Siamak Khamnei, una favola diventata realtà


Da Ahar nell’Azerbaigian Orientale – a Torino – passando attraverso mezzo mondo. E’ la storia di Siamak Khamnei, un medico dentista iraniano che si è costruito il futuro da solo con coraggio, con forza, tanta speranza, pazienza e determinazione. La sua storia affascina e sollecita una generale riflessione per i suoi molteplici risvolti umani che sanno di ammirazione in un percorso di vita fatto in salita, ma poi gratificante nel suo epilogo. Mi è capitato una volta di intervistare questo personaggio che ho portato a conoscenza per le sue qualità umane e adesso ho pensato di rinvigorirne l’immagine proprio per le tante peculiari caratteristiche che gli sono consone. Siamak è un vecchissimo nome che è presente nelle favole ed ha origini persiane. Il suo vero significato è “Uomo dai capelli neri”. E chissà, (ho pensato in me stesso), se è un segno distintivo di forza esteriore che si compenetra nell’anima. Ricordo che in quel nostro piacevole incontro, gli feci una domanda che lo toccò particolarmente nell’intimo: “Dottor Khamnei” – gli dissi – “Da ragazzo, quando ha capito la differenza tra il bene e il male?” – così mi rispose lasciandomi senza parole – Con questa domanda mi tocca sul vivo di una brutta esperienza paterna. Da quando ho capito me stesso, mi sono reso conto che nel mondo esistono cattiverie tra gli esseri umani e che il bene, nonostante venga qualche volta oscurato dal male, alla fine risorge e vince sempre.” Ecco, direi che in questa risposta c’è la sintesi di una persona che ha sofferto molto la radice paterna, ma che poi per impulso ha creato l’opportunità di crescere e maturare in fretta aspetti diversi, nel distinguo fondamentale di ciò che è bene e ciò che è male. Da qui la narrazione di una storia che s’interseca tra fatti politici riguardanti la rivoluzione dell’ayatollah Khomeyni, cui l’Iran ha convissuto a partire dagli anni ’79 fino all’89 e il nascere della Repubblica Islamica che ha fatto capire a tutti l’errore che era stato fatto in precedenza. A questo punto il giovane Siamak decide di andare via dalla sua terra natia per studiare medicina in Canada, una nazione totalmente diversa dalla sua Iran, dalla sua Ahar e da quella vicina Tabriz, città in cui si trasferì per lavoro la sua famiglia. Un salto notevole di qualità di vita, cultura, modus vivendi e operandi che Siamak ha assorbito superando mille difficoltà, sfruttando la sua conoscenza della lingua inglese per fare di tutto, guadagnarsi da vivere e studiare. Furono anni duri, ma servirono a forgiarlo come forza interiore nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Poi l’esperienza negli Stati Uniti d’America, dove in Oklahoma ebbe un incontro con l’ambasciata americana. Nel frattempo anche suo fratello lasciò l’Iran per andare in Europa e insieme si riunirono a Perugia, dove insieme frequentarono l’Università degli stranieri. Per Siamak fu il primo impatto con l’Italia e anche con la nebbia, che vide per la prima volta quando atterrò all’aeroporto di Milano. Quella fu una strana sensazione, fu l’approccio con un mondo che per lui era completamente nuovo; una terra, l’Italia, in cui si sarebbero diramate le radici del suo futuro. Poi il fato lo ha portato a Torino grazie alla sua professoressa d’Italiano (cui Siamak dava lezione di lingua inglese) a consigliargli il trasferimento al Nord dell’Italia. Fu strano il primo impatto con la città piemontese che tutti dicevano fosse fredda dal punto di vista dell’accoglienza, ma che egli trovò subito predisposta verso chi avesse intenzione di adattarsi a quel tipo di vita totalmente diversa dalle sue origini. Così nacque un bel rapporto tra Torino, l’elegante città sabauda intrisa di grande storia, e quel giovane venuto da lontano con tanta voglia di socializzare per ambientarsi in un contesto sociale che il futuro gli prospettava come fondatore di lavoro, professionalità e rapporti umani. Sì, proprio quei rapporti con la gente che lui ha saputo curare fin dall’inizio, facendosi apprezzare come medico dentista e, soprattutto, come persona attenta ai valori etici e umani. Ecco, penso proprio che narrare certe storie di vita come quella di Siamak Khamnei partito da una terra così lontana e arrivato là dove il destino ha voluto, faccia riconoscersi nell’ammirazione verso chi nella vita con coraggio ha saputo lottare per raccogliere poi i frutti di tante strade percorse in salita, talora anche molto ripide, che ne hanno saputo forgiare il carattere. Tutto questo sarà costruttivo anche per suo figlio che oggi è in età adolescenziale. E’ la ricchezza di un patrimonio familiare che potrà rileggere un giorno come un libro che ramifica un passato da incorniciare. E’ la storia di papà Siamak. Sì, proprio lui, “L’uomo dai capelli neri” promotore di una favola diventata realtà.

Salvino Cavallaro

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