Sergio Brio, ultimo stopper di un calcio romantico


Salvino Cavallaro – Più scavi nel passato del calcio e più ti accorgi come emergano sempre più imperanti i valori etico sportivi, capaci di intersecarsi tra mille vicende umane che affascinano ed emozionano. E’ il caso dei grandi campioni del passato che a un certo punto della loro vita, per volere degli altri che di se stessi, decidano di scrivere la propria biografia. E’ il caso di Sergio Brio ex campione della Juventus, che per tredici anni ha ricoperto il ruolo di stopper. Il suo libro intitolato “L’ultimo 5topper” edito da Graus Editore la cui autrice è Luigia Casertano, è stato presentato a Milazzo presso l’Atrio del Carmine, grazie all’interessamento dello Juventus Official Fan Club “Alessandro Del Piero” della città mamertina. E’ stata una serata fatta di ricordi, in cui l’ex campione della Juventus ha fatto un excursus della sua lunga e onorata carriera bianconera, soffermandosi spesso su momenti di natura umana capaci di emozionare ed enfatizzare il ricordo di un calcio visto più con gli occhi romantici che non con il reale senso di un’analisi tecnico – tattica di un pallone che oggi è totalmente cambiato. E così tutti i presenti hanno potuto apprezzare il rimembrare di situazioni, aneddoti, fatti e personaggi legati a una storia bianconera di cui Sergio Brio è stato uno degli artefici. “A un certo punto della mia carriera mi è stato offerto di passare al Milan, ma rifiutai perché non potevo tradire la fiducia che mi diede Giampiero Boniperti soprattutto quando m’infortunai seriamente ed egli seppe aspettarmi con pazienza”. Parole che sanno di passato, che sanno di uomini, che sanno di un pallone che contava per i suoi aspetti tecnici, ma che non si nascondeva dietro false esteriorità e ruffianate di convenienza. C’era il campione, ma c’era soprattutto l’uomo e il rispetto della persona. Non sembri spicciola retorica la nostra, ma questo è quanto abbiamo visto e ascoltato in una sera d’estate milazzese che si è avvalsa della cultura di quel calcio che ha saputo scavare gli animi, facendosi promotore di lunghe riflessioni sulla differenza di metodi e interpretazioni dovute al cambiamento generazionale. Ma c’è stato chi ha posto anche il punto tra la Juve di ieri e quella di oggi. E, a questa precisa domanda, Sergio Brio ha in sostanza sintetizzato l’importanza che sono sempre i Top Player che fanno grande una squadra e un ciclo di vittorie. Certo, la sua squadra composta da campioni quali Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, ha rappresentato una delle retroguardie più forti di sempre. Con quella Juve Sergio Brio vinse quattro scudetti e tutte e cinque le competizioni UEFA per club, divenendo uno dei sei giocatori al mondo a raggiungere tale primato. In 13 stagioni vissute con la Juventus, questo stopper dal fisico imponente ha disputato 379 partite realizzando 24 reti. Oggi ha deciso di raccontarsi in questa sua biografia che mostra tutto il desiderio di parlare ai tifosi a cuore aperto, così com’è nello stile di questo campione nato a Lecce e capace di rendere evidente quei valori che purtroppo sanno di un passato ingiallito dal tempo. E’ romantico in certi momenti Sergio Brio, quando rievoca i suoi trascorsi con Gaetano Scirea che definisce un grande uomo prima che un campione vero: “Insieme ci completavamo perché lui aveva la tecnica che io non avevo, mentre io apportavo la grinta e la tenacia che non erano le sue caratteristiche primarie”. Insomma uno stopper numero cinque come non se ne vedono più nel calcio moderno. Sì, perché Sergio Brio venuto da Lecce è stato l’ultimo a interpretare un ruolo capace di mordere le caviglie dell’avversario nel rispetto della lealtà sportiva. Botte prese e anche date, in una carriera che l’ha visto essere espulso una sola volta. Segno di una cattiveria sportiva che non può essere confusa con il rispetto dell’avversario. Dunque, raccomandiamo la lettura di questo libro capace di soddisfare curiosità calcistiche inedite, i cui proventi andranno interamente alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro.

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