Adesso si sta esagerando


No alla violenza, sì alla protesta civile. I disordini e le infiltrazioni di gruppi organizzati di tipo estremistico legato al mondo delinquenziale, fanno riflettere come in un Paese civile e democratico come dovrebbe essere il nostro, sia diventato praticamente impossibile manifestare il proprio dissenso nelle piazze in maniera lecita. Certo, la delusione e la disperazione hanno un loro peso psicologico che a volte trascende anche a dismisura, tuttavia, i fatti avvenuti a Napoli, Roma, Milano, Torino, Catania, sono inaccettabili nel suo intendere organizzato per creare volutamente disordine attraverso una regia di matrice violenta e criminale. Una formazione composta da ultras, militanti estremi, ventenni e anche minorenni, è scesa sulle strade delle varie città citate per creare disordini, infiltrandosi tra cortei formati da persone che intendevano manifestare il disagio di un parziale lockdown capace di inibire il prosieguo di attività lavorative come bar, ristoranti, pasticcerie e non solo. C’è pericolosa frenesia distruttiva, in questa Italia dal dilagante impulso verso la disperazione accumulata in otto mesi in cui la pandemia ha finito con il risucchiare gli ultimi residui respiri di resistenza. Sulle pagine di questo giornale abbiamo più volte criticato decisioni politiche contrastanti tra Stato e Regioni. Situazioni mai concilianti di unione nell’affrontare il terribile incedere vorticoso di un virus difficile da combattere, ma soprattutto capace di mettere gli uomini in competizione, gli uni contro gli altri. E così, il nostro è diventato il Paese degli untori e dei contagiati di manzoniana memoria, ma anche l’Italia delle divisioni e della deriva politica incapace di gestire situazioni oggettive di così grave portata. Ma da qui a fare sfociare attraverso la disperazione della gente atti di violenza gratuita, ebbene, lo si consideri pure un percorso pericoloso verso la distruzione totale. Inammissibile, tuttavia, abbandonare il campo del pensiero costruttivo, della razionalità, dell’ideale impulso di unirsi per ripartire quando rivedremo la luce in fondo all’oscurità di una galleria che sembra non finire mai. Un tunnel dove tutti siamo contro tutti, politici, scienziati, virologi, infettivologi, economisti, sindacati, Confindustria, lavoratori e pure quelli che un lavoro non ce l’hanno e vivono la disperazione di condurre assieme alla propria famiglia una quotidianità fatta di stenti pur senza il covid. Ma la protesta deve essere civile e penetrante, chiara e misurata nel fare valere le proprie ragioni. No alla violenza, alla distruzione di vetrine, di strade, piazze e di qualunque cosa si incontri nel percorso pazzo e irragionevole dell’irrazionale. E’ effimero! Non serve a cambiare le cose, semmai li peggiora nell’attesa di darle in pasto a chi aspetta sempre il momento per manifestare in maniera pretestuosa ciò che avrebbe bisogno di essere portato avanti con argomenti significativi per il bene comune. Ma chissà, forse questo è proprio il limite della natura umana.

Salvino Cavallaro

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