Un po’ di storia attuale non guasta (a scuola non si studia). Il Pci aveva una struttura paramilitare clandestina dal 1945 (fine guerra)…forse sciolta nel 1974. Appoggiava l’Ex Urss, per denaro, ove vigeva la crudele dittatura del Partito Comunista sovietico Marxista-Leninista


— Chi conosce la storia conosce la vera Italia Democratica che ha resistito all’inganno Comunista Italiano e Sovietico per merito di tanti Patrioti e servitori dello Stato fedeli alla nostra Repubblica — Questo lavoro vale per i giovani di oggi che a scuola non imparano le vicende vissute dai loro padri e nonni durante l’incubo della lunga guerra fredda e anche prima che questa iniziasse.

 

— Ricerca (la storia siamo noi) a cura di Giuseppe Stella —

Vi militavano gli ex partigiani della cosiddetta “brigata Garibaldi” che OVVIAMENTE prendevano ordini da Mosca e includevano elementi sovietici che davano loro istruzioni di guerriglia di tipo sovversivo e rivoluzionario.

Erano ovviamente traditori della Patria perché il nostro Paese faceva parte, secondo i patti di Yalta stabiliti al tavolo della pace, dell’Alleanza Atlantica (Nato e Onu) legata come sappiamo agli Stati Uniti d’America (che ci hanno liberato dal nazi-fascismo) e l’ex Urss che invece era componente egemone del Patto di Varsavia fatto di stati satelliti della Russia che dovevano cieca obbedienza a Mosca, pena invasione coi carri armati come avvenne in Ungheria e altrove… Ovviamente gli ex Pci e i loro partitelli e movimenti estremisti satelliti (lotta continua, potere operaio e altri…) venivano prezzolati, e bene, da Mosca come se facessero un servizio a quel Paese nemico di fatto dell’Italia e dei nostri naturali alleati Anglo-Americani.

Il Pcus (Partito comunista sovietico) diede direttive ai comunisti Europei (in Italia e Francia in particolare. Ma con quale autorita?) di formare apparati paramilitari e nascondere le armi usate nella lotta partigiana.

Stalin in persona ordinò al Partito Comunista Italiano la linea da seguire: quella formazione-partito (Pci) doveva essere in parte legale e in parte operare con formazioni clandestine da dirigere in modo occulto per un’eventuale rivoluzione armata e fomentando una sicura guerra civile in Italia.

Il deus ex machina fu Togliatti (il migliore) ma tra i massimi dirigenti storici di quel tempo brillò solo Pietro Secchia, della direzione nazionale, che si disse pronto all’insurrezione (ovviamente armata).

Ma l’Italia, in base a Jalta, era zona d’influenza degli Usa (nostri fratelli).

Stalin, che probabilmente scemo non era, non ordinò di contrapporsi all’Occidente democratico legato agli alleati anglo-americani perché capiva benissimo che poteva nascere e scoppiare un conflitto da terza guerra mondiale se solo si fossero violati gli equilibri raggiunti.

Quindi ordinò al Pci di svolgere la funzione violenta di un’azione insurrezionale quando Mosca lo avesse voluto ma anche quella di contrastare un eventuale colpo di Stato. E chi avrebbe dovuto ordirlo? In Italia, finita la guerra, vigeva già la democrazia con tanto di Costituzione e i partiti della Dc del Pli, del Pri, del Psi (sganciatosi dai comunisti), del Psdi e di altre formazioni moderate e democratiche si opponevano al Pci e alle sue formazioni estremiste e facevano quadrato a difesa della libertà conquistata, vegliando sulla nostra libertà conquistata a caro prezzo grazie agli Anglo-Americani, ai Canadesi, agli Australiani ed altri alleati atlantici sbarcati in Sicilia nel luglio del 1943, liberata in soli 39 giorni dai tedeschi nazisti che iniziarono a scappare verso il Nord per rientrare in Germania a rotta di collo.

La lontana Commissione di Gianni Donno, consulente, la cosiddetta Mitrokhin nel 1945, accertò che col disarmo dichiarato dagli Alleati liberatori i partigiani comunisti e forse anche altri non restituirono le armi ma le nascosero.

