Juve, accendersi e spegnersi non è restare sempre svegli


— Foto: Andrea Pirlo —

 

Meritata o no, la Juventus che ha perso la partita di campionato contro il Napoli al Diego Armando Maradona evidenzia fin dall’inizio una mancanza di personalità indispensabile ad una grande squadra. Il fatto che spesso cada e poi si rialzi non è sintomo positivo, perché da una Juventus ti aspetti sempre la continuità di gioco, idee, combinazioni tattiche e tecniche che sempre facciano la differenza al di là di ogni episodio, sia esso negativo per torti subiti che nel calcio ci stanno. Ma poi questi torti quali sono? Pirlo dice che rigori come quello dato dall’arbitro al Napoli dovrebbe essere dati mille volte in ogni partita, ma così non è. Molto riduttiva la considerazione, soprattutto se pensiamo alla continua sofferenza di blackout in una fase positiva come quella vissuta dalla Juventus, che fa emergere una pericolosa altalena proprio nella settimana in cui la stagione si fa cruciale con l’inizio della Champions. Ma se incidono sicuramente fattori come la stanchezza fisica e mentale, le scelte e l’inesperienza, ecco che si dà una risposta alle scoppole subite da Fiorentina, Inter (in campionato)e Napoli. Partite molto simili nell’approccio negativo alla gara, per mollezza e deconcentrazione. I motivi? Possono essere tanti e tutti comprensibili in un contesto come quello della vecchia signora d’Italia che essendo ancora in corsa in tutte le competizioni è costretta a giocare ogni tre – quattro giorni con poco tempo per allenarsi come si deve e preparare a dovere la gara d’affrontare, in base a quello che è l’avversario di turno. Si dirà che sono problemi legati a molte squadre e che la Juventus rappresenta ancor più questo problema proprio per essere sempre in corsa a vari titoli da conquistare. Tuttavia, l’aggravante dell’inesperienza dei suoi tanti giovani calciatori e dell’allenatore in primis, aumenta maggiormente il pericolo di deconcentrazione. E’ vero che da che mondo è mondo, il gioco del calcio ha bisogno sì di freschezza giovanile, tuttavia, c’è sempre da mettere in rilievo che certe esperienze pallonare si acquisiscono soltanto con l’apporto della concentrazione che aiuta a rinsaldare l’autostima. Situazioni che da sole non bastano solo a vestire una maglia pesante come quella della Juventus e, tanto meno, a sedere su quella panchina che scotta già ad allenatori scafati, figuriamoci al “povero” Andrea Pirlo che tante volte vediamo confuso nello sguardo e nella gestualità. E se i suoi ragazzi sfoderano come spesso succede la partita perfetta, ecco che si accende anch’egli con l’illusione inconscia che la laurea da allenatore “vero”sia già stata raggiunta. Troppo intelligente Andrea Pirlo per non capire che tanta strada ha ancora da fare su quella e altre panchine d’Italia e d’Europa, in cui il calcio da mister si compone da tante sfaccettature che sfuggono alla pur grande carriera da calciatore quale egli è stato fino a ieri. Ma da calciatore non hai bisogno di tenere le redini della squadra, di misurarne il termometro, le qualità tecniche riposte nel collettivo, di entrare da psicologo uno per uno sulla loro condizione, di preparare attraverso gli allenamenti gli schemi e le furbizie da mettere in campo durante la gara. Si cresce anche attraverso queste cose e allenare significa anche capire e porre rimedio alle defaiance emerse in partite come quelle già citate, in cui si evince una chiara e incompleta maturazione. E’ l’altalena che oscilla tra picchi di positività e improvvisi crolli mentali. La Juventus che ha abituato i suoi tifosi a premere sempre sull’acceleratore, adesso deve trovare la quadra e andare avanti. Nel calcio si vince e si perde, importante è dare una spiegazione a ogni cosa.

Salvino Cavallaro          

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