Jannuzzo e il grande affetto del pubblico torinese


La foto di Jannuzzo —

Salvino Cavallaro – Un sabato pomeriggio di autunno inoltrato, dove i colori e il tiepido sole invoglierebbero a stare all’aria aperta per apprezzare l’antica bellezza di una Torino sempre orgogliosa della sua storia. Ma l’appuntamento con la prosa, l’approfondimento e la cultura, è ancor più forte di qualsiasi altra tentazione. E così la platea del teatro Gioiello di Torino si è gremita di persone. Un pubblico attento, preparato culturalmente, impegnato sul sapere del grande drammaturgo siciliano Luigi Pirandello e sulla sua opera forse più conosciuta: “Il Berretto a Sonagli”. Ciampa è uomo tradito che deve mantenere l’onorabilità sua e della sua famiglia, anche a costo di dovere uccidere la moglie. Storie di vita e di ipocrisia sociale che si rinnovano come fatti di un contesto culturale siciliano di un secolo fa, in cui si conosce la vergogna di portare le corna nascondendole a tutti. Magistrale l’interpretazione di Gianfranco Jannuzzo nel ruolo di Ciampa, che nella prima parte appare servile e impeccabile nel suo lavoro che dedica alla famiglia, mentre nella seconda parte c’è una netta metamorfosi di questo personaggio capace di suddividersi in manifestazioni grottesche e drammatiche. Il tradimento, l’onore e il paradosso dell’esistenza, ben si evidenziano dall’ottima recitazione degli attori in scena, capaci di fare da supporto perfetto a un dramma che si staglia tra momenti di umorismo che si contrappongono a lunghi momenti di riflessione. Sul palco come nella vita di tutti i giorni, in cui spesso il male di un tradimento subito si trasforma in vergogna sociale. Ma al di là di quello che rappresenta la straordinarietà di questo dramma di Pirandello che come tutta la letteratura classica va oltre il trascorrere del tempo, ciò che piace di questo spettacolo culturale è la capacità di una regia perfetta, la quale è l’emblema di un grande e minuzioso lavoro che enfatizza la professionalità degli attori in un testo volutamente snellito, reso brillante e al contempo profondo nel suo vero significato letterario. E‘ la bravura professionale del regista Francesco Bellomo, il quale ha intuito con perfetta arguzia la necessità di imbastire uno spettacolo brillante, ma intriso di quel significato originario pirandelliano che è significativo della bellezza letteraria di un testo di grande profondità di pensiero. E’ un po’ come sorridere e incupirsi per il dolore di un tradimento che lede la dignità dell’uomo. Grandi temi esistenziali che si sviluppano in modo fluido, mai pesanti e farraginosi per la bravura di artisti che desideriamo elencare perché trascinanti di applausi a scena aperta: Emanuela Muni, Franco Mirabella, Carmen Di Marzo, Alessandra Ferrara, Veronica Rega, Gaetano Aronica e Anna Malvica. Ma soprattutto lui, il Ciampa di Pirandello così curato nei particolari da Gianfranco Jannuzzo, orgoglio culturale dell’arte italiana di recitazione. Un siciliano che ogni regione d’Italia lo sente come fosse suo, come se appartenesse alla propria storia, alla propria cultura, alle proprie radici, talmente questo attore è capace di rivedersi in ogni angolo del nostro stivale. Jannuzzo è un attore eclettico, completo, la cui esperienza teatrale non lo mette più a rischio di nulla. Si tratti di personaggi drammatici o brillanti, egli è garanzia di grande professionalità, ma soprattutto di quell’umanità che si manifesta sempre nell’incontro con la sua gente dopo ogni spettacolo. E’ questione di stile, di rispetto, di ringraziamento verso chi lo ammira ormai da sempre.

 

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