Ma appurò anche che in quel tempo venne formato un gruppo di azione clandestino con maggioranza fatta di ex appartenenti alle brigate partigiane “Garibaldi (comunistoni sfegatati legati alla Russia di Stalin), che aveva proprie basi nel centro e nel nord del Paese. La guerra di liberazioni lì iniziò, guarda caso, nel settembre del 1943 proprio quando gli Alleati Anglo Americani liberarono la Sicilia e iniziarono a risalire la Penisola dalla Calabria in su’ per cacciare i nazisti con Badoglio che all’ultimo momento salvò il Paese, dichiarando guerra alla Germania. Per questo fummo chiamati “co-belligeranti ma non alleati”, come chiesto dall’Italia d’allora agli Americani che ci permisero però alla fine di sedere al tavolo della pace di Jalta. Ma nell’ultimo periodo i nostri soldati, o almeno ciò che rimaneva ancora in piedi dell’Esercito allo sbando, lottarono con l’altro sbarco in Normandia delle potenze occidentali, Stati Uniti in primis, per chiudere la Germania di Hitler tra il fuoco del Sud e quello orientale dei sovietici per distruggere quella nazione causa di tanti guai al mondo intero (cose da non dimenticare mai perché il passato non torni mai più). L’Italia si salvò in corner e in merito ci sono tanti libri testimonianza che raccontano quelle storie di morti e di distruzione causati dalle pazzie storiche di quel tempo con l’asse nefasto Germania- Giappone-Italia che sfidarono l’intera umanità.

In Italia arrivavano, nonostante Jalta, uomini e mezzi attraverso la Jugoslavia e “addestratori sovietici” per la lotta armata che profetizzavano. L’addestramento di italiani (non italiani) avveniva anche oltre Cortina ove apprendevano tecniche di guerriglia, sabotaggio e intercettazioni.

Questo faceva ipotizzare azioni di attacco e non a soli scopi difensivi.

Insomma il pericolo in Italia era doppio: il PCI doveva essere in grado di sostenere una possibile insurrezione popolare e operare come “quinta colonna” in caso d’attacco da parte dell’Unione Sovietica sul continente europeo. Traditori veri e propri ideologici e per vile… denaro che la Russia elargiva.

I partiti comunisti maggiormente controllati erano quello Italiano e l’omologo Francese e ciò avvenne col Cominform costituito dai russi nel 1947.

Togliatti era quello che reggeva le fila in modo duro ma non capiva che intanto l’Occidente preparava la contro-rivoluzione paventata dai rossi (o lo capiva e faceva finta di non saperlo).

Ma la DEMOCRAZIA Italiana cominciò a reagire con provvedimenti più severi sulle armi, esplosivi detenuti col divieto assoluto di formazioni clandestine paramilitari che di fatto già esistevano. E Pajetta ne sapeva qualcosa, ma campava anche lui coi rubli di Mosca.

Dal 1948 al 1954

Il 1948 fu un anno cruciale per la stabilità politica dell’Italia. In quell’anno avvenne il primo determinante scontro tra le forze centriste (in primo luogo la Democrazia Cristiana) e quelle della sinistra, coalizzate in un’alleanza Nel 1948, alle politiche del 18 aprile Togliatti (detto il migliore) dichiarò in un suo comizio finale: “se non vinceremo…vinceremo”. Molti interpretarono la battuta come una minaccia. Se non col voto con le armi…o la “rivoluzione” teorizzata dalla stupidità di Marx.

Togliatti andò per l’occasione persino a Mosca per chiedere “se si poteva iniziare a preparare un’eventuale insurrezione armata…delle forze comuniste contro la democrazia Italiana e Atlantica” (SIC!).

Mosca fu invece cauta fece sapere che soltanto in caso di attacco alle sedi del PCI i militanti avrebbero dovuto imbracciare le armi, ma  “per quanto riguarda la presa del potere attraverso un’insurrezione armata, consideriamo che il PCI in questo momento non può attuarla in nessun modo”. Ma gli Italiani con la I maiuscola che non erano e non sono mai stati stupidi, né “utili idioti”, alla Democrazia Cristiana (elezioni del 18 aprile 1948) diedero il 48,5% dei suffragi, battendo i Comunisti Italiani legati alla Russia dei Soviet di Stalin (lo chiamavano fronte popolare democratico) che presero il 31% (anche troppo).

Ma l’apparto del Pci (foraggiato dovutamente da Mosca) non fu scalfito né smantellato.

Il 14 luglio del 1948 Palmiro Togliatti subì un attentato da Antonio Pallante, uno studente che tento di ammazzarlo.

Apriti cielo! Ci fu una reazione mai vista dei militanti pseudorivoluzionari comunisti: scioperi, disordini, fabbriche occupate, assalti alle forze dell’ordine, morti e feriti. Alcuni interpretarono quelle azioni come un segno dell’attivazione paramilitare più volte minacciata e il Pci si chiese se fosse venuto il momento di agire. Ma dall’altra parte non sapevano che i controrivoluzionari già c’erano e la guerra civile sicura avrebbe creato macelli in tutto il Paese.

La reazione non fu popolare ma solo di tipo eversivo come era nel Dna di quell’apparato Comunista che non faceva altro che addestrarsi e minacciare a tutto tondo.

Togliatti stesso, ferito e in ospedale, ordinò ai Compagni di fermarsi. Insurrezione armata? Sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale a causa dei Comunisti Italiani guidati da quelli sovietici e al loro soldo.

