CALTANISSETTA, OPERAZIONE “Stella Cadente“


In data odierna, giovedì 26 settembre 2019, gli uomini del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Caltanissetta e del Commissariato di Gela, con l’ausilio di uomini del Reparto Prevenzione Crimine e di Unità cinofile di Palermo e Catania e delle Squadre Mobili di Catania,Siracusa, Chieti, L’Aquila, Brescia e Cosenza, hanno dato esecuzione a nr. 35 ordinanze di custodia cautelare, di cui 28 in carcere e 7 agli arresti domiciliari a carico di soggetti indagati a vario titolo per associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di armi.

          Sono finiti in carcere:

  1. DI GIACOMO Bruno, inteso “Marlon Brando”, gelese di  anni 44;
  2. DI GIACOMO Giovanni, gelese di 47 anni, già detenuto;
  3. ANTONUCCIO Giuseppe Alessandro, gelese di anni 39; già agli arresti domiciliari
  4. ANTONUCCIO Giuseppe inteso “Pallina”, gelese di  anni 33;
  5. ANTONUCCIO Salvatore inteso “orecchie di plastica”, gelese di anni 42;
  6. AJDINI Mirjan inteso “Emiliano o Puci”, albanese di anni 32, già agli arresti domiciliari;
  7. D’ANTONI Luigi, gelese di anni 54;
  8. DI GIACOMO Vincenzo, gelese di anni 52, già detenuto in una casa di lavoro;
  9. DI GIACOMO Rocco, gelese di anni 63;
  10. DI MAGGIO Vincenzo, gelese di anni 30;
  11. GIAQUINTA Giuseppe, gelese di anni 28;
  12. GUZZARDI Luciano, catanese di anni 55;
  13. LAURETTA Emanuele, gelese di anni 35, già detenuto;
  14. LAURETTA Emanuele, gelese di anni 41;
  15. MARCHESE Rosario, calatino da sempre vissuto a Gela di anni 33, già detenuto;
  16. MARINO Gaetano, gelese di anni 35;
  17. NASTASI Giuseppe, gelese di anni 35;
  18. PALENA Nicola, gelese di anni 37, già detenuto;
  19. PARISI Gianluca, gelese di anni 36;
  20. PENNATA Alessandro Emanuele, gelese di anni 36;
  21. PORTELLI Paolo Franco, gelese di anni 20;
  22. ROMANO Andrea, gelese di anni 25;
  23. SCERRA Filippo, gelese di anni 44;
  24. SCILIO Alessandro, gelese di anni 39;
  25. SIMONE Gaetano, gelese di anni 48;
  26. TOMASELLI Massimiliano inteso “Emiliano”, gelese di anni 38;
  27. TRAINA Giovanni, palermitano di anni 44 trapiantato a Gela;
  28. TRUCULENTO Giuseppe, gelese di anni 51;

Agli arresti domiciliari sono finiti:

  1. CAMMALLERI Samuele Antonio, gelese di anni 32;
  2. D’ANTONI Giuseppe, gelese di anni 30;
  3. COSCA Laura, gelese di anni 25;
  4. FAMA’ Aleandro, inteso Scarabeo, gelese di anni 23;
  5. PERITORE Benito, gelese di anni 43, già detenuto;
  6. INFURNA Calogero Daniele, gelese di anni 36;
  7. VELLA Giuseppe, palermitano trapiantato a Licata di anni 66.

Inoltre, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di alcune aziende, il cui valore è ancora in fase di accertamento:

  1. a)dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della CARTAPLASTIC srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi ed ingrosso di altri prodotti nel settore alimentare, con intestazione a COSCA Laura quale titolare delle quote;
  2. b)dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della SWEET PLASTIC srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi ed ingrosso di altri prodotti nel settore non alimentare, con intestazione a COSCA Laura quale titolare delle quote;
  3. c)dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della MALIBU’ INDOOR srls, con sede in Gela, che si si occupa di intrattenimento all’interno della discoteca Malibù di Gela, con intestazione di parte del 100% delle quote a D’ANTONI Giuseppe;

L’indagine denominata “Stella Cadente” dimostra l’attuale esistenza ed operatività della associazione mafiosa della Stidda nel territorio di Gela, associazione armata di spiccata pericolosità sociale. Emblematiche in questo senso risultavano le intercettazioni in cui DI GIACOMO Vincenzo affermava che, qualora si fosse profilata l’ipotesi di fronteggiare il clan rivale di Cosa Nostra, la Stidda poteva disporre di “500 leoni”, ossia di 500 uomini armati che avrebbero potuto scatenare l’ennesima guerra di mafia.

