STORIE E MISTERI D’ITALIA – PALERMO, 3 SETTEMBRE 1982: UN COMMANDO DI COSA NOSTRA IN VIA CARINI UCCIDE IL GENERALE DALLA CHIESA, LA MOGLIE SETTI CARRARO E L’AGENTE DI SCORTA RUSSO. FU UN DELITTO DI STATO?


 — Foto: il Generale Dalla Chiesa.

— Ag. Agim.

— Giuseppe Stella – A Milano il 4 settembre del 2013, nel carcere Opera, la Dia intercetta le parole di Totò Riina in persona mentre parla nell’ora d’aria con un compagno di prigionia, Lorusso: descrive cinicamente l’attentato del 3 settembre 1982 a Dalla Chiesa, a sua moglie e all’agente di scorta. “Eravamo qualche sette, otto di quelli terribili – disse – c’era con me anche ‘Sarpuzzedda’, Pino Greco, famigerato killer della mafia. Li abbiamo uccisi a colpi di kalashnikov”.DALLA CHIESA1 La cronaca dell’epoca sui giornali.

Fu considerata una strage di mafia e le sentenze lo accertarono definitivamente, condannando i killer Raffaele GanciGiuseppe LuccheseVincenzo Galatolo, Nino Madonia, insieme ai collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci, coi mandanti interni alla mafia siciliana Totò RiinaBernardo ProvenzanoMichele Greco, Pippo CalòBernardo Brusca e Nenè Geraci.

Ma come per le grandi stragi delle storie e misteri d’Italia i mandanti rimasero, e ancora oggi lo sono, occulti e misteriosi.

Nel libro “Delitto Imperfetto”, Nando Dalla Chiesa, il figlio del Generale, scrisse che suo padre chiamato a Palermo a debellare la mafia disse ad Andreotti prima di partire: “Non avrò riguardo per quella parte dell’elettorato alla quale attingono i suoi grandi elettori”. Quelle parole furono testimoniate anche nel processo. Si accusava con ciò la supposta “complicità morale” degli appartenenti alla corrente politica democristiana siciliana del più volte Presidente del consiglio Giulio Andreotti.

Dalla Chiesa per fare al meglio il suo lavoro in Sicilia aveva chiesto “poteri speciali”, così come fatto con le Br da lui sconfitte con infiltrati e altre strategie rivelatesi efficaci e vincenti.

Poteri promessi ma che in concreto non ebbe mai.


Le figlie del generale poi, compresa Rita, ipotizzarono poi che la mafia non avesse interesse in quella fase ad uccidere il padre, una mafia sempre attenta alle reazioni pubbliche che avrebbe sminuito l’immagine del sodalizio criminale. Allora perchè e da chi fu ucciso il generale? C’erano altre ragioni alla base? Storie e misteri d’Italia…a non finire.


E la scomparsa dei documenti dalla cassaforte di Dalla Chiesa conservati in una valigetta?

Totò Riina stesso confermò: “Gli hanno portato via tutto”.

Il mistero è grande e tuttora in tanti ritengono che la mafia commise sì materialmente il delitto ma i mandanti furono altri e restano ancora occulti.

Servizi segreti? E per conto di chi agirono?


Alcune interecettazioni disvelarono che cosa nostra avrebbe dovuto fare un “favore” (a chi non si sa) e che la mafia non aveva certo interesse a compiere quel delitto.

Altra interecettazione: “Stu omicidio dalla Chiesa non ci voleva… Ci vorranno minimo dieci anni per riprendere bene la barca”.

Furono dunque interessi esterni a cosa nostra a decretare quell’uccisione così come altri pentiti dichiararono?

Persino Giovanni Falcone  e  Paolo Borsellino parlarono di “convergenza di interessi tra Cosa Nostra e settori politici ed economici”. Con cosa nostra però che voleva evitare quella strage.


Ed anche i giudici, che condannarono i boss, sostennero il “
pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale che avrebbe fatto di tutto contro la mafia ed anche contro quei pezzi di potere delle istituzioni che con essa stringevano patti ed accordi scellerati”.


La valigetta del generale coi documenti ,scomparsa dalla cassaforte di Dalla Chiesa, fu poi ritrovata nel 2013 negli scantinati del tribunale di Palermo, senza le carte ovviamente…C’erano forse riferimenti al delitto Moro e alle Br? Misteri su misteri: mafia e Stato insieme per interessi convergenti? A questo punto vien da chiedersi se la criminalità organizzata non faccia spesso taluni servizi sporchi per conto dello Stato attraverso i servizi segreti (anche deviati) o entità innominabili a lui legate per proteggere personaggi intoccabili e fatti che non si possono conoscere per nessun motivo al mondo (ragion di Stato?).

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