Il “mio” incontro con Papa Francesco


 

Salvino Cavallaro – Avrei voluto essere solo con lui per significargli tutta il mio affetto e l’incommensurabile stima. Ma sarebbe stato come pretendere troppo, forse tutto, al cospetto di un grande uomo come Papa Francesco. Eppure, in quella indimenticabile mattinata romana del 7 dicembre scorso, giorno del mio compleanno, è come se in quella Sala Nervi in Vaticano ci fossimo stati solo noi, nonostante l’incalcolabile numero di persone arrivate da ogni parte del mondo. Latino americani, europei, africani, asiatici, tutti fedeli al comune senso dell’amore verso un Papa amico, che meglio di ogni altro ha incarnato il senso vero della Cristianità Religiosa. L’appuntamento era previsto per le ore 10,00, ma Francesco è arrivato prima, quasi a non doversi perdonare un eventuale ritardo. Il palco della Sala Nervi era già stato occupato da una serie di sacerdoti che rappresentavano lingua e cultura di diversi Paesi del mondo, giusto per tradurre ogni parola espressa dal pensiero filosofico e religioso del Pontefice. Dunque, tutti in attesa di Francesco che avrebbe dovuto presentarsi sul palco in perfetto stile, quasi come è solito nell’abitudine delle grandi personalità. Ma egli, in maniera più sommessa e con opportuno annullamento di quell’enfasi carica di esteriorità, ha sorpreso tutti arrivando da una porta comune della sala. Proprio da quell’uscio dove tanti di noi erano appena passati. Un’entrata davvero inaspettata di un Papa che ha voluto essere in mezzo la gente senza trionfalismi. Sentire il calore, l’affetto e l’abbraccio spontaneo di giovani e anziani, senza fare mai mancare un bacio sulla fronte ad ogni bambino che vedeva durante il percorso che l’ha poi portato a salire sul palco. Sono attimi di tenerezza, di emozione profonda che inevitabilmente ti attanagliano, sbalordiscono e ti fanno diventare gli occhi lucidi, quando pensi all’unione della gente che venuta da ogni dove si è data appuntamento proprio qui, in questo angolo di mondo in una fredda mattinata di dicembre romano. E allora tanti pensieri ti assalgono alla visione di quell’uomo mite chiamato Francesco, quel Papa Bergoglio che è uno di noi e che ti dà la sensazione di volere farsi carico dei tuoi problemi, di quelle insicurezze che la quotidianità rende talora insormontabili e che manifestano il chiaro senso della fragilità umana. E’ il centro di ogni cosa, la fraternità e la predisposizione alla vicinanza umana. E Francesco si presenta così, come fosse l’ultimo al servizio di tutti, mentre la storia ci ricorda che sono sempre stati tutti al servizio del Papa. E non ci sono parole capaci di trasmettere la mia emozione, quando egli, salito sul palco, si rivolge uno ad uno ai gruppi venuti da tutte le parti del mondo per vederlo, salutarlo, stringergli la mano e sentirsi in pace con Dio. Francesco non ama molto gli applausi, ma quando dalla gremita Sala Nervi un nutrito gruppo di giovani sventola le bandiere e scandisce affettuosamente il suo nome in maniera ritmata, egli sembra quasi commuoversi. Ha parlato e fatto il suo discorso, così come si conviene dal protocollo di ogni mercoledì di udienze generali, tuttavia, avverti subito che improvvisamente ci mette del suo. Qualcosa che non era previsto e che si libra lievemente dall’anima, mentre è forte l’infiltrarsi delle sue parole nel cuore di ognuno. “Non fatevi rubare la speranza”. Ecco, la speranza è stata il tema fondamentale dell’incontro con Francesco. Speranza come unico senso di vita, perché attraverso questo sentire non si interrompe mai la sostanza dell’essere. E’ una raccomandazione che Francesco fa a tutti, anche a se stesso. E poi mille altre cose sono emerse da un incontro che non scorderò mai per avere esaltato i miei sentimenti in maniera discreta, in un’intimità mai violata ma che manifesta un fare religioso e umano di un Papa che sa essere uno come noi: non a parole ma a fatti concreti. E lo senti, lo avverti in maniera evidente questo suo trasmetterti coraggio, vicinanza, speranza. Per questo, in quella mattinata romana del 7 dicembre, in quella sala piena di persone entusiaste di vedere e sentire vicino Francesco, più d’una volta ho avuto la sensazione di trovarmi solo con lui, tanta è stata l’emozione del suo dialogo fatto di relazione con tutti i presenti. Ed è stato come avergli fatto delle domande da vicino, talmente il suo discorso manifestava spontaneamente risposte a domande mai fatte. E’ la magia, la bellezza di un personaggio irripetibile, capace di avvicinarti a Dio in maniera spontanea e con quel senso dell’umano che resta il segreto di ogni cosa.

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