La Guardia di Finanza di Caserta, al termine di specifici accertamenti condotti su delega del dott. Ferruccio Capalbo, Sostituto Procuratore Generale della Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, diretta dal Procuratore Regionale dott. Tommaso Cottone, sta notificando al Soprintendente pro-tempore della Soprintendenza di Caserta ed a tre dirigenti pro-tempore dell’Agenzia del Demanio – Filiale Campania, ritenuti responsabili, gli “inviti a dedurre” relativi alla mala gestio degli alloggi interni al complesso monumentale della Reggia di Caserta occupati da dipendenti della Soprintendenza o loro familiari. L’inchiesta svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria Caserta ha fatto emergere come le amministrazioni pubbliche coinvolte, Demanio e Soprintendenza, nel corso degli anni, abbiano non solo subito e tollerato la permanenza sine titulo in 15 alloggi del “complesso vanvitelliano” di ex dipendenti o di loro parenti ma, soprattutto, permesso agli stessi di corrispondere un importo mensile nettamente inferiore al reale valore di mercato delle locazioni di unità immobiliari con medesime caratteristiche logistico-strutturali, circostanza quest’ultima aggravata ancor di più dalla ubicazione degli alloggi all’interno della Reggia di Caserta, complesso monumentale di indubbio pregio storico, artistico e culturale, nonché inserito nella “World Heritage List” dell’UNESCO sin dal 1997.
Il nocumento arrecato alle pubbliche finanze, segnalato dalla Guardia di Finanza alla Magistratura contabile, derivante dalla cattiva gestione del “complesso vanvitelliano”, ammonta complessivamente a circa un 1 milione e duecentomila euro. Significativa è la condizione di vantaggio degli occupanti gli alloggi, i quali, oltre ad usufruire di parcheggi in spazi interni al complesso monumentale, hanno anche la incondizionata possibilità di accesso ed utilizzo delle aree dello stesso Parco Vanvitelliano. Dall’attività d’indagine dei finanzieri di Caserta, è emerso che per le unità abitative di grandissimo pregio occupate dai privati sono stati corrisposti canoni mensili compresi tra un minimo di 3 euro e un massimo di 145 euro. Le Fiamme Gialle hanno, inoltre, appurato che i consumi idrici dei menzionati alloggi sono sempre stati totalmente a carico della Soprintendenza che, avendo la gestione di alcuni sistemi per il sollevamento e la potabilizzazione della risorsa idropotabile, non ha mai richiesto ai privati occupanti gli alloggi alcuna somma a ristoro delle spese sostenute. In relazione ai fatti suesposti, peraltro, sono in corso indagini della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, al fine di accertare eventuali fattispecie di rilevanza penale.