle reciproche idee condivise o disapprovate attraverso gli incontri, manca l’idea di pianificare gli appuntamenti presi durante la giornata e poi c’è il vuoto dell’umano sentire che non lo materializzi con i messaggi whatsapp, con i video messaggi e altre cose suggerite dal mondo dell’informatica. Così, chiuso in casa, mi affaccio sul balcone per respirare un po’ d’aria già calda e stranamente estiva per il mese in cui siamo. E intanto guardo il volo degli uccelli e invidio la loro libertà di andare ovunque senza il permesso di nessuno. E’ la grande bellezza della natura che spesso abbiamo offeso con i nostri comportamenti irriverenti, facendola reagire contro noi stessi. E mentre ascolto il vociare dei bambini che s’inventano la libertà che non hanno, penso a quanta voglia di vita ho.
Salvino Cavallaro