UN MERLO, MA CHE MERLO!


Antonio Dovico – Gli uomini siamo abituati a guardare la gobba degli altri, ma la nostra non la vediamo. Qualche volta distogliamo l’ attenzione dai nostri simili, per fissarla sugli animali. Lo facciamo a cuor leggero, quando vogliamo emettere un giudizio offensivo su qualcuno che ci è antipatico. Il  tale è un porco, il tal’altro è un asino, e il tal’altro ancora, è un merlo. Ma, merlo chi? l’uomo ingenuo che si lascia accalappiare dai furfanti! Solite imperdonabili sciocchezze degli umani. Sentite come un merlo giocherellone ha dribblato il mio amico Sarino. Una caratteristica che affiora sovente nell’umano, è il desiderio, qualunque ne sia il tipo. Può riguardare qualsiasi cosa, ma mi limito a riferire solo di una, attingendo al racconto ascoltato al telefono dal mio amico già nominato.  Un mattino egli si sentì sotto il naso un odorino di merlo, ben cucinato. Deciso, imbraccia il fucile, e si reca nel luogo dove può trovare la preda desiderata. Un merlo lo vede e si posa alla distanza giusta, da dove potrebbe essere colpito. Sarino spiana il fucile, lo punta, porta il dito sul grilletto, il merlo attento, osserva tutto, apre le ali al momento giusto e fa “marameo” a Sarino, volando lontano quanto basta per illuderlo. Sarino si avvicina con passo furtivo, la scena che abbiamo visto prima si ripete, lasciando Sarino a guardare, anche stavolta, con tre palmi di naso per la delusione. Il merlo ci ha preso gusto a sfotterlo, cambia ancora palcoscenico  e  si posa sulla cima di un palo di legno. Bersaglio facile per Sarino, io lo penso e Sarino conferma. Mi prende l’ansia per il povero merlo, stavolta lo fa secco, povero amico merlo cantore, lui che con le sue meravigliose melodie annuncia la primavera in arrivo. Trepidavo per la fine che avrebbe potuto fare il dolce cantore. Stavolta il crudo cacciatore carnivoro, si era scaltrito sul come fare secco l’irridente uccello nero, dal becco giallo. Ma che cosa appare all’istante? La testa di un ragazzino, coperta da un berretto, con in cima un ciuffetto di fili, emerse improvvisamente da un muretto di un terrazzino a piano terra. Sarino vide la testa inquadrata perfettamente al centro del mirino nell’attimo in cui il dito era pronto a premere. Ma solo per un incredibile miracolo, non si spensero tre vite in pochi istanti. “Avrei colpito il merlo, sfracellato la testa del bambino e subito dopo la mia. Lo dico perché ne sono certo,” mi disse convinto Sarino. Siano lodati i santi protettori delle tre vite salvate.
Antonio Dovico – 29/12/2020

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