E’ il separatismo che hanno voluto. Eppure si parla di Europa unita, proprio mentre ci
accorgiamo che neanche l’Italia lo è. Il sistema sanitario italiano vacilla, annaspa sotto
l’incedere del coronavirus, è disorientato e si perde in mille forme di un agire mai uniforme,
mai unito nel fronteggiare una pandemia che richiederebbe maggiore senso di unità
scientifica. Ma dalla Valle d’Aosta alla Sicilia ognuno fa come vuole. E così, sia nell’agire a livello
ospedaliero che nella gestione dei dispositivi medici, ogni governatore di Regione ha facoltà di
mettere in atto diverse misure in base a fattori che si riducono sulla propria appartenenza
politica e alla situazione economica di ciascuna Regione. E lo Stato dov’è? Si limita a riunirsi in
Consiglio e deliberare decreti sulla Task Force. Intendiamoci, la nostra non è una critica al
Primo Ministro Conte e al Governo in carica il quale sta facendo ciò che può, ma è un appunto
a tutto il sistema Italia nell’antica forma di un deterioramento politico, economico e sociale.
Una situazione che dal punto di vista non solo sanitario è andato sempre più alla deriva,
favorendo la disunione di uno stivale formato da tante Regioni ma non esattamente unificate
in un’Italia che tutto è meno che il simbolo dell’unità nazionale che è fecondata da illusoria
esteriorità.
E così possiamo assistere alla diversificazione di direttive regionali per combattere ilcoronavirus.
Zaia agisce diversamente da Fontana, Cirio mette in pratica un modus operandi diverso da Toti,
piuttosto che da Bonaccini, Zingaretti, De Luca, Emiliano e Musumeci.
Perché? Perché dare facoltà a ogni Regione d’Italia di agire in modo diverso, rendendo
evidente la propria espressione politica proprio nel tempo di emergenza sanitaria in cui non
c’è spazio per le polemiche e la propaganda elettorale? Per forza che i dati relativi ai
contagiati, piuttosto che ai guariti, ai deceduti e a coloro i quali sono ricoverati in terapia
intensiva, sono inevitabilmente diversi e non attendibili. E allora ci domandiamo a cosa serve
stare davanti alla televisione aspettando tutti i giorni alle 18,00 i dati forniti dalla Protezione
Civile, se c’è tutta quest’anarchia sanitaria regionale? Perché non si fanno i tamponi alle
persone che magari non sanno neppure di essere portatori sani del virus e intaccano altre
persone? Perché il governatore del Veneto Zaia ha ordinato a tappeto questo tipo di controllo
e in Piemonte, il Presidente Cirio non ha seguito lo stesso esempio?
E’ chiaro che poi i risultati subiscano una netta differenza dei casi affetti da coronavirus tra le
diverse Regioni. Insomma, così com’è in questo momento l’Italia che è in ginocchio sotto tutti
gli aspetti della vita economica e sanitaria, prevediamo un lungo periodo di incertezze, almeno
fino al giorno in cui arriverà il vaccino. La scienza non dà risposte precise e la politica prima di
agire aspetta il parere dei sanitari sulla situazione epidemiologica nel nostro territorio. I
negozi sono chiusi, scuole chiuse, fabbriche chiuse, attività sportive chiuse, tutto chiuso tranne
supermercati, farmacie, banche, poste, la logistica e poco altro. L’Italia è in chiara sofferenza. Il
Covid 19 ha scoperchiato tutta la fragilità di un sistema che negli anni è stato opacizzato da
beghe politiche elettorali e lotte al Potere. Egoistiche poltrone di Governo che nulla hanno a
che fare con il bene comune di una Nazione. E adesso che i nodi stanno venendo al pettine,
tutti sono al capezzale dell’ammalata Italia che aspetta di fatto il vaccino contro il coronavirus
per riprendere una vita socio – economica, che per forza di cose non potrà essere più come
prima. Noi che non abbiamo vissuto il dopoguerra, se non nei libri di storia, possiamo dire che
sarà come allora? Chissà! Intanto l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) ci informa la
recessione globale per il 2020 è del 3% in negativo e per l’Italia il PIL è in calo del 9%. Mala tempora currunt!
Salvino Cavallaro