Oggi ho ricevuto un messaggio emblematico di un papà che ha accompagnato i propri figli a scuola: “Portare i figli a scuola dopo 6 mesi è stata un’emozione grande, genuina e piena di significati. Speriamo solo che non si perda questa occasione……”. Parole chiare che traducono in sintesi uno stato d’animo generalizzato di sentimenti contrastanti. Un sentire comune che verte tra la confusione politica innescata ad arte sulla scuola, sulla ministra Azzolina, sul Governo e la voglia di ricominciare a ricondurre i propri figli in quella scuola che è didattica, confronto, stare insieme, conoscersi, educare e crescere. Questo padre che mi ha scritto ha manifestato segni di grande sensibilità personale sull’importanza del ritorno a scuola per i propri figli e per lui stesso, che vede attraverso questo epocale primo giorno di scuola diverso dagli altri vissuti in precedenza, un’emozione interiore che si evince dall’espressa genuinità. “Speriamo solo che non si perda questa occasione” – dice il papà in questione – che nell’entusiasmo di ripartire vede in lontananza qualche possibile sottile frenata a un’occasione che dobbiamo considerare positiva pur con tutte le mille precauzioni di distanziamento anti covid. Questo ricominciare deve avere il gusto romantico del primo giorno di scuola che tutti noi non abbiamo mai dimenticato, soprattutto oggi che il virus ha cambiato il mondo sotto l’aspetto sociale. Ma i bambini e i ragazzi di ogni età devono avere il ricordo di un giorno particolare da scrivere quando tutto sarà un richiamare alla mente ciò che hanno vissuto tra desiderio di rincontrare i compagni e gli insegnanti “persi” sei mesi fa e sostituiti da una didattica telematica fredda e priva di ciò che è il sapore principe del significato di scuola. Certo, nessuno nasconde l’effettiva difficoltà di iniziare un anno particolare che pone mille problemi, tuttavia, affrontiamo con i nostri figli e nipoti il gusto del primo giorno di scuola. Specialmente per i più piccoli è come avere vissuto mesi di sconforto, attaccati ad un computer cui si è fatto di necessità virtù, ma che mai e poi mai può sostituire l’emozione di rivedersi, di porre lo sguardo alla lavagna, di seguire le lezioni impartite dalla maestra o dal prof. per i ragazzi più grandi. E persino l’interrogazione diventa un momento positivo, al contrario di prima in cui si manifestava il terrore di non essere preparati. Oggi tutti noi siamo cambiati, e anche i ragazzi intervistati hanno detto di sentire proprio il desiderio di ricominciare. Segno evidente che quello che prima veniva considerato un peso, adesso, dopo il lockdown, si è capito il valore di ciò che è mancato. Scuola è didattica, ma anche sviluppo educativo, culturale e sociale che prepara gli uomini di domani. E poi questo primo giorno dal sapore diverso ha in sé qualcosa di unico che sarà scolpito nella storia di questi anni che richiedono grandi sforzi per ricominciare attraverso una salita ripida che deve unirci a percorrerla insieme. La scuola, come ogni altro settore della società contemporanea, deve essere aiutata a ricominciare pur con tutte le evidenti difficoltà del momento, anche se certi disfattisti di parte politica fanno di tutto per demonizzare un percorso che già di suo è irto di ostacoli. Si prenda esempio da questo papà che ringrazio personalmente per avere risvegliato in me pensieri romantici di emozione sopiti nel tempo, di quel primo giorno in cui ho portato i miei bimbi a scuola. E’ stato l’avvio alla vita, il distacco momentaneo ma carico di responsabilità paterna che si è manifestato nel lasciare la loro mano e poi vederli correre verso l’aula, i compagni, la maestra, la vita a cui li abbiamo affidati. Scuola come istituzione insostituibile, come luogo di incontro e crescita, anche con misurazione della temperatura, mascherine, distanziamento, ma con gli zaini carichi di speranza. Sì, pieni di voglia di ricominciare, anche se tutto ciò non nasconde tante serie insidie da tenere in considerazione. Intanto si riparta. Poi si vedrà. Step by step!
Salvino Cavallaro