Antonio Dovico – In un’Italia in stato comatoso in tutti i settori vitali attinenti all’esistenza, qualche giorno fa è insorto un gravissimo pericolo che insidia la Democrazia. In quel paesone di pescatori che si chiama Chioggia, si sono manifestati pericolosi rigurgiti di fascismo. Sono comparsi simboli e scritte che inneggiano al Duce. Massimo allarme da parte degli antifascisti, difensori della Democrazia. La Boldrini, poverina, ha perduto il sonno, e grida: “Delenda Carthago!” L’autorizza a ciò la legge che vieta rigorosamente l’apologia del fascismo. La legge è legge e va rispettata! Ma che cosa fu il fascismo? Evitiamo excursus storici che fanno perdere tempo. Il fascismo può essere paragonato ad una escrescenza della pelle dovuta ad una disfunzione dell’organismo. Poco meno di un secolo addietro, la situazione politica italiana era paralizzata,
con riverbero sulla vita della Nazione. Gli scioperi non consentivano ai treni, tanto per dirne una, di viaggiare regolarmente, e non c’erano segni che si sbloccasse. La paralisi era provocata principalmente dal Partito Socialista Italiano, nel quale militava Benito Mussolini. Fu fatale che il figlio del fabbro abbandonasse il Partito, per fondarne uno proprio. Del seguito ne parla la storia, anche se con abbondante faziosità e ostilità. Non è ancora arrivato, ma non mancherà di arrivare il giorno della verità.
Ebbene, l’attuale situazione politica italiana riproduce in pieno quella di un secolo fa, ma con molte aggravanti. Allora i partiti nascevano tenendo presente la disciplina che li regolava, e la finalità di gestire al meglio la cosa pubblica, onde il vantaggio che ne derivava, si irrorasse per l’intera collettività nazionale. I parlamentari dovevano corrispondere a principi di onestà, di rigore morale,di competenza e tutti gli altri requisiti indispensabili per governare. Gli aderenti erano tenuti insieme da un ideale comune, e seppure in qualcuno emergevano istinti egoistici, il pudore impediva che li manifestassero. Cioè, tutto il contrario di quanto avviene oggi, nel modo più spudorato possibile. L’Italia ha perduto lo smalto sin dall’inizio del nuovo millennio. Il lavoro scarseggia in modo pauroso, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e in aumento. Le casse degli Enti pubblici sempre più vuote, quando non indebitate. Pauroso il debito pubblico dello Stato, che produce interessi allarmanti. In mezzo a tante urgenze, la preoccupazione del “ comune cittadino” Matteo Renzi, è quella di battere i pugni sul tavolo dell ‘Unione europea per
mandare in soffitta l’austerity (parola in prestito dall’inglese, poveri noi!) onde consentire un maggior respiro all’economia italiana. Secondo lui se l’economia cresce si può ridurre o eliminare il debito. FOLLIA maiuscola. Se non follia, incoscienza e incompetenza totali di fronte ad un problema che comprendono i bambini di una famiglia normale. La terza ipotesi è peggiore delle prime. Possibile che teorizzi un’assurdità per guadagnare suffragi dagli ingenui . Confida troppo nell’ingenuità dei votanti e … chissà! Non tutti sanno che il disastro attuale italiano è causa certa della sfrenatezza (il contrario dell’austerità) che ha caratterizzato l’economia dagli anni settanta ad oggi.
Offro una metafora facile per tutti. Che opinione si può avere di un pompiere che invece di acqua per spegnere un incendio, propone di usare benzina? Roba da matti, non è vero? Non è possibili che i “goliardi” di Chioggia, alla luce dei pericoli che corre la democrazia, ostaggio di questi dilettanti allo sbaraglio, sognino a occhi aperti una dittatura che faccia pulizia di questi pericolosi avventurieri della politica?
Antonio Dovico
13 luglio 2017