Dissero che non volevano la guerra civile perché non lo volevano i “loro amici” (i cosacchi russi). E non la volevano perché sarebbero intervenuti Americani, Inglesi, Canadesi, Australiani e tutti quei Paesi che appartenevano alle forze occidentali antisovietiche. E la Russia sarebbe stata invasa e forse… battuta, una volta per tutte, con la forza delle armi (già c’erano le atomiche e altri armamenti terribili).

I compagni italiani copiavano i bolscevichi della rivoluzione d’ottobre del 1917…contro gli Zar che caddero e si formò il comunismo ipotizzato da Marx dopo e da Rousseau prima con la famosa democrazia diretta (idea del IV secolo a.C. Greca prima e Latina successiva sonoramente bocciata dalle due grandi civiltà d’allora), Casaleggio non ha inventato nulla, ha solo scopiazzato e…male.

Nella riunione del Consiglio dei ministri del 29 luglio 1948 si affermò:

“Il tentativo insurrezionale c’è stato, tanto che a Milano i carabinieri hanno fatto denunce per atto di insurrezione contro i poteri dello Stato. Dopo aver visto in un’ora assumere dai comunisti posizioni di battaglia, non si può negare l’esistenza di programmi prestabiliti”.

Il Pci si allontanava dalla legalità sin d’allora. Tanto che si paventò l’idea di scioglierlo d’imperio per tentativi di sovversione armata. Lo disse Mario Scelba, allora Ministro degli Interni che poi accantonò l’idea.

I metodi di lotta politica di quel partito erano infatti del tutto inaccettabili per la DEMOCRAZIA Italiana.

Secondo la relazione dell’intelligence Italiana del dicembre 1950 i dirigenti dell’apparato militare del partito erano:

“Arrigo Boldrini, che ricopriva le cariche di presidente dell’ANPI e comandante dei comitati rivoluzionari dell’Italia settentrionale;

Vincenzo Moscatelli, capo dell’organizzazione delle ex brigate partigiane piemontesi e responsabile dei quadri e delle brigate autonome;

Ilio Barontini, responsabile del controllo militare dell’Emilia e dell’organizzazione dei GAP e dei gruppi di sabotatori addestrati per l’azione nei centri abitati delle più importanti città;

Giorgio Amendola, responsabile dell’organizzazione militare dell’Italia centro-meridionale”.

Fonte virgolettata: Wikipedia

Anche nel 1955, dopo il Patto di Varsavia, i Comunisti Italiani continuarono nella loro pedissequa idea (una vera fissazione) della rivoluzione armata per un’eventuale appoggio (quinta colonna) ad un’invasione della Russia contro l’Italia. Ma non capivano mica che erano sotto osservazione!!! O facevano finta per intascare i milioni di rubli da Mosca come loro spie collaborazioniste Anti Alleanza Atlantica.

Secchia e Amendola ebbero grandi responsabilità in ciò che combinarono i compagnucci in Italia. Giocavano alla rivoluzione armata.

A partire dagli anni ‘60 tutto lentamente si calmò però nel 1967 Amendola fu incaricato dal Pci di “chiedere formalmente l’assistenza sovietica per preparare il partito alla sopravvivenza come movimento illegale e clandestino nel caso di un colpo di Stato”. Temevano le destre??? O se stessi e le loro idee sballate…da sempre. Loro non amavano la democrazia ma le armi, le rivoluzioni e le guerre civili più spesso evocate e minacciate ad ogni piè sospinto.

Secondo il SIFAR, dopo la guerra il Partito comunista Italiano (meglio dire sovietico) aveva un  esercito occulto di 250 000 unità, che potevano diventare 1 milione in caso di invasione da Est da parte delle forze del Patto di Varsavia. Ora tutte quelle forze sono contro la Russia e con l’Ue alleati degli Usa e dell’Occidente…democratici e non tiranni.

Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica aveva ben compreso il pericolo rosso.

Ma gli Usa non dormivano, poveri illusi comunisti!!!

Dai loro archivi emerge come l’America monitorava tutto passo dopo passo.

Sapevano che “A capo dell’apparato vi erano Longo, Sereni e Grieco, a loro volta comandanti dalla sezione Comintern di Lubiana-Ginevra-Lisbona. Le operazioni militari erano gestite dall’ex-partigiano Cino Moscatelli. L’articolazione interna era suddivisa in vari nuclei e settori comandati dalla legazione sovietica in Milano di Via Filodrammatici. Secondo gli Americani però le forze comuniste eversive italiane erano inferiori a quelle indicate dai compagnucci e potevano contare tra i 130.000 e 160.000 uomini, mentre altri calcoli più attendibili parlano di circa 77.000 unità”.

Fonti consultate: Wikipedia.it

Nella prossima puntata in preparazione parleremo diffusamente della “Gladio Bianca” gloriosa e patriottica e della “Gladio Rossa” comunista eversiva.

 

Articoli simili