MA, E’ DAVVERO COSI’?


Antonio Dovico – Qualcuno ha detto: E’ meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature.

 

Per me non è una sentenza felice, se poi si applica all’Italia è assurda al massimo grado.Il voto di una persona onesta, che ha radicato in sé il senso dello Stato, non può valere quanto quello di un trafficante di favori, sistema perfetto per corrompere la vita pubblica. Altro confronto và fatto tra chi segue la politica, tenendosi informato dei frutti che produce, e chi vota abboccando alle promesse di ciarlatani senza arte né parte, che pratica bene l’ ”arte” affabulatoria pro domo loro. Allargando il concetto all’intera popolazione di una Nazione, si ha la visione sconfortante, oggettiva e non soggettiva, della realtà che viviamo. La democrazia può funzionare senza produrre danni, se i suoi cittadini sono vigili sul suo operato, e si prendono la briga di intervenire per correggerne i difetti congeniti. Questo avviene in qualche misura nelle democrazie mature del nord Europa, dove i cittadini sono ben educati all’uopo. In democrazia il governo è espresso dal popolo, e se questo non è adeguato al compito, come potrà esserlo il governo? Del resto in Italia, caduta la dittatura fascista, c’è mai stata una istituzione che si incaricasse di educare i cittadini al senso dello Stato? No, nessuna: non se ne è sentita la necessità.

Dico Stato, e non Patria per non essere accusato di apologia del fascismo. Si, perché Patria era la seconda parola del motto mussoliniano, formato da tre parole sconce, come DIO PATRIA FAMIGLIA. Per i puri di cuore, è politicamente scorretto plagiare gli adolescenti, inculcando loro valori proposti dal fascista Benito Mussolini, figlio di un focoso fabbro socialista, di Predappio, paese del forlivese. Strano però, che il Duce, ex socialista ateo, abbia posto Dio come ineguagliabile base per formare uomini probi, partendo dai giovani in età tenera. Ha fatto valere il motto di Voltaire: “Se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo.“ Mi trova completamente d’accordo, Voltaire; a chi, a che cosa si può ancorare un’azione sublime, una verità risplendente, una causa giusta che condanna il malvagio e assolve l’innocente?

E se dal campo spirituale, passiamo al mistero impenetrabile che riguarda la scintilla dalla quale è scoccata la vita, qualcuno può dire qualcosa di serio, a proposito?

Ma ritorniamo alla Democrazia, oggetto in discussione. Non io, oggi, ma Platone oltre quattro secoli prima di Cristo, affermava che la Democrazia è un sistema di governo corrotto, e ne chiarisce bene i motivi. Sono tali e quali quelli che si manifestano oggi, soprattutto nella nostra degradata Italia. Platone non si diede pace che a decretare la morte di Socrate, il più buono e più giusto degli uomini, fosse stata la voce corale del popolo. Non poteva sapere, Platone, che quattro secoli dopo, era sempre il popolo, aizzato dal malvagio, a volere la crocifissione di Gesù, Bontà fatta carne. Il saggio filosofo era per la dittatura; non imposta da un Matteo di sinistra, o da un altro Matteo di destra, e neppure da un re travicella, bensì dal Filosofo Re. Ma chi, uno scagnozzo qualsiasi? No! un uomo di 50 anni d’età, che abbia maturato tutte le esperienze per governare.

Antonio Dovico — 27/06/2019

Non solo il popolo volle la crocifissione di Gesù, ma chiese, su proposta di Pilato, di liberare dal carcere dove si trovava il malvagio e cattivo Barabba. E’ storia anche questa. Dunque il popolo di tutti i tempi preferisce i cattivi ai buoni? Pare proprio di sì.

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