La presente indagine aveva inizio nel 2014 dopo il ritorno in libertà dei fratelli DI GIACOMO Bruno e Giovanni, dopo un lungo periodo di detenzione, in cui, peraltro le indagini accertavano essere stati mantenuti in carcere dallo zio DI GIACOMO Rocco;ritornati in libertà i due riallacciavano le fila di una fitta rete di contatti con sodali, vecchi e nuovi, della stidda gelese, costituendo una doppia anima della consorteria, imprenditoriale e militare, funzionale allo sviluppo di attività criminali nei settori di operatività tipici delle associazioni mafiose che hanno come principale fine il controllo del territorio.

I fratelli Bruno e Giovanni DI GIACOMO, agendo con chiaro metodo mafioso, riuscivano ad imporre la loro costante presenza nel territorio gelese fino a penetrare stabilmente nel tessuto economico legale avvalendosi di imprese mafiose, intestate fittiziamente a prestanome, dedite alla distribuzione dei prodotti per la ristorazione e di prodotti alimentari, in quello delle serate in discoteca e nel settore immobiliare.

La stidda capeggiata da DI GIACOMO Bruno, infatti, si rendeva responsabile di una seriale attività estorsiva avvenuta attraverso il metodo dell’imposizione, dei prodotti per la ristorazione ed alimentari, a numerosi commercianti gelesi che erano costretti ad acquistare prodotti, talvolta a prezzi maggiorati ed in altre occasioni in quantità maggiori rispetto al loro volere, per il sol fatto che fossero commercializzati dal capo mafia.

Le indagini svolte nel procedimento hanno, infatti, consentito di fotografare, con particolare evidenza, l’ala violenta del clan, ricostruendo plurime condotte estorsive poste in essere ai danni di commercianti ed imprenditori, anche avvalendosi di seriali atti di attentato incendiario diretti ai commercianti riottosi o poco propensi a sottomettersi al loro volere; alcuni di questi stessi imprenditori trovavano il coraggio di denunciare le estorsioni subite presso gli Uffici di Polizia grazie al sostegno del Presidente dell’Associazione Antiracket di Gela, Renzo Caponetti.

Altro settore economico d’interesse degli stiddari è stato quello della costruzione, ristrutturazione e compravendita immobiliare, ove la stidda si era inserita attraverso società di comodo, intestate a PENNATA Alessandro Emanuele, costituite al chiaro scopo di ripulire il danaro sporco provento delle attività illecite.

Tra gli odierni stiddari arrestati, DI MAGGIO Vincenzo rivestiva la funzione di autista e di ambasciatore del boss DI GIACOMO Bruno, promanando gli ordini di quest’ultimo agli altri sodali presenti sul territorio. DI MAGGIO godeva quindi dell’incondizionata fiducia di DI GIACOMO Bruno e Giovanni e dello storico stiddaro SCERRA Filippo, i quali, grazie alle ambasciate che veicolavano tramite DI MAGGIO, non avevano la necessità di contattarsi ed incontrarsi quotidianamente, riducendo così il rischio di essere esposti ad indagini di Polizia. DI MAGGIO Vincenzo, inoltre, faceva parte anche dell’ala imprenditoriale del clan, avendo assicurato il proprio contributo nella gestione di attività economiche controllate dalla organizzazione mafiosa, risultando preposto alla gestione della discoteca MALIBU’, che era sotto il completo controllo degli stiddari.

DI MAGGIO non disdegnava di occuparsi anche del fiorente traffico di droga della consorteria, così come SCILIO Alessandro e MARINO Gaetano, che sono stati sin da subito particolarmente attivi nel settore degli stupefacenti anche prima della scarcerazione dei fratelli DI GIACOMO, i quali, comunque, tornati in libertà, non perdevano tempo a riprendere le redini del traffico di droga, che costituiva un’importantissima fonte di reddito per la consorteria, da riciclare in altre attività economiche apparentemente lecite.

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