ARGOMENTO FOLLE. SCONSIGLIATO AI NON CREDENTI. Ma anche agli irragionevoli


Antonio Dovico – Oggi nel mondo ci siamo oltre 7 miliardi e mezzo di abitanti, e la tendenza è a salire.
 
Gli illuminati  governanti delle nazioni, per fronteggiare la situazione precaria, promettono di programmare la crescita dell’economia futura. Naturalmente un’economia che consenta lavoro e benessere per tutti. L’idea è ragionevole? E’ realizzabile?
 
Se ad aspirare alla crescita sono nazioni dal benessere complessivo a basso livello, allora è legittima l’aspirazione, e anche possibile. Il vuoto da riempire c’è
 
Ma che dire della nazioni ad alto tasso di sviluppo, in tutti i settori, sia domestici che extra domestici, saturi di beni di consumo? In questo caso, mancando la necessità di un altro divano – per fare un esempio– se si ha denaro in surplus, e lo si spende generosamente per alimentare il lavoro, allora pazienza, buttiamo fuori il divano passato di moda, e compriamone un altro, così rianimiamo l’economia.  Ancora pazienza se l’operazione va sotto la denominazione “spreco”, pratica nemica dell’economia stessa. Infatti, se diamo un’occhiata al vocabolario troviamo: “ECONOMIA. L’impiego razionale del denaro e di qualsiasi altro mezzo, diretto a ottenere il massimo vantaggio col minimo sacrificio; quindi, cauta e oculata e anche parsimoniosa amministrazione, risparmio.” 
 
 Per me, individuo antiquato e refrattario alle sgangherate teorie economiche della modernità, a favore della desiderata crescita, non soltanto non ci sono le condizioni (si pensi al mostruoso debito pubblico, questo si a crescita agevolata!) ma non c’è neppure la convenienza’. A che serve rottamare la macchina in perfette condizioni, per comprarne una  nuova? Corrisponde con i concetti enunciati dal vocabolario? Perché sprecare denaro, che, se ci fosse, potrebbe essere indispensabile per eventuali future necessità, magari vitali? Se siamo toccati dalle necessità dei bisognosi, non possiamo soccorrere quelli a noi vicini, direttamente senza passaggi intermedi dispersivi, oltre che ambigui?
 
Sia ad illustri uomini di cultura, che a persone della plebe, è dato di osservare che in natura la crescita non è illimitata. Tra gli uomini c’è il nano, e c’è il gigante che supera tutti. Lo stesso dicasi per gli animali e per le piante. Ma ad un certo punto non si cresce più. 
 
Nella favola “La rana e il bue”, Fedro ci presenta una rana affascinata dalla mole del bue,  e si gonfia tanto per assomigliargli,finché  scoppia.
 

Ora, se alla base della volontà di crescita, c’è l’interesse di creare condizioni di vita migliori,  per eliminare la povertà (madornale illusione!) gridiamo: viva questi santi uomini di buona volontà! Ma, ammesso che si eliminasse la povertà, staremmo bene tutti, oppure al contrario, meno bene? Io dico che staremmo tutti peggio, e non è difficile spiegare perché. 

 
Eliminare la povertà comporterebbe l’estinzione della razza umana. Ragionamento folle? Se mancassero argomenti per sostenerlo, si! Ma ci sono e sono forti! La povertà è il propellente che fa marciare l’umanità, se venisse a mancare, non ci sarebbe più storia. Venti secoli fa, scese a visitare la terra un uomo chiamato Gesù. Fu il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Mobilitò le folle e le sbalordì con la sua dottrina. Infatti, abrogò la legge del taglione insieme a tante altre, troppo dure da sopportare. Diede la vista ai ciechi, risuscitò i morti e moltiplicò pani e pesci. Alla fine, morì sulla croce. Storia lunga da raccontare; mi limito a riferire solo il suo pensiero sulla povertà, attingendo al Vangelo di 
Marco, capitolo 14, 7 – Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato?  Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un’opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.
 
 I poveri li abbiamo sempre! E meno male, se non ci fossero loro, chi zapperebbe la terra, chi farebbe lavori rischiosi, chi seppellirebbe i morti, chi farebbe i lavori “che gli italiani non fanno”, tanto per usare uno slogan molto alla moda? I poveri stanno scomodi nella loro condizione, e se sono volenterosi, escogitano idee di ogni sorta per uscirne, e ci riescono più spesso di quanto si pensi. Ed ecco che la povertà è parte dinamica della struttura sociale umana. Povertà e ricchezza possono alternarsi, sia a livello individuale che familiare, e per me, che potrei definirmi povero, è cosa giusta e accettabile. Questo significa nobiltà, pur nella povertà. Di questo vado superbo.
 

Antonio Dovico

07/11/ 2018

Post scriptum – Ascoltando le notizie di stamani, appare all’orizzonte non la crescita sperata, ma una decrescita disperata. Quanto meglio sarebbe stato programmare una decrescita felice!(8-11)

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