IMMAGINANDO IL DOPODOMANI


 

Un uomo, nel tentativo di barcamenarsi in questo mondo così instabile e per nulla rassicurante, può provare vari metodi per capire, incluso quello di procedere per tentativi ed eliminazione di errori.

Utilizzando quest’ultimo metodo, una persona potrebbe, innanzitutto, conoscere come funziona la disumanizzazione, e se necessario cercare di capire la sua importanza.

Quindi, per dare il via, a tutto questo si dovrebbe anche capire quale ruolo, la disumanizzazione ha avuto in quello che viene considerato il singolo evento più distruttivo nella storia umana: la seconda guerra mondiale con i suoi settanta milioni di persone morte. Molti sono stati bruciati vivi da bombe incendiarie e, alla fine, da armi nucleari. Altri milioni sono stati vittime di un genocidio sistematico. La disumanizzazione (l’arte di non definire gli umani in quanto tali) ha reso possibile gran parte di quella carneficina.

I nazisti, per esempio, chiamavano gli Ebrei “ratti” Gli Hutu coinvolti nel genocidio in Ruanda chiamavano e chiamano i Tutsi “scarafaggi”; Pol Pot, a capo dei suoi  khmer rossi,  chiamava le sue innumerevoli vittime semplicemente “feccia”.

Tutti sappiamo, al di là di quello che si vede nei cinematografi, che è molto difficile, psicologicamente, uccidere un altro essere umano. Quando accade, potrebbe essere utile capire come pochi esseri umani riescono a superare le inibizioni, profonde e naturali che permettono loro di trattare altri esseri umani come animali selvatici, parassiti o predatori pericolosi. Forse la chiave sta proprio in questo, non riconoscere gli umani come umani.

Utilizzando la sindrome da disumanizzazione, forse, si potrebbe arrivare a identificare, sottolineandole, espressioni disumanizzate che vengono utilizzate da persone particolari, prevalentemente politici e uomini di potere.  Identificare ciò che viene detto o scritto, da questi signori, e come riescano a valutare direttamente l’orientamento alla guerra e all’odio e all’annientamento del resto di una umanità in gran parte non più utile. Gli sviluppi negli ultimi due decenni hanno portato il capitalismo a pensare a nuovi accordi e piani per perpetuare lo sfruttamento delle persone di cui in parte hanno ancora bisogno. Prima del Corona virus, lo stesso capitalismo si è trovato a fronteggiare una crisi nel 2008, quando l’economia statunitense ha dovuto fare i conti al proprio interno con la crisi dei prestiti subprime. Ed arriviamo all’oggi. Il potere, attraverso questa Pandemia ha “costretto”, ha indirizzato l’uomo verso un tubo e a un ventilatore.

Anche spremendo le mie vecchie meningi e immaginare come l’umanità sarà dopodomani, non sono stato in grado di farlo.

 

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

 

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