I Vitelli dei romani sono belli


 

Antonio Dovico – Strane parole, Francesca. Che significano? Non quello che sembra: c’è sotto un mistero!

“Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano” (Marco 3:32) .

In questo versetto, invece, luce solare. Ma è così ?

Gesù aveva fratelli e sorelle, affermate voi testimoni di Geova. La scrittura è chiara e non mente. Ma anche il titolo sembra voler dire che i figli della vacca sono belli. Eppure i vitelli non centrano proprio niente. Bisogna scomodare i professori di latino – una lingua morta, per essere chiari – per sapere che la frase in realtà non è in italiano, ma è in latino. “ Vai, o Vitellio al sono della guerra del dio romano”. Ci rimani di sasso. Ecco la necessità che per interpretare bene una lettura di cose antiche, è necessario conoscere le lingue antiche. Quelle semitiche, per esempio. Lingue povere di vocaboli, tanto che una parola aveva più significati, a seconda dell’intonazione che le si dava. Secondo il contesto, invece, si intuisce la parola scritta. Ti faccio qualche esempio, Francesca. Voi Testimoni confondete vita con anima e a causa di ciò negate che vi sia l’anima immortale. E che pasticci! Senti: “ E nessuno conserverà mai in vita la sua propria anima”.! (Nuovo Mondo – Sl. 22: 29) Ci capisci qualcosa? Qui “vita” e “anima” corrispondono a due cose diverse, mentre voi negate che l’anima esista. Confondete il latte col burro, al punto che a Giobbe fate dire: “ … quando lavavo i miei passi nel burro” (Nuovo Mondo – Giobbe 29: 6) .

Mi riesce incomprensibile come si possano lavare i passi, e per giunta nel burro! Eppure, dal contesto doveva essere chiaro che la scelta giusta sarebbe stata piedi. Possibile che il traduttore non abbia azzeccato neppure che, semmai si potessero lavare i passi, questo sarebbe stato possibile nel latte, e mai nel burro? Mancanza di cognizioni linguistiche, oltre che di perspicacia. La condizione dominante nella vostra cosiddetta Bibbia, è un disorientamento totale che oscura il lume della ragione. Peccato, Francesca, che tu sia caduta dalla padella nella brace. Hai lasciato una Chiesa gioiosa e rispettosa della libertà intellettuale, per entrare in una società opprimente e senza sorriso, una multinazionale della religione(?). Hai lasciato cristiani forse indegni, ma mai diffusori di menzogne e fomentatori d’odio verso altre confessioni religiose.

Essendo io un Testimone mancato – e questo perché mi sono accertato della verità, come esortano le vostre riviste – ma non abbeverandomi alla stessa fonte che propina il veleno della menzogna, so che è tempo sprecato conversare con persone anziane indottrinate alla maniera che si incide una cassetta magnetica. Si fidano ciecamente della Torre di Guardia, senza fiutare l’inganno. È difficile smagnetizzarli. Leggono solo letteratura che li inganna, perché è stato instillato in loro l’orrore per le letture extra geoviste.

Penso a Uria l’Hittita. Se avesse un pochino diffidato di Davide, avrebbe letto la lettera che questi mandava per suo tramite al capo dell’esercito. Nella stessa era segnata la condanna a morte del medesimo latore. Davide voleva sbarazzarsi di Uria dopo averlo cornificato con la moglie Betsabea, avendo pensato di aggregare la stessa al suo nutrito harem.

Tu, cara Francesca, sei giovane ed hai studiato. Puoi ancora ragionare con la tua testa. È possibile che i fratelli di Gesù siano figli di Maria? Leggi bene quante volte nella Bibbia i cugini sono chiamati fratelli, proprio per la povertà di parole dei popoli semiti. Se non ti basta questo, nota l’uscita di scena di Giuseppe dal Nuovo Testamento quando Gesù era ancora giovinetto. Forse era molto più vecchio di Maria ed è morto di vecchiaia. Maria è andata sposa all’incirca intorno ai quindici anni. Giuseppe poteva essere stato sposato con un’altra e poteva avere avuto dei figli. Ma a parte queste considerazioni comuni e possibili, tu pensi che Geova Dio, dopo avere preservato la verginità di Maria, fecondandola con lo Spirito Santo per generare Suo Figlio, l’avrebbe abbandonata alla mercé di un uomo segnato dal peccato, come tutti i suoi simili? Non pensi che sarebbe stato un ripudio obbrobrioso? L’usa e getta non era di moda a quei tempi. E quando Gesù affida a Giovanni ai piedi della croce Maria, dicendo: “Ecco tua madre”, se Maria aveva figli e figlie – i pretesi fratelli di Gesù -, perché avrebbe affidato ad un estraneo Sua madre? Umanamente ragionando, i conti non tornano, cara Francesca. Se poi il vicendevole affidamento di Maria a Giovanni, e di Giovanni a Maria, ha significato spirituale, le cose per il Testimone ragionevole si complicano ancora di più. Il genere umano, di cui Giovanni è esemplare, verrebbe affidato a Maria, anch’essa con caratteristiche umane, ma Unica madre non fecondata da uomo.

Se quanto detto finora ti ha un pochino schiarito le idee, possiamo anche “Ragionare sulle Scritture”, con mente libera, sul primo uomo, Adamo, e sul secondo Adamo Gesù. Come pure sulla prima donna, Eva, e sulla seconda donna, Maria.

La prima coppia umana ci ha guadagnato la morte. La seconda coppia, apparentemente mista, ci ha guadagnato la resurrezione. Chiarisco perché “apparentemente”. Voi Testimoni di Geova negate la divinità di Gesù, ma riconoscete che essendo disceso dal cielo, è creatura celeste. Ora, come ben sapete voi, due creature non possono essere aggiogate se non sono uguali. Una creatura celeste ed una terrestre ? Connubio impossibile! O scende l’uno, o sale l’altra.

Francesca, credimi, non l’avevo mai letto né pensato: proprio mentre scrivo comprendo la necessità dell’assunzione al cielo di Maria: per rendere omogenea la coppia che dal cielo deve vegliare sui propri figli.

Potrei “Ragionare sulle Scritture” molto a lungo, ma mi fermo qui per non annoiarti.

Se questa lettura ti farà riflettere, leggi Genesi 3: 15 . Concentrati ad identificare bene la donna, prima che il tuo cervello si saturi di convinzioni che non hanno niente a che vedere con la verace Parola di Dio. Ti vedo come fossi mia figlia, e ti voglio risparmiare il buio, non solo spirituale, nel quale rischi di cacciarti. Ciao.

Chi sono? Quel “vecchietto” che hai incrociato nelle scale a Castell’Umberto, qualche giorno dopo Natale. Il mio nome è:

Antonio Dovico

Capo d’Orlando 30/12/